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Nuove violente proteste a Tel Aviv in risposta alle dimissioni del capo della polizia

6 Lug 2023 - Mondo

Nuove violente proteste a Tel Aviv in risposta alle dimissioni del capo della polizia

Tel Aviv è di nuovo al centro di imponenti proteste, che hanno preso vigore dopo le dimissioni del capo della polizia della città, Ami Eshed. Questa decisione ha scatenato una serie di eventi che hanno alimentato ulteriormente l’indignazione dei manifestanti e ha portato a confronti violenti con le forze dell’ordine.

Le dimissioni di Eshed sono state il risultato di un’accesa disputa con il ministro della Sicurezza, Itamar Ben-Gvir, che lo ha accusato di essere stato troppo morbido nel gestire le proteste che si sono susseguite per mesi contro il progetto di riforma della giustizia promosso dal governo. La reazione di Eshed alle accuse di Ben-Gvir è stata sorprendente: ha dichiarato di aver scelto di evitare un’escalation di violenza e di pagare “un prezzo terribile” per evitare una guerra civile. Ha ammesso che avrebbe potuto utilizzare la forza in modo sproporzionato, ma ha preferito evitare di spaccare teste e rompere ossa, preservando così il rapporto di fiducia tra la polizia e i cittadini.

Le parole di Eshed hanno scatenato una spontanea protesta antigovernativa, con centinaia di israeliani che sono scesi in strada a Tel Aviv. I manifestanti hanno bloccato le principali strade della città, acceso falò e si sono scontrati con la polizia. Gli scontri sono stati intensi e la polizia ha dovuto utilizzare gli idranti per disperdere la folla che si era radunata lungo l’Ayalon Highway, un’importante autostrada intraurbana.

Itamar Ben-Gvir, noto per la sua retorica incendiaria, ha liquidato le dimissioni di Eshed come un atto di opportunismo politico, affermando che l’ex capo della polizia era in realtà un esponente politico mascherato. Ha previsto una carriera politica di successo per Eshed come candidato di un partito di sinistra alle prossime elezioni.

Al centro delle proteste si trova la riforma giudiziaria promossa dal governo, che mira a conferire maggiori poteri all’esecutivo a scapito dell’indipendenza della magistratura. I critici della riforma sostengono che questa minaccerà la democrazia, ridurrà i diritti individuali e avrà gravi conseguenze economiche per il Paese.

Nella stessa giornata delle proteste, i sostenitori della riforma hanno ottenuto un altro successo: la Knesset, il Parlamento israeliano, ha approvato in prima lettura una proposta di legge per smantellare l’Ordine degli Avvocati e creare un nuovo consiglio di avvocati composto da legali e procuratori nominati dal ministro della Giustizia. Questo ulteriore passo ha ulteriormente alimentato la rabbia dei manifestanti e ha contribuito a intensificare le proteste.

Lunedì, migliaia di persone hanno bloccato gli accessi all’aeroporto internazionale di Tel Aviv, il principale del Paese, come atto di protesta contro la riforma giudiziaria. La situazione si è fatta sempre più tesa, con il capo della polizia israeliana, Kobi Shabtai, che ha avvertito che non avrebbe tollerato danni ai simboli dello Stato o alle sue infrastrutture, promettendo una “tolleranza zero”.

Le proteste in corso a Tel Aviv riflettono la profonda divisione all’interno della società israeliana riguardo alla riforma giudiziaria e alle politiche del governo. Molti cittadini ritengono che questa riforma minacci i principi democratici e l’indipendenza della magistratura, mettendo a rischio lo Stato di diritto.

La tensione tra i manifestanti e le forze dell’ordine è aumentata in modo significativo, e gli scontri violenti hanno caratterizzato le ultime proteste. La situazione richiede una soluzione pacifica e un dialogo aperto tra il governo e i cittadini per affrontare le preoccupazioni legate alla riforma giudiziaria e per trovare un terreno comune che tuteli sia i diritti individuali che l’integrità delle istituzioni.

È necessario che il governo israeliano prenda in considerazione le preoccupazioni dei manifestanti e promuova un dibattito costruttivo sulla riforma giudiziaria, coinvolgendo i vari attori della società civile e dell’Ordine degli Avvocati per garantire un processo decisionale trasparente e inclusivo.

La situazione attuale richiede un’attenzione immediata per prevenire ulteriori conflitti e favorire una soluzione pacifica che rispetti i valori democratici e il benessere della società israeliana nel suo complesso. Soltanto attraverso un dialogo aperto e inclusivo sarà possibile superare le divisioni e trovare un terreno comune che consenta di affrontare le sfide in modo costruttivo e rispettoso dei principi democratici fondamentali.

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