Chi è Elias Rodriguez, il killer progressista radicalizzato dall’odio anti-Israele
23 Mag 2025 - USA
Laureato, attivista pro-Palestina, ex dipendente di un’associazione medica americana: Elias Rodriguez non era uno squilibrato, ma un militante ideologicamente formato. Prima ha scritto un manifesto, poi ha ucciso due diplomatici israeliani a Washington. L’FBI indaga su legami e complicità.

Chi è Elias Rodriguez: l’attivista progressista che ha trasformato l’odio ideologico in sangue
Dietro l’assassinio a sangue freddo dei due funzionari israeliani a Washington non c’è un “lupo solitario” privo di raziocinio, ma un laureato, un attivista ideologico, un volto dell’attivismo progressista pro-Palestina radicalizzato dalla propaganda. Si chiama Elias Rodriguez, ha 31 anni, ed è l’uomo accusato del duplice omicidio davanti al Capital Jewish Museum, dove sono stati trucidati Yaron Lischinsky e Sarah Milgrim, giovani membri dell’ambasciata israeliana negli Stati Uniti.
Un passato apparentemente normale, una mente avvelenata dall’ideologia
Nato e cresciuto a Chicago, Elias Rodriguez non era noto alle forze dell’ordine. Laureato in lettere inglesi presso la University of Illinois, ha lavorato per siti legati alla storia afroamericana e, più recentemente, presso l’American Osteopathic Information Association. Ma sotto l’apparenza del giovane istruito e ben inserito nel mondo del lavoro, covava un furore ideologico coltivato nei circoli dell’attivismo politico radicale.
Rodriguez partecipava da anni a manifestazioni pro-Palestina, come testimoniano video e foto pubblicati sui social. In uno scatto del 2023 lo si vede protestare davanti alla casa dell’ex sindaco di Chicago Rahm Emanuel contro Amazon, in un classico intreccio di ideologia anti-impresa e militanza terzomondista.
L’attacco: esecuzione premeditata, fredda, rivendicata
Rodriguez ha preso un volo da Chicago a Washington il 20 maggio. Secondo l’FBI, avrebbe dichiarato in anticipo il possesso di un’arma da fuoco, trasportata nel bagaglio da stiva. Il giorno successivo, avrebbe acquistato un biglietto per un evento presso il museo ebraico, poche ore prima di entrare in azione. Le immagini delle telecamere mostrano il killer attraversare la strada, superare le vittime e poi voltarsi, estrarre la pistola dalla cintura e aprire il fuoco.
Secondo i pubblici ministeri, Rodriguez ha infierito su entrambi anche quando erano già a terra, seguendo Sarah Milgrim mentre tentava di strisciare via, per colpirla ancora. Un atto d’odio lucido, feroce, deliberato.
“Per Gaza”, “Palestina libera”: l’odio elevato a bandiera
Dopo aver compiuto la strage, Rodriguez non ha cercato di fuggire. Ha atteso la polizia e si è autodenunciato: “L’ho fatto per Gaza”. Una volta in custodia, ha gridato: “Palestina libera”. Non un delirio isolato, ma il frutto avvelenato di anni di propaganda anti-israeliana, tollerata se non incoraggiata da certi ambienti politici e accademici. Solo la sera prima dell’attentato, Rodriguez pubblicava online un inquietante messaggio: “Escalation per Gaza: portiamo la guerra a casa”. Un manifesto di violenza ideologica.
Le accuse e l’incriminazione: possibile pena di morte
Il Dipartimento di Giustizia ha formalizzato contro Rodriguez accuse pesantissime: omicidio federale, omicidio di funzionari stranieri, utilizzo di arma da fuoco durante crimine violento. Il procuratore Jeanine Pirro ha affermato che “l’antisemitismo non sarà tollerato, soprattutto nella capitale del Paese”. La possibilità della pena di morte è concreta.
Rodriguez non si è dichiarato colpevole durante l’udienza preliminare. Il processo si preannuncia lungo e complesso, con una scena del crimine molto estesa e un numero elevato di testimoni. Prossima udienza: 18 giugno.
Indagini in corso: sotto la lente i social, il manifesto, i dispositivi
Il manifesto pubblicato alla vigilia dell’attentato è ora al centro delle indagini. Il testo – diffuso online e intitolato “Escalation per Gaza” – giustifica l’attacco come risposta alle “atrocità israeliane”, definendo l’azione armata “non necessariamente militare”. L’FBI sta esaminando ogni post, ogni commento, ogni condivisione. “Stiamo cercando di stabilire la piena autenticità degli scritti attribuiti a Rodriguez”, ha dichiarato il capo dell’ufficio FBI di Washington, Steven J. Jensen.
Quando l’ideologia uccide
L’omicidio di due giovani diplomatici israeliani non è frutto del caso, ma il risultato diretto di un clima culturale che ha legittimato troppo a lungo l’odio contro Israele, mascherandolo da “diritti umani”. Rodriguez non era un folle: era un prodotto coerente di una certa sinistra militante che, invece di disinnescare le tensioni, ha soffiato sul fuoco. È tempo che l’Occidente si svegli e che smetta di coccolare gli apprendisti terroristi. L’odio, se nutrito, colpisce. E uccide.