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Ius soli nel mirino, la Corte dà via libera a Trump

28 Giu 2025 - USA

La Corte Suprema limita i poteri dei giudici federali: non potranno più sospendere a livello nazionale i decreti del Presidente. La misura non abolisce lo ius soli, ma apre la strada a una revisione costituzionale.

Ius soli nel mirino, la Corte dà via libera a Trump

La Corte Suprema degli Stati Uniti, con una sentenza emessa il 27 giugno 2025, ha sancito che i tribunali federali di primo grado non possono più emettere ingiunzioni con validità nazionale contro gli atti del Presidente. Non si tratta quindi, almeno per ora, di una sentenza che abolisce lo ius soli. Ma si tratta di una svolta di portata storica sul piano procedurale: da oggi, sarà molto più difficile bloccare efficacemente un decreto presidenziale su tutto il territorio americano.
Il caso riguarda il decreto esecutivo 14160 voluto da Donald Trump, che mira a revocare la cittadinanza automatica ai figli di stranieri nati negli Stati Uniti, se i genitori non sono cittadini americani né residenti permanenti. Finora diversi giudici distrettuali avevano sospeso l’efficacia di questo ordine a livello nazionale, rendendolo inapplicabile in attesa del giudizio di merito.

Con questa nuova pronuncia, però, la Corte Suprema afferma che questo tipo di ingiunzioni “universali” non sono previste dall’ordinamento statunitense: un giudice può tutelare solo i diritti di chi ha fatto effettivamente ricorso, non di tutta la popolazione.

Come funziona l’ordinamento giudiziario americano

Negli Stati Uniti, la giustizia federale è organizzata in tre livelli: 1. Tribunali distrettuali (District Courts), che sono i tribunali di primo grado 2. Corti d’appello (Circuit Courts), che decidono sui ricorsi 3. Corte Suprema (Supreme Court), che interviene in casi di rilevanza costituzionale o per dirimere conflitti tra gli Stati
Ogni giudice ha una competenza limitata e non può esprimersi su tutto il territorio nazionale, a meno che la legge non lo consenta esplicitamente. Le “nationwide injunctions”, spesso usate durante l’epoca Trump per fermare le sue politiche sull’immigrazione, non trovano fondamento esplicito nei testi normativi, ed è proprio su questo punto che si è espressa ora la Corte.

Il ruolo decisivo dei giudici nella politica americana

Negli USA, la figura del giudice federale – anche di primo grado – ha un potere enorme, soprattutto quando si tratta di valutare la costituzionalità di un atto del governo. Questo perché non esiste una Corte costituzionale separata come in Italia: ogni giudice, anche il più “basso in grado”, può dichiarare incostituzionale una legge o un decreto presidenziale e sospenderlo.
Di conseguenza, le ingiunzioni dei tribunali distrettuali – che finora potevano bloccare intere politiche federali – erano diventate un vero e proprio strumento politico di contrasto tra giudici nominati da presidenti repubblicani o democratici.

La sentenza del 27 giugno, scritta dalla giudice Amy Coney Barrett, pone fine a questo uso “espansivo” della funzione giudiziaria, rafforzando l’autorità dell’Esecutivo e indebolendo i controlli giudiziari preventivi.

Lo ius soli non è ancora abolito, ma il terreno giuridico cambia

L’effetto immediato della sentenza è che il decreto Trump 14160 potrà iniziare ad essere applicato in alcune zone del Paese, almeno contro chi non ha ancora fatto ricorso. Per esempio, in Texas, alcune contee hanno già annunciato l’avvio dell’attuazione parziale. Allo stesso tempo, la Corte non ha detto se il decreto sia legittimo oppure no, e ha rimandato questa decisione ai tribunali inferiori.
Dunque, la battaglia legale vera e propria sullo ius soli è solo rimandata: probabilmente, nei prossimi mesi, tornerà all’attenzione della Corte Suprema con un nuovo caso, questa volta centrato sulla costituzionalità del decreto e sul significato autentico del XIV Emendamento.

Perché questa sentenza è cruciale

Questa decisione rappresenta una svolta epocale nell’equilibrio tra potere giudiziario e potere esecutivo negli Stati Uniti. Limitare le ingiunzioni nazionali significa rendere molto più difficile per le organizzazioni civili e per gli Stati opporsi alle politiche federali sgradite. In particolare, in un tema delicato come l’immigrazione, questo consente all’amministrazione Trump di aggirare parte delle resistenze giudiziarie che nel passato avevano neutralizzato molte delle sue iniziative.
Non solo: la decisione prepara il terreno a una vera e propria revisione costituzionale dello ius soli, che nei prossimi mesi potrebbe essere messo in discussione davanti alla Corte Suprema come mai prima d’ora.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Articolo scritto da:
Federica Leonardi

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