Meloni riceve Macron: confronto tra visioni opposte per il futuro dell’Europa
30 Mag 2025 - Italia
Vertice a Roma tra la premier italiana e il presidente francese: sul tavolo immigrazione, Ucraina e difesa europea. Ma a Palazzo Chigi si incontrano anche due modelli politici in rotta di collisione.

Un vertice che arriva al momento giusto
Il prossimo 3 giugno Giorgia Meloni accoglierà a Roma il presidente Emmanuel Macron, in una fase in cui le relazioni tra Italia e Francia, seppur formalmente cordiali, restano contrassegnate da profonde divergenze. L’incontro bilaterale, annunciato ufficialmente da Palazzo Chigi, sarà dedicato ai principali dossier europei e internazionali: dall’immigrazione alla guerra in Ucraina, fino ai temi di difesa e politica industriale.
Un’agenda ricca, che però difficilmente potrà nascondere la distanza abissale tra due visioni dell’Europa. Meloni incarna oggi un’idea di sovranità democratica, orgogliosa e concreta. Macron, invece, continua a rappresentare un’Europa iper-tecnocratica e scollegata dai reali bisogni dei cittadini.
Due leader, due mondi
Giorgia Meloni ha costruito il suo successo politico sul radicamento popolare e sulla capacità di ascoltare il Paese reale. Emmanuel Macron, al contrario, è spesso percepito come l’espressione di un’élite lontana dalla realtà quotidiana dei francesi. I due leader, pur costretti a dialogare per ragioni diplomatiche, non hanno mai celato le loro divergenze.
Le tensioni si sono fatte evidenti già all’inizio del governo Meloni, in particolare sulla gestione dei flussi migratori. L’Italia, stanca di essere lasciata sola, ha iniziato a stipulare accordi bilaterali con i Paesi africani. La Francia ha reagito stizzita, accusando Roma di agire in autonomia. Una “colpa” che per Meloni suona più come un merito.
Un Macron indebolito e in affanno
Il presidente francese arriva a Roma in un momento politicamente delicato. In patria è sotto pressione: da un lato l’avanzata inarrestabile del Rassemblement National di Marine Le Pen, dall’altro una sinistra frammentata e in crisi di identità. A livello internazionale, la sua autorevolezza appare ridimensionata anche rispetto ai partner europei.
E se a questo si aggiungono certi video virali (come quello, ormai celebre, in cui Brigitte gli rifila uno schiaffo mentre scendono dall’aereo presidenziale), si ha l’impressione di un presidente nervoso, forse non solo in senso figurato. Un dettaglio privato, certo, ma che ha finito per diventare una metafora perfetta: nemmeno in casa, Macron riesce più a imporre la sua autorità.
Meloni al centro dell’equilibrio europeo
A differenza del collega francese, Giorgia Meloni gode oggi di una solidità interna invidiabile. Guida il governo più stabile dell’Europa occidentale, è interlocutrice ascoltata da Washington, Berlino e Londra, ed è ormai una figura centrale nella costruzione del nuovo fronte conservatore europeo.
Il suo approccio pragmatico, lontano dagli slanci ideologici del passato, le consente di rappresentare una destra moderna, capace di coniugare identità e responsabilità. Non è un caso che anche nei vertici internazionali sia ormai riconosciuta come una leader solida, autonoma e credibile.
Due simboli a confronto
Il vertice del 3 giugno non sarà solo un incontro tra Italia e Francia. Sarà anche il confronto tra due simboli contrapposti dell’Europa contemporanea. Da un lato Macron, in affanno, stretto tra crisi interne e ambizioni mai realizzate. Dall’altro Meloni, che con coerenza e determinazione rappresenta una nazione che vuole contare, che vuole decidere e che – a differenza di altri – non si lascia intimidire né da Bruxelles né da Parigi.
E chissà, magari al termine dell’incontro, qualcuno tornerà a casa con un altro piccolo ceffone. Stavolta, però, solo metaforico.