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Romania, rimonta pilotata?

20 Mag 2025 - Approfondimenti Politici

Nicușor Dan passa da 2,4 a oltre 6 milioni di voti in due settimane e batte George Simion. Ma se i ruoli fossero stati invertiti, Bruxelles avrebbe già gridato all’allarme russo. La doppia morale dell’Europa delle élite.

Romania, rimonta pilotata?

La rimonta “miracolosa” di Nicușor Dan: quando i numeri fanno sorgere dubbi

Che la politica europea sia sempre più dominata da logiche di palazzo e meno dal consenso popolare è ormai sotto gli occhi di tutti. Ma quanto accaduto in Romania tra il primo e il secondo turno delle elezioni presidenziali 2025 merita un’analisi approfondita, soprattutto se confrontato con il solito doppio standard applicato dai fautori dell’establishment progressista europeo, capitanato da leader deboli come Emmanuel Macron: impopolari a casa propria, ma pronti a dettare legge nei Paesi altrui.

Primo turno: un risultato netto e inequivocabile

Nel primo turno, tenutosi il 4 maggio, il leader nazionalista George Simion aveva trionfato con 4.749.821 voti, pari al 40,9 %, doppiando praticamente il suo principale avversario, Nicușor Dan, che si era fermato a 2.452.308 voti, corrispondenti al 21,1 %. Un margine enorme, apparentemente insormontabile.

Secondo turno: un ribaltone sospetto

Nel ballottaggio del 18 maggio, la situazione si è improvvisamente ribaltata:

Nicușor Dan ha ottenuto 6.247.183 voti, pari al 53,6 %
George Simion ha raccolto 5.407.881 voti, scendendo al 46,4 %
Dan ha quindi guadagnato quasi 3,8 milioni di voti in più rispetto al primo turno. Un incremento del +154 % nel giro di due settimane.

Simion, nel frattempo, è cresciuto di appena 658.000 voti, nonostante fosse il favorito, trainato da un movimento popolare radicato e da un messaggio sovranista sempre più ascoltato tra la popolazione.

L’affluenza “provvidenziale”

L’affluenza al primo turno si era attestata attorno al 53,2 %, con 9,3 milioni di votanti. Al secondo turno è esplosa al 64,7 %, portando alle urne circa 11,7 milioni di elettori. Un aumento di oltre 2,4 milioni di voti.

E guarda caso, la quasi totalità di questi nuovi votanti sembra aver scelto Dan, trasformandolo da perdente certo a trionfatore assoluto. Chi ha mobilitato questo esercito elettorale last minute? E perché nessuno in Europa sente odore di operazione concertata?

Doppio standard: se fosse accaduto a parti inverse?

Immaginate che sia stato Simion a compiere una rimonta simile: da 2,4 a oltre 6 milioni di voti, scavalcando l’europeista Dan. I giornali progressisti d’Europa avrebbero titolato a caratteri cubitali: “Allarme interferenze russe”, “Putin vince a Bucarest”, “Minaccia per la democrazia europea”.

E invece, oggi, il silenzio. Tutti zitti. Nessun sospetto. Nessuna richiesta di verifiche, nessuna commissione speciale dell’UE. I “guardiani della democrazia”, i Macron, gli Starmer, gli apparati di Bruxelles, si congratulano con Dan. Tutto regolare, tutto perfetto. Anzi: lo celebrano come il paladino dell’Europa che piace a loro.

L’ombra lunga dell’Europa delle élite

È evidente che il successo di Dan non è solo politico, ma soprattutto sistemico. Un sistema che premia chi è allineato con l’agenda eurocentrica, a scapito della volontà popolare espressa in modo chiaro al primo turno. Un’Europa dove piccoli leader senza più seguito interno — come Macron, oggi contestato persino nelle strade francesi — pretendono di orientare il futuro di popoli che non rappresentano.

La Romania, in questa cornice, diventa terreno di sperimentazione: se un candidato sovranista viene fermato da una valanga di voti dell’ultimo minuto, nessuno indaga. Ma se la direzione fosse contraria, saremmo già nel mezzo di un’emergenza democratica “guidata da Mosca”.

La vera interferenza è il silenzio europeo

Il risultato di queste elezioni merita più di una celebrazione. Merita un’inchiesta. Perché la democrazia non è il trionfo del candidato giusto per Bruxelles, ma il rispetto della volontà popolare.

E oggi, in Romania, non è chiaro se a vincere sia stato davvero il voto libero… o il meccanismo infallibile delle élite europee.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Articolo scritto da:
Marcello De Santis

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