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La Corte europea dei diritti umani condanna l’Italia per aver violato i diritti di una bambina nata con la maternità surrogata

31 Ago 2023 - Europa

La Corte europea dei diritti umani condanna l’Italia per aver violato i diritti di una bambina nata con la maternità surrogata

La sentenza della Corte europea

La Corte europea dei diritti umani ha emesso una sentenza che condanna l’Italia per aver violato i diritti di una bambina nata nel 2019 in Ucraina con il ricorso alla maternità surrogata.

La bambina è stata tenuta in uno stato di incertezza giuridica e di apolidia, in quanto le autorità italiane hanno rifiutato di riconoscere il rapporto di filiazione con il padre biologico e la madre intenzionale, entrambi cittadini italiani.

La Corte ha ritenuto che l’Italia ha violato l’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che tutela il diritto al rispetto della vita privata e familiare.

La Corte ha osservato che il diritto interno deve prevedere la possibilità di riconoscimento del rapporto giuridico tra un bambino nato attraverso un accordo di maternità surrogata all’estero e il padre intenzionale, qualora questi sia il padre biologico.

La Corte ha anche sottolineato che i tribunali italiani non sono stati in grado di prendere una rapida decisione per tutelare l’interesse della bambina ad avere un rapporto giuridico con il padre biologico.

Le reazioni

La Corte ha quindi condannato l’Italia a versare alla bambina 15mila euro per danni morali e 9.536 euro per le spese legali sostenute dai genitori. La sentenza è stata accolta con soddisfazione dagli avvocati dei ricorrenti, che hanno definito la decisione “storica” e “un passo avanti per i diritti dei bambini nati con la maternità surrogata”.

Al contrario, la sentenza ha suscitato critiche da parte di alcuni esponenti politici e religiosi, che hanno ribadito la loro contrarietà alla pratica della maternità surrogata, definita “una forma di sfruttamento delle donne e di mercificazione dei bambini”.

La legislazione italiana

La maternità surrogata è una pratica proibita in Italia dal 2004, con la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita. Tuttavia, alcuni cittadini italiani si recano all’estero, in paesi dove la maternità surrogata è consentita, per realizzare il loro desiderio di genitorialità.

Questo comporta spesso problemi legali e burocratici al momento del rientro in Italia, dove i bambini nati con questa modalità non sono riconosciuti come figli dei genitori intenzionali.

Effetti della sentenza

La sentenza della Corte europea dei diritti umani potrebbe aprire uno scenario nuovo per queste situazioni, imponendo all’Italia di adeguare la sua legislazione ai principi della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e di garantire il rispetto dei diritti dei bambini nati con la maternità surrogata.

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Redazione - Il Politico

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