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Allarme: Nuovi Centri per Migranti in 12 Regioni Italiane

21 Set 2023 - Italia

Allarme: Nuovi Centri per Migranti in 12 Regioni Italiane

L’accelerazione del Governo preoccupa: l’obiettivo è che i nuovi Centri di permanenza per il rimpatrio dei migranti irregolari (Cpr) diventino realtà in un batter d’occhio. Nonostante le proteste e le preoccupazioni di Regioni e comuni, sembra che l’ultima parola spetti al Viminale.

L’Italia, che attualmente conta dieci Cpr (con Torino chiuso per manutenzione), vedrà la nascita di nuovi centri in Calabria, Campania, Abruzzo, Molise, Marche, Umbria, Toscana, Emilia Romagna, Liguria, Valle d’Aosta, Veneto e Trentino Alto Adige. Queste strutture potranno ospitare tra 50 e 200 persone ciascuna.

Il Ministero dell’interno, in una mossa che ha suscitato preoccupazione, ha avviato una ricognizione per individuare aree o strutture idonee, lontane dai centri abitati e facilmente sorvegliabili. Alcune Regioni si oppongono, mentre altre sembrano più disponibili.

La rapidità con cui il governo sta agendo è motivo di allarme. I nuovi Cpr sono stati classificati come “opere destinate alla difesa e alla sicurezza nazionale”, il che significa che la decisione finale non sarà condivisa con le Regioni, ma sarà presa direttamente dal Viminale. Il ministro dell’interno, Matteo Piantedosi, ha sottolineato la determinazione del governo in questa direzione.

Il genio militare sarà responsabile dell’allestimento delle strutture, che saranno sorvegliate dalla polizia. Tuttavia, il ministro della difesa, Guido Crosetto, ha precisato che la Difesa non avrà voce in capitolo sulla collocazione dei Cpr sul territorio nazionale.

Piantedosi ha spiegato che l’obiettivo non è solo creare nuovi centri, ma anche potenziare quelli esistenti. L’intenzione è di trattenere le persone in condizione di irregolarità e accelerare le procedure per i cittadini provenienti dai “Paesi sicuri”.

Infine, la questione economica: il piano prevede un fondo di 20 milioni di euro per il 2023, con ulteriori fondi provenienti da riduzioni nel bilancio di Difesa e Interno. Questa decisione solleva ulteriori preoccupazioni sulla gestione delle risorse e sulle priorità del governo in materia di accoglienza e integrazione dei migranti.

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