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La riaccesa fiamma del conflitto: Israele, Hamas e l’ombra iraniana

8 Apr 2024 - Geopolitica

In un Medio Oriente sull'orlo di una nuova grande crisi, l'escalation tra Israele e Hamas riaccende antiche tensioni e pone gli Stati Uniti davanti a scelte decisive. Tra le macerie e le vittime innocenti, il gioco d'ombra dell'Iran si estende, minacciando di ridisegnare gli equilibri regionali e mettendo alla prova la diplomazia e la determinazione americana.

La riaccesa fiamma del conflitto: Israele, Hamas e l’ombra iraniana

La recente escalation del conflitto tra Israele e Hamas ha posto fine agli sforzi di tre presidenti statunitensi di distogliere l’attenzione e le risorse dell’America dal Medio Oriente. La violenta offensiva di Hamas del 7 ottobre ha richiesto una rapida reazione da parte del Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, il quale ha prontamente offerto il suo supporto a Israele, un alleato cruciale degli USA, allo scopo di contenere l’espansione del conflitto. Tuttavia, la situazione si è rapidamente trasformata in un vicolo cieco infernale, con gravi conseguenze umanitarie e l’inasprimento dell’impegno americano nella regione.

Il punto di non ritorno

Nonostante il sostegno popolare in Israele verso la guerra per motivi di sicurezza, mesi di intense operazioni militari non sono riuscite a debellare Hamas, causando la morte di decine di migliaia di civili palestinesi e provocando una catastrofe umanitaria nella Striscia di Gaza. In questo contesto di crisi crescente, gli Stati Uniti hanno intensificato il loro impegno nel Medio Oriente, fornendo aiuti ai Gazani assediati, lanciando operazioni militari per proteggere il transito marittimo e cercando di contenere le milizie sciite libanesi di Hezbollah e altre milizie destabilizzanti dalla Iraq allo Yemen, oltre a perseguire iniziative diplomatiche ambiziose per favorire la normalizzazione delle relazioni tra Israele e l’Arabia Saudita.

Un rischio calcolato

La rinnovata attenzione degli Stati Uniti verso il Medio Oriente comporta rischi significativi per Biden, specialmente in vista della sua campagna per la rielezione contro il suo predecessore, Donald Trump. L’opinione pubblica americana esprime preoccupazione riguardo il rischio di un coinvolgimento militare diretto degli USA nel conflitto del Medio Oriente. Tuttavia, l’inazione o il disimpegno offrono vantaggi strategici all’Iran, che vede nel caos del Medio Oriente un’opportunità per indebolire Israele e ridurre drasticamente l’influenza statunitense nella regione.

La strategia di Tehran

L’Iran ha sfruttato la guerra a Gaza per elevare il proprio status, indebolire Israele, minare gli interessi statunitensi e plasmare l’ordine regionale a suo favore. La Repubblica Islamica ha sempre cercato di estendere la propria influenza attraverso milizie proxy, mantenendo una plausibile deniabilità. Questa strategia si è dimostrata efficace, come evidenziato dall’assalto devastante di Hamas e dagli attacchi di milizie affiliate all’Iran in Iraq, Libano e Yemen.

Il lungo gioco dell’Iran

L’Iran ha investito enormi risorse nel sostenere gruppi militanti in tutto il Medio Oriente, dalla sua assistenza a Hamas e al Jihad Islamico Palestinese, al sostegno a oppositori sciiti di Saddam in Iraq. Queste relazioni hanno fornito a Tehran una leva significativa in momenti chiave per la stabilità regionale, ampliando la rete di milizie che oggi rappresentano una minaccia diretta agli interessi statunitensi e ai suoi alleati nella regione.

Contro la marea crescente

Per contrastare l’ampliamento dell’influenza iraniana, l’amministrazione Biden deve formulare e implementare una strategia chiara che protegga i civili palestinesi, contrasti la strategia bellica per procura dell’Iran e attenui le capacità degli alleati di Tehran. Questo complesso equilibrio di mosse richiederà agli Stati Uniti di mantenere il loro ruolo indispensabile nel Medio Oriente, bilanciando il sostegno ai suoi alleati con la necessità di evitare ulteriori escalation che potrebbero avere impatti devastanti sulla stabilità regionale e sull’economia

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