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Vertice Russia-Africa a San Pietroburgo: Putin rafforza i legami con il continente africano

26 Lug 2023 - Geopolitica

Vertice Russia-Africa a San Pietroburgo: Putin rafforza i legami con il continente africano

Il 27 e 28 luglio, San Pietroburgo farà da cornice al Secondo Vertice del Forum Economico e Umanitario Russia-Africa. Con l’aspettativa di accogliere circa quaranta delegazioni africane, il vertice prosegue l’opera del primo incontro, celebrato il 23-24 ottobre 2019 a Sochi sotto l’ombrello di “Pace, sicurezza e sviluppo”.

La scaletta degli eventi è densa, con l’accento posto su questioni nucleari, ambientali, di sviluppo, di empowerment femminile e il seducente tema “Nuovo ordine mondiale: dall’eredità del colonialismo alla sovranità”. Maria Lvova-Belova, la Commissaria per i diritti dell’infanzia, accusata con Putin di trasferimento forzato di minori ucraini dalla Corte Penale Internazionale, presenterà il dibattito sulla protezione dell’infanzia, nel contesto di “Promozione dei valori tradizionali sotto la pressione del liberalismo aggressivo”.

L’ambizione esplicita nei documenti ufficiali russi è di costruire “un nuovo partenariato reciprocamente vantaggioso per affrontare le sfide del XXI secolo”, e di “rafforzare una cooperazione globale e paritaria tra la Russia e i paesi africani in tutte le sue dimensioni: politica, sicurezza, economia, sfera scientifica, tecnica, culturale e umanitaria”. Recentemente, il portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov ha affermato che “la Russia è pronta a inviare gratis grano ai Paesi africani bisognosi anche senza il Black Sea Grain Initiative”, con un riferimento diretto ai temi che saranno discussi a San Pietroburgo.

Questo quadro di grandiosa proiezione della Russia come fulcro di un nuovo ordine mondiale necessita un’analisi attenta, in particolare rispetto alle misteriose strategie di Putin, che partono dal ritiro dell'”accordo sul grano”, noto come Black Sea Grain Initiative.

La scacchiera della geopolitica del grano è intricata. Dall’implementazione dell’accordo sul grano, le esportazioni hanno raggiunto le 39,2 milioni di tonnellate. Tuttavia, l’Africa appare solo marginalmente come destinazione di queste forniture, con l’Asia e l’Europa tra i principali consumatori. Eppure, l’accordo ha avuto un impatto globale, stabilizzando i prezzi dei cereali sui mercati internazionali e limitando l’incremento dei costi assicurativi e di trasporto.

La realtà, però, nasconde una questione ancora più profonda: l’abbondanza di cereali prodotti in Russia, così come segnalato da diverse fonti, incluse l’agenzia di stampa russa TASS e l’amministrazione USA. Un’eccedenza che ha portato a problemi logistici e che ha contribuito a una pressione inflazionistica interna.

L’intenzione di Putin e del suo entourage è chiara: ostacolando l’Ucraina, la Russia spera di esportare i suoi surplus di cereali, altrimenti destinati a deperire. Questo movimento si allinea con l’ambizione di rafforzare la sua presenza nel “Sud globale” e di consolidare il suo controllo sull’Africa, fino ad ora garantito dal gruppo Wagner, ora in fase di ribellione.

Nel contesto di queste mire, le dichiarazioni russe riguardanti l’effetto delle sanzioni sulle esportazioni alimentari devono essere interpretate con cautela. Anche se il regime delle sanzioni occidentali non ha direttamente interessato tali esportazioni, stava emergendo una soluzione tecnica che avrebbe facilitato le esportazioni russe.

L’uscita della Russia dall’accordo potrebbe indebolire ulteriormente la sua posizione nel Mar Nero e potrebbe portare a una frammentazione del “Sud globale”. Questo, a sua volta, potrebbe stimolare una revisione delle relazioni economiche tra Russia, Ucraina, Europa e il mondo occidentale.

È fondamentale ricordare che l’uso del cibo come arma di guerra, pratica apparentemente perseguita dalla Russia, è considerato un crimine di guerra dal diritto internazionale. Se la Russia dovesse persistere in questa direzione, sarebbe importante sollevare la questione all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

In questo contesto, l’Unione Europea e le Nazioni Unite dovrebbero lavorare congiuntamente per costruire un consenso su questo problema e trovare una soluzione duratura. Il futuro della pace e della sicurezza in Ucraina, e forse in tutta l’Europa, potrebbe dipendere da questo.

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