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Amato e De Angelis: due pesi e due misure sulla verità giudiziaria

4 Set 2023 - Approfondimenti Politici

Amato e De Angelis: due pesi e due misure sulla verità giudiziaria

La verità giudiziaria è quella che emerge dalle sentenze dei tribunali, ma non sempre coincide con la verità storica o con la verità dei fatti. Questo è il dilemma che si pone quando si parla di eventi tragici e controversi della nostra storia recente, come le stragi di Bologna e Ustica. Chi ha il diritto di mettere in discussione la verità giudiziaria? Chi ha il potere di influenzare l’opinione pubblica con le proprie opinioni? Chi rischia di essere accusato di negazionismo o revisionismo se esprime un pensiero diverso da quello ufficiale?

Queste domande sono diventate ancora più attuali dopo le dichiarazioni dell’ex presidente del consiglio Giuliano Amato, che in un’intervista esclusiva a Repubblica ha sostenuto che il Dc9 di Ustica fu abbattuto da un missile francese. Amato ha basato la sua tesi su alcune “deduzioni” personali, senza fornire prove concrete o documenti inediti. Ha anche ammesso di aver avuto dei dubbi già nel 1980, quando era ministro dell’interno, ma di non averli mai espressi pubblicamente per non creare problemi diplomatici con la Francia.

Le parole di Amato hanno suscitato reazioni contrastanti: da una parte, chi ha apprezzato il suo coraggio e la sua onestà nel rivelare una verità scomoda e nascosta; dall’altra, chi ha criticato la sua irresponsabilità e la sua inconsistenza nel mettere in dubbio una verità giudiziaria consolidata. Infatti, la sentenza della Corte di Cassazione del 2013 ha stabilito che il Dc9 fu abbattuto da una bomba nascosta sull’aereo. La stessa Francia ha smentito le accuse di Amato, affermando di aver già fornito tutte le informazioni in suo possesso sul caso Ustica.

Ma c’è un altro aspetto che emerge dal confronto tra le dichiarazioni di Amato e quelle di un altro personaggio pubblico che ha messo in discussione una verità giudiziaria: Marcello De Angelis, ex portavoce del presidente della Regione Lazio Francesco Rocca. De Angelis, infatti, ha scritto su Facebook un post in cui ha espresso dei dubbi sulla sentenza che ha condannato i Nar come responsabili della strage di Bologna del 1980. De Angelis ha sostenuto che la sentenza si basa su una prova “inconsistente” e che ci sono state delle “pressioni politiche” per arrivare a una condanna. Ha anche citato le opinioni contrarie di Francesco Cossiga e Rosario Priore, ex presidente della Repubblica e ex magistrato inquirente.

Il post di De Angelis ha scatenato una bufera di polemiche e di indignazione, soprattutto da parte della sinistra e delle associazioni delle vittime della strage. De Angelis è stato accusato di negazionismo, revisionismo, oltraggio alla memoria e alle istituzioni. Molti hanno chiesto le sue dimissioni o il suo licenziamento. Alla fine De Angelis si è dimesso per non creare ulteriori problemi alla Regione.

La differenza di trattamento tra Amato e De Angelis è evidente e ingiustificabile. Entrambi hanno messo in dubbio una verità giudiziaria, ma solo uno è stato attaccato e isolato. Perché? Forse perché Amato è un politico di lunga esperienza, che gode di prestigio e influenza nel panorama nazionale e internazionale. Forse perché Amato parla di Ustica, una strage che coinvolge potenze straniere e interessi geopolitici, mentre De Angelis parla di Bologna, una strage che riguarda il terrorismo interno e la lotta politica.

Qualunque sia la ragione, il fatto è che la verità giudiziaria non può essere considerata intoccabile e indiscutibile. La verità giudiziaria è il frutto di un processo che può essere soggetto a errori, omissioni, depistaggi, manipolazioni. La verità giudiziaria può essere contestata, criticata, revisionata, se ci sono elementi validi e verificabili per farlo. La verità giudiziaria non può essere usata come arma politica o ideologica per delegittimare o criminalizzare chi la pensa diversamente. La verità giudiziaria deve essere al servizio della verità storica e della verità dei fatti, non il contrario, e, in presenza di nuovi fatti sopravvenuti, può essere rivisto quanto sancito in precedenza. Per questo motivo è giusta l’attenzione riservata a quanto espresso da Amato. Questo aspetto critico sarebbe dovuto emergere anche con De Angelis, aprendo spazio ad un dibattito che invece non c’è stato.

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