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Romania, Iohannis si dimette: crisi politica e UE sotto accusa

10 Feb 2025 - Europa

Dopo l’annullamento delle elezioni vinte da Georgescu, il presidente Iohannis lascia l’incarico per evitare l’impeachment. Sovranisti in piazza, UE nel mirino: democrazia sotto scacco?

Romania, Iohannis si dimette: crisi politica e UE sotto accusa

Il presidente Iohannis si dimette per evitare l’impeachment

La Romania è nel pieno di una crisi politica senza precedenti. Il presidente Klaus Iohannis ha annunciato le sue dimissioni con effetto il 12 febbraio, evitando così il voto parlamentare per la sua rimozione. “Per risparmiare alla Romania e ai suoi cittadini questa crisi, mi dimetto dalla carica di presidente”, ha dichiarato in conferenza stampa, sottolineando che il procedimento di impeachment avrebbe gettato il Paese nel caos.

Ma la realtà è ben più complessa. Il vero nodo della questione è l’annullamento, lo scorso dicembre, delle elezioni presidenziali vinte dall’ultranazionalista Călin Georgescu al primo turno. Un evento che ha sollevato pesanti interrogativi sullo stato della democrazia in Romania e sull’influenza sempre più pervasiva dell’Unione Europea nelle politiche interne dei suoi Stati membri.

L’ombra dell’UE sull’annullamento delle elezioni

Il caso delle elezioni romene rappresenta un segnale inquietante per la sovranità nazionale. Georgescu, outsider dai toni forti e con una chiara linea politica patriottica e sovranista, era riuscito a conquistare la maggioranza degli elettori già al primo turno. Tuttavia, la Corte Costituzionale, con una decisione senza precedenti, ha invalidato il risultato, citando presunte interferenze russe e anomalie nel voto. Un’accusa mai dimostrata con prove concrete, ma sufficiente a scatenare una manovra che ha escluso il candidato sgradito agli ambienti europeisti e ai poteri forti.

Subito dopo l’annullamento delle elezioni, in Romania si sono verificate massicce proteste, guidate dall’Alleanza per l’Unione dei Romeni (AUR) e da altri partiti sovranisti, che hanno denunciato un colpo di mano orchestrato per impedire l’elezione di un presidente fuori dagli schemi dell’establishment.

Il Parlamento e la spallata finale a Iohannis

Dopo anni di una presidenza debole e sempre più allineata alle logiche di Bruxelles, Iohannis ha visto il suo mandato prorogato artificialmente, mentre il Parlamento si muoveva per rimuoverlo. La mozione di impeachment è stata promossa da un’alleanza trasversale di partiti, tra cui il Partito dei Giovani (POT), l’AUR, SOS e alcuni deputati di Unione Salviamo la Romania (USR).

Di fronte alla prospettiva concreta di un voto che avrebbe certificato la sua rimozione, Iohannis ha preferito dimettersi, lasciando però un Paese in pieno caos istituzionale. La decisione di invalidare le elezioni e l’assenza di un nuovo presidente legittimato dal voto popolare pongono la Romania in una posizione di grave instabilità, con un Parlamento frammentato e un esecutivo privo di una guida autorevole.

Un’Europa sempre più in crisi

Ciò che sta accadendo in Romania è l’ennesima conferma di una deriva antidemocratica che si sta diffondendo nell’Unione Europea. L’annullamento di un’elezione presidenziale, basato su accuse vaghe e prive di riscontri certi, dimostra come Bruxelles e le sue istituzioni abbiano ormai assunto un ruolo di sorveglianza e controllo sulle scelte politiche degli Stati membri.

L’Unione Europea, sempre pronta a puntare il dito contro governi sovranisti e identitari, non ha esitato a sostenere un golpe istituzionale mascherato da “tutela della legalità”. La Romania, che solo negli ultimi anni aveva visto crescere un forte sentimento patriottico e di indipendenza politica, viene ora riportata nei ranghi con un intervento che lascia pochi dubbi sulla sua matrice.

Verso le nuove elezioni: Georgescu escluso?

Secondo le indiscrezioni, le nuove elezioni presidenziali potrebbero svolgersi il 4 maggio, con un eventuale secondo turno il 18 maggio. Ma resta un interrogativo fondamentale: Călin Georgescu potrà candidarsi?

Nonostante i sondaggi lo vedano ancora al 40%, le élite di Bruxelles e la classe politica romena filo-europeista stanno facendo di tutto per escluderlo. La sua candidatura rappresenterebbe infatti un pericolo per gli equilibri imposti dall’UE e dalle strutture transnazionali che hanno già dimostrato di non tollerare deviazioni dalla linea stabilita.

Nel frattempo, la Romania attende un nuovo presidente ad interim. Il capo del Senato, Ilie Bolojan, assumerà temporaneamente il ruolo, ma il destino politico del Paese resta più incerto che mai. La partita per la sovranità nazionale è ancora tutta da giocare.

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