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L’Italia verso l’addio alla Via della Seta: una scelta difficile tra Cina e Usa

24 Lug 2023 - Approfondimenti Politici

L’Italia verso l’addio alla Via della Seta: una scelta difficile tra Cina e Usa

L’Italia è di fronte a una scelta cruciale per il suo futuro: rinnovare o meno l’accordo con la Cina sulla Via della Seta, il progetto di cooperazione economica e infrastrutturale lanciato da Pechino nel 2013.

L’Italia è l’unico paese del G7 ad aver aderito all’iniziativa nel 2019, sotto il governo Conte, suscitando le critiche degli Stati Uniti e dei suoi alleati europei.

Ora, il governo Meloni deve decidere entro novembre se confermare o rescindere il memorandum d’intesa, in un contesto di crescenti tensioni tra le due superpotenze e di sfide globali come la pandemia, il cambiamento climatico e la sicurezza.

Quali sono i pro e i contro di questa decisione? Quali sono gli interessi in gioco? Quali sono le possibili conseguenze per l’Italia e per il suo ruolo nel mondo? Cerchiamo di fare il punto della situazione.

I vantaggi della Via della Seta

L’accordo con la Cina sulla Via della Seta ha portato all’Italia alcuni benefici economici, soprattutto nel settore delle esportazioni. Secondo i dati dell’Istat, nel 2022 l’Italia ha esportato verso la Cina beni per un valore di oltre 57 miliardi di euro, registrando un aumento del 18% rispetto al 2021 e del 36% rispetto al 2018.

Il saldo commerciale è rimasto positivo per l’Italia, con un surplus di 12 miliardi di euro. Tra i settori più dinamici ci sono quelli farmaceutico, meccanico, agroalimentare e della moda.

L’accordo ha anche favorito la partecipazione di imprese italiane a progetti infrastrutturali in Cina e in altri paesi coinvolti nella Via della Seta, come il Pakistan, il Kazakistan e l’Egitto.

Tra questi spiccano la costruzione del ponte sul fiume Padma in Bangladesh, la realizzazione della metropolitana di Doha in Qatar e la fornitura di treni ad alta velocità per la linea Ankara-Istanbul in Turchia.

Inoltre, l’accordo ha rafforzato il dialogo politico tra Roma e Pechino, con frequenti incontri al più alto livello e una convergenza su alcuni temi multilaterali, come la lotta al cambiamento climatico, la cooperazione sanitaria e lo sviluppo sostenibile.

I rischi della Via della Seta

Tuttavia, l’accordo con la Cina sulla Via della Seta comporta anche dei rischi significativi per l’Italia, sia dal punto di vista geopolitico che da quello economico.

Dal punto di vista geopolitico, l’accordo ha messo in difficoltà l’Italia nei confronti degli Stati Uniti e dei suoi partner europei, che vedono nella Cina una minaccia per la sicurezza e i valori dell’Occidente.

Gli Stati Uniti, in particolare, hanno espresso più volte la loro contrarietà all’iniziativa cinese, accusandola di nascondere delle ambizioni espansionistiche e di violare le regole del libero mercato.

Il presidente Biden ha invitato l’Italia a uscire dall’accordo e a partecipare invece al progetto alternativo del Build Back Better World (B3W), lanciato al G7 di Hiroshima nel 2023 come una risposta democratica alla Via della Seta.

Anche l’Unione Europea ha espresso delle perplessità sull’iniziativa cinese, definendola una sfida sistemica e promuovendo una strategia comune per contrastarla.
Dal punto di vista economico, l’accordo con la Cina sulla Via della Seta presenta dei limiti e dei pericoli per le imprese italiane.

Innanzitutto, l’accordo non garantisce una reciprocità nell’accesso ai mercati e nella protezione dei diritti di proprietà intellettuale.

Le imprese italiane si trovano spesso a competere con quelle cinesi in condizioni di svantaggio, a causa delle barriere tariffarie e non tariffarie, delle sovvenzioni statali, della concorrenza sleale e della contraffazione.

Inoltre, l’accordo espone le imprese italiane al rischio di dipendenza economica e tecnologica dalla Cina, con possibili conseguenze negative per la loro autonomia strategica e la loro sicurezza nazionale.

Infine, l’accordo non tiene conto degli impatti sociali e ambientali dei progetti infrastrutturali realizzati nell’ambito della Via della Seta, che spesso non rispettano gli standard internazionali in materia di diritti umani, lavoro e clima.

Le possibili alternative alla Via della Seta

Di fronte a questi pro e contro, il governo Meloni deve valutare attentamente le possibili alternative all’accordo con la Cina sulla Via della Seta. Una possibilità è quella di uscire completamente dall’iniziativa, come chiedono gli Stati Uniti e alcuni esponenti della maggioranza.

Questa scelta avrebbe il vantaggio di riallineare l’Italia agli alleati occidentali e di evitare i rischi legati alla Cina, ma avrebbe anche il costo di rinunciare ai benefici economici e politici derivanti dalla cooperazione con Pechino.

Un’altra possibilità è quella di rinnovare l’accordo, magari con alcune modifiche o integrazioni, come suggeriscono alcuni esperti e imprenditori.

Questa scelta avrebbe il vantaggio di mantenere aperto il canale con la Cina e di sfruttare le opportunità offerte dalla Via della Seta, ma avrebbe anche il costo di inimicarsi gli Stati Uniti e di esporre l’Italia ai rischi legati alla Cina.

Una terza possibilità è quella di cercare una via di mezzo tra le due opzioni precedenti, ad esempio prorogando la decisione o sospendendo temporaneamente l’accordo.

Questa scelta avrebbe il vantaggio di guadagnare tempo e di cercare un equilibrio tra gli interessi in gioco, ma avrebbe anche il costo di creare incertezza e confusione sul ruolo dell’Italia nel mondo.

La sfida del governo Meloni

Qualunque sia la decisione finale del governo Meloni sull’accordo con la Cina sulla Via della Seta, essa dovrà essere frutto di una riflessione approfondita e condivisa, basata su una valutazione realistica degli scenari presenti e futuri.

L’Italia non può permettersi di agire per impulso o per convenienza, ma deve avere una visione strategica dei suoi interessi nazionali e del suo contributo alla stabilità e alla prosperità globale.

L’Italia deve anche essere consapevole delle sue responsabilità come membro del G7, dell’Unione Europea e della NATO, e cercare di coordinare la sua azione con quella dei suoi partner, senza isolarsi o subire pressioni indebite.

L’Italia deve infine essere capace di dialogare con la Cina in modo costruttivo ma critico, cooperando dove possibile e contrastando dove necessario.

L’accordo con la Cina sulla Via della Seta è una sfida importante per il governo Meloni, ma anche un’occasione per dimostrare la sua capacità di leadership e di visione. L’Italia ha bisogno di una politica estera chiara, coerente e credibile, che sappia difendere i suoi valori e i suoi interessi nel mondo.

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