Romania, il candidato filo-russo Georgescu arrestato prima del voto: colpo alla democrazia
26 Feb 2025 - Europa
Dopo la vittoria al primo turno annullata dalla Corte Costituzionale, il candidato indipendente Călin Georgescu è stato arrestato a Bucarest. Accuse vaghe e tempismo sospetto: JD Vance denuncia un abuso contro la democrazia, mentre l’Occidente tace.

Un colpo alla democrazia: Georgescu arrestato prima del voto
La Romania è scossa da un episodio che mette in discussione la tenuta democratica del paese. Călin Georgescu, il candidato indipendente filo-russo che aveva sorpreso tutti vincendo il primo turno delle elezioni presidenziali lo scorso 24 novembre, è stato arrestato ieri a Bucarest.
Secondo le immagini trasmesse dalle televisioni locali, Georgescu è stato prelevato dalla sua auto dalla polizia e condotto all’ufficio del pubblico ministero. La notizia è stata confermata dal suo team elettorale con un post su Facebook, ma le motivazioni ufficiali dell’arresto restano poco chiare. La sua campagna ha denunciato un’azione orchestrata per impedirgli di partecipare al ballottaggio del 4 maggio, già rimandato dopo che la Corte Costituzionale aveva annullato il primo turno con la motivazione di presunte irregolarità nel finanziamento elettorale.
Un arresto politico? Le accuse a Georgescu
Le autorità romene giustificano l’arresto con presunte violazioni nel finanziamento della campagna e accuse di propaganda “fascista”, un’accusa vaga che, come spesso accade in Europa, sembra più un’arma politica per neutralizzare un candidato scomodo. Georgescu ha respinto ogni addebito, denunciando un attacco coordinato per fermare la sua ascesa.
Nel frattempo, la Procura ha effettuato perquisizioni in oltre 20 sedi collegate alla sua campagna, incluso l’ufficio del suo collaboratore Horatiu Potra. Il tutto avviene in un contesto in cui i sondaggi confermavano la crescita del sostegno popolare a Georgescu, che minacciava seriamente l’establishment euro-atlantico.
JD Vance e le voci critiche contro l’abuso democratico
Mentre Bruxelles e Washington tacciono su questo evidente abuso contro la democrazia, una voce si è levata per denunciare la situazione: il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance. Il politico americano ha condannato apertamente l’arresto e l’annullamento del primo turno, definendolo un “passo indietro per la democrazia in Romania” e un “precedente pericoloso” per l’Europa. Anche Elon Musk ha criticato l’operazione, sottolineando la palese manipolazione del processo elettorale.
L’intervento di Vance è significativo: mentre l’Occidente si erge a difensore delle libertà quando si tratta di attaccare governi scomodi, tace quando un candidato politicamente scorretto viene arrestato alla vigilia di un’elezione.