Lo spazio tattico: perché Pokrovsk conta
Pokrovsk è diventata il fulcro operativo del fronte orientale. È un nodo logistico, un punto di congiunzione tra le direttrici che alimentano le linee ucraine da ovest e quelle russe da est. Chi la controlla domina il flusso dei rifornimenti e delle riserve. Per questo Mosca ha concentrato su di essa artiglieria, droni kamikaze e ondate di fanteria, puntando a un accerchiamento progressivo. La città, ormai ridotta in macerie, è diventata una trappola di cemento e polvere.
La manovra d’inserimento delle forze speciali
L’ordine arrivato dal comando di Syrskyi ha portato le Forze per le Operazioni Speciali a entrare direttamente nella città, nel tentativo di interrompere l’avanzata russa e riaprire i corridoi logistici. L’inserimento è avvenuto tramite voli elicotterici a bassa quota, di notte, su zone periferiche controllate solo parzialmente. Un’operazione rischiosa, che ha richiesto coordinamento tra aviazione e reparti di terra. Gli uomini, caricati di equipaggiamento leggero, hanno agito in piccoli gruppi, pronti a colpire postazioni d’artiglieria e centri di comando nemici.
Le difficoltà operative e la logistica al collasso
La situazione sul campo è estremamente critica. I convogli ucraini subiscono continui bombardamenti lungo le arterie di rifornimento, mentre la mancanza di carburante e munizioni limita le possibilità di contrattacco. I droni russi presidiano i cieli giorno e notte, rendendo quasi impossibile ogni movimento non coperto. Gli elicotteri che riforniscono la guarnigione operano a rischio massimo, con tassi di perdita elevati. Ciò che resta dell’esercito regolare si aggrappa alle rovine come a un’ultima linea di difesa, in una guerra che ormai si gioca sulla sopravvivenza.
La dinamica del combattimento urbano
Pokrovsk è diventata un labirinto di macerie, dove le distanze si misurano in metri e il nemico è dietro ogni muro. Le unità russe avanzano con tattiche di saturazione: artiglieria pesante seguita da ondate di fanteria e mezzi blindati leggeri. Gli ucraini rispondono con imboscate, mine artigianali e cecchini posizionati nelle rovine. Il vantaggio russo in mezzi è evidente, ma Kiev conta sull’agilità dei suoi uomini e sulla conoscenza del terreno. Tuttavia, ogni scontro consuma munizioni, uomini e morale: tre risorse che si stanno rapidamente esaurendo.
Il morale dei soldati e la realtà della guerra
I racconti che filtrano da Pokrovsk descrivono un fronte esausto. Soldati che dormono nei sotterranei, che combattono con equipaggiamento rattoppato, che mangiano razioni fredde perché mancano i generatori. I feriti vengono evacuati a piedi o su pick-up, quando possibile. Eppure, nonostante il logoramento, la parola “ritirata” non esiste nei comandi ufficiali. Kiev presenta l’operazione come un atto di coraggio, ma la verità è che Pokrovsk è una trincea disperata, una battaglia che si combatte più per dignità che per strategia.
Il rischio strategico per Kiev
Se la città dovesse cadere, la Russia consoliderebbe il controllo sul corridoio centrale del Donetsk, aprendo la via verso Kostiantynivka e Sloviansk. Per Kiev, significherebbe la perdita di un punto d’appoggio cruciale e una ferita irreparabile sul fronte orientale. Per Mosca, sarebbe invece un colpo simbolico di enorme valore, la prova che la pressione logorante ha prodotto i suoi frutti.
La misura del rischio
Pokrovsk rappresenta oggi la fotografia più onesta della guerra: una sfida di logistica e resistenza più che di manovra. Le forze speciali ucraine combattono metro dopo metro in una città distrutta, mentre l’esercito russo, più numeroso e meglio rifornito, continua a stringere la tenaglia. Il risultato, più che in un annuncio, si misurerà nel tempo e nel sangue.
Fonti
- Reuters — Ukraine lands special forces in embattled Pokrovsk
- Institute for the Study of War — Russian Offensive Campaign Assessment, Nov 1, 2025
- Al Jazeera — Ukraine sends special forces to eastern city Pokrovsk
- AP News — Fighting intensifies around Pokrovsk
- Kyiv Independent — Special forces raid in Pokrovsk