Scontro sul fine vita: il governo impugna la legge della Toscana
10 Mag 2025 - Italia
Il Consiglio dei ministri contesta la norma approvata a Firenze: "Viola le competenze statali". Giani promette battaglia: "Difenderemo una legge giusta e costituzionale". Donzelli e Gasparri: "Tema troppo delicato per le autonomie locali".

Il Governo dice no alla legge toscana sul suicidio assistito
Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per gli Affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli, ha deliberato l’impugnazione della legge n. 16 del 14 marzo 2025 approvata dalla Regione Toscana, che disciplina le modalità organizzative per l’attuazione delle sentenze della Corte costituzionale 242/2019 e 135/2024 in materia di suicidio medicalmente assistito. Il provvedimento viene ritenuto dallo Stato del tutto fuori dalle competenze regionali, in quanto “incide sull’ordinamento civile e penale” e “le norme sui diritti civili e sociali spettano alla legislazione statale”, come recita l’articolo 117 della Costituzione.
La Toscana prima Regione a legiferare sul fine vita
Il testo era stato approvato a febbraio con i voti favorevoli di Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Italia Viva e gruppo misto, rendendo la Toscana la prima Regione italiana a dotarsi di una legge sul fine vita. La proposta, di iniziativa popolare e sostenuta da oltre 10.000 firme, era stata presentata dall’associazione Luca Coscioni e portata avanti fino al voto dall’Assemblea regionale dopo il passaggio in Commissione Sanità.
Giani: “Un atto di responsabilità istituzionale”
Dura la reazione del presidente della Regione, Eugenio Giani: “Esprimo profonda delusione per la decisione del governo. La nostra è una legge che nasce da un vuoto legislativo e risponde a una sentenza della Corte. Non è un atto ideologico, ma di civiltà. Difenderemo con determinazione questa normativa, nel pieno rispetto dei principi costituzionali e delle persone sofferenti”.
Centrodestra compatto: “La vita non si legifera a pezzi”
A sostenere la scelta dell’esecutivo sono intervenuti esponenti di Fratelli d’Italia e Forza Italia. Giovanni Donzelli ha definito “impensabile” che ogni Regione legiferi su un tema tanto delicato: “Se in ogni territorio ci fossero norme diverse sul fine vita, si rischierebbe il caos. Questo è un compito del Parlamento, non di chi vuole piantare bandierine politiche”.
Più netto ancora Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato: “La legge toscana è incostituzionale e speculativa. Il governo ha fatto bene a bloccarla. Ancora una volta, la sinistra dimostra di voler forzare i limiti della Costituzione pur di cavalcare temi sensibili”.
Un tema sospeso tra vuoto legislativo e sentenze della Corte
La questione del suicidio medicalmente assistito rimane irrisolta a livello nazionale. La Corte costituzionale, già nel 2019 con la sentenza 242, ha stabilito la non punibilità in determinati casi di aiuto al suicidio, indicando però al Parlamento la necessità di una legge quadro. Tuttavia, da allora nessun governo è riuscito a colmare questo vuoto normativo, e le Regioni, come la Toscana, stanno tentando di colmare l’assenza legislativa con iniziative autonome che ora rischiano di essere annullate.
Un precedente destinato a fare giurisprudenza
Lo scontro tra Stato e Regione Toscana potrebbe costituire un banco di prova decisivo per la giurisprudenza in materia di fine vita e competenze costituzionali. Sarà ora la Corte Costituzionale a dover valutare se la legge toscana rappresenti un atto di supplenza legittima o una forzatura istituzionale.