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Proteste in Israele contro la riforma della giudiziaria

26 Lug 2023 - Mondo

Proteste in Israele contro la riforma della giudiziaria

La Knesset approva la modifica della “clausola di ragionevolezza”

La Knesset ha approvato una modifica della “clausola di ragionevolezza”, una norma che consente ai giudici della Corte Suprema di annullare le decisioni e le nomine delle autorità locali e nazionali.

La modifica è stata votata con il boicottaggio dell’intera opposizione, che ha denunciato un tentativo di indebolire la democrazia e lo stato di diritto.

Migliaia di persone hanno manifestato il loro dissenso in piazza, bloccando strade e aeroporti. La polizia ha disperso la folla con idranti e arresti.

Il sindacato del settore pubblico ha minacciato uno sciopero generale.

La riforma giudiziaria è solo uno degli elementi controversi dell’agenda politica del governo Netanyahu, che include anche la legge sullo stato-nazione ebraico, la legge sull’immunità parlamentare e il piano di annessione di parti della Cisgiordania.

La riforma mobilita le opposizioni

La riforma giudiziaria voluta dal governo di destra di Benyamin Netanyahu ha scatenato una forte mobilitazione popolare e una dura opposizione politica in Israele.

Il testo, approvato dalla Knesset, il parlamento israeliano, con 64 voti a favore su 120, prevede una serie di modifiche che limitano il potere della Corte Suprema, il vertice del sistema giudiziario israeliano.

Il ruolo della Corte

La Corte Suprema di Israele è un organo indipendente che ha la giurisdizione d’appello finale in Israele. La sede si trova a Gerusalemme.

La Corte ascolta principalmente i ricorsi della Corte distrettuale, ma siede anche come Alta corte di giustizia e come tale esamina i casi amministrativi non sotto la giurisdizione dei Tribunali distrettuali.

La Corte ha anche il potere di controllare e rivedere la legalità delle cosiddette leggi fondamentali, i provvedimenti che equivalgono alla costituzione del paese e ne rappresentano la “ossatura” legislativa fondamentale.

Le proposte di Netanyahu

Le proposte più controverse della riforma sono soprattutto tre, accomunate dal rischio di indebolire o svuotare del tutto il ruolo della Corte suprema, sottoponendola al controllo del potere politico sia nel suo ruolo attivo (verificare la costituzionalità delle leggi) sia nella sua stessa composizione interna.

La prima modifica consentirebbe alla Knesset di ribaltare le decisioni della Corte con una maggioranza semplice di 61 voti sui 121 seggi: uno scenario abbastanza agevole per la stessa maggioranza di destra radicale di Netanyahu, forte di 64 seggi nella Camera israeliana.

Una seconda proposta priverebbe la Corte del potere di controllare e rivedere la legalità delle leggi fondamentali, sottraendo alla magistratura il compito di garantire i diritti individuali e le relazioni tra cittadini e stato.

Una terza modifica interverrebbe sulle modalità di selezione degli stessi giudici che siedono nel tribunale supremo israeliano.

Le regole attuali prevedono che i magistrati vengano scelti da un panel indipendente, formato da figure politiche e giudici già al servizio nella Corte.

La riforma attribuirebbe un potere maggiore al governo, incrinando il principio di parità che viene sancito oggi.

Le reazioni 

Il ministro della Giustizia Yariv Levin (Likud) ha sostenuto che la modifica era necessaria per “riaggiustare gli equilibri tra i poteri dello Stato” e per “rispettare il volere degli elettori”.

Ha inoltre affermato che la “clausola di ragionevolezza” era una questione di “visione del mondo” e non giudiziaria, e che non esisteva in nessun altro paese al mondo.

L’opposizione, invece, ha denunciato la riforma come un tentativo di indebolire la democrazia e lo stato di diritto, e di proteggere Netanyahu dalle accuse di corruzione che lo riguardano.

Il leader del partito centrista Yesh Atid, Yair Lapid, ha annunciato che ricorrerà alla Corte Suprema contro la legge, definendola “impropria” e “antidemocratica”.

Anche il leader del partito Blu e Bianco, Benny Gantz, ha criticato duramente la riforma, accusando Netanyahu di colpire le “strutture portanti della democrazia”.

Le proteste

La riforma giudiziaria ha scatenato anche una forte mobilitazione popolare, con migliaia di persone scese in piazza per manifestare il loro dissenso.

A Gerusalemme, alcuni manifestanti hanno bloccato la grande autostrada Begin che attraversa la città, mentre altri hanno occupato l’aeroporto Ben Gurion.

La polizia ha fatto uso di idranti per disperdere la folla, arrestando almeno 19 persone.

Il principale sindacato del settore pubblico israeliano ha minacciato uno sciopero generale per protestare contro la riforma.

Le altre proposte controverse 

La riforma giudiziaria è solo uno degli elementi controversi dell’agenda politica del governo Netanyahu, che include anche la legge sullo stato-nazione ebraico, la legge sull’immunità parlamentare e il piano di annessione di parti della Cisgiordania.

Tutte queste misure sono state fortemente contestate dall’opposizione interna e dalla comunità internazionale, che le considerano una minaccia per i diritti umani, la pace e la sicurezza nella regione.

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