Romania, vittoria per Dan ma democrazia a doppia velocità
19 Mag 2025 - Europa
Telegram denuncia pressioni francesi per censurare voci conservatrici, ma il voto prosegue indisturbato. Quando fu Georgescu a beneficiare di simpatia filorussa, il primo turno fu annullato. Ora invece tutto tace: due pesi, due misure per fermare i patrioti.

Il caso Georgescu: elezioni annullate per “ingerenze russe”
Soltanto pochi mesi fa, in Romania, il primo turno delle elezioni presidenziali era stato annullato dal Tribunale Elettorale su richiesta dell’intelligence, a causa di presunte “interferenze russe” a favore del candidato patriottico Cristian Georgescu. Una decisione senza precedenti, che aveva sollevato dubbi sulla tenuta democratica del Paese e sulla reale indipendenza delle istituzioni. Georgescu, sostenuto da un’ampia fetta dell’elettorato sovranista e popolare tra i romeni all’estero, era stato di fatto escluso dalla competizione elettorale.
Oggi il silenzio su Telegram e l’ombra francese
Oggi, con Nicusor Dan proclamato vincitore al secondo turno contro George Simion, il copione si ripete ma in modo rovesciato. Nonostante il fondatore di Telegram, Pavel Durov, abbia denunciato un tentativo di censura nei confronti delle voci conservatrici in Romania, apparentemente su pressione della Francia, non si è registrata alcuna reazione da parte della magistratura o delle autorità elettorali. Nessuna indagine, nessuna sospensione del voto. Solo una secca smentita di Parigi, senza ulteriori approfondimenti.
Il doppio standard democratico
Siamo di fronte a un chiaro caso di doppiopesismo istituzionale: se la sola accusa di un legame con Mosca basta per bloccare elezioni e candidati patriottici, la segnalazione di una possibile interferenza francese – questa volta nei confronti di Simion e del suo bacino elettorale più critico verso l’UE – viene trattata come una nota di colore. Il principio è chiaro: certe influenze “vanno bene”, purché funzionali al risultato desiderato.
Simion fermato dal “fronte europeista”
George Simion, leader dell’Alleanza per l’Unione dei Romeni (AUR), ha ottenuto il 45,21% dei voti, contro il 54,79% di Dan. Una sconfitta formale, arrivata nonostante l’entusiasmo popolare e l’ampio sostegno nella diaspora. Simion ha inizialmente contestato gli exit poll, per poi riconoscere la sconfitta nella notte. Tuttavia, l’impressione è che anche questa volta il sistema abbia fatto quadrato per fermare l’ascesa di una forza patriottica.
La Romania profonda si è espressa
L’alta affluenza – 65% – testimonia la voglia di partecipazione del popolo romeno. Ma il risultato finale lascia una sensazione di forzatura: troppe le pressioni internazionali, troppa la convergenza mediatica su Dan, troppo rapido l’oblio sull’informazione indipendente filtrata attraverso Telegram. La Romania reale ha parlato con il voto a Simion, ma la Romania istituzionale ha preferito l’usato sicuro.
Il popolo ricorda, anche quando le urne mentono
Mentre le autorità celebrano il successo europeista di Nicusor Dan, il sentimento popolare resta spaccato. Dopo Georgescu escluso per “interferenze russe” e Simion battuto in un clima opaco, resta l’impressione che il voto in Romania venga orientato più dalle capitali occidentali che dai cittadini. La democrazia formale ha un nuovo presidente; quella sostanziale, invece, resta sotto scacco.