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D’Alema e l’affare Colombia: un’inchiesta sul ruolo dell’ex premier nella vendita di armi

20 Ago 2023 - Italia

D’Alema e l’affare Colombia: un’inchiesta sul ruolo dell’ex premier nella vendita di armi

Massimo D’Alema, ex presidente del Consiglio, è al centro di un’inchiesta della procura di Napoli per il suo presunto ruolo di intermediario nella vendita di armi e aerei da guerra alla Colombia, un affare da 4 miliardi di euro che coinvolge due colossi dell’industria italiana: Leonardo e Fincantieri. L’ex premier avrebbe svolto una mediazione informale tra i vertici delle due società, partecipate dal ministero dell’Economia, e il governo colombiano, interessato all’acquisto di 4 corvette, 2 sommergibili e 24 caccia M346.

Le persone coinvolte nelle indagini

L’inchiesta si basa su alcune intercettazioni telefoniche che coinvolgono D’Alema e altri indagati, tra cui Alessandro Profumo, ex amministratore delegato di Leonardo, due broker pugliesi, Emanuele Caruso e Francesco Amato, e un ex sindaco di Forza Italia, Giancarlo Mazzotta. Gli indagati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione internazionale e all’intermediazione illecita.

La ricostruzione dei fatti

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’intermediazione avrebbe dovuto fruttare una commissione pari al 2% dell’affare, circa 80 milioni di euro, tramite uno studio legale americano, lo studio Robert Allen Law, con sede in Florida. Lo studio avrebbe fatto da tramite tra le parti italiane e sudamericane, tra cui diversi esponenti governativi colombiani. L’affare, però, non si sarebbe concretizzato a causa, pare, delle resistenze del ministero della Difesa italiano, che avrebbe imposto dei vincoli alla vendita delle forniture militari.

D’Alema respinge le accuse

D’Alema ha respinto le accuse, sostenendo di aver agito solo per favorire le imprese italiane e di non aver mai ricevuto alcun compenso. In una nota diffusa il 6 giugno 2023, l’ex premier ha dichiarato: “Non ho mai avuto alcun ruolo formale o informale in questa vicenda. Non ho mai ricevuto alcun incarico né tantomeno alcun compenso. Ho semplicemente cercato di aiutare le imprese italiane a trovare sbocchi sui mercati internazionali. Non ho mai fatto nulla di illecito né tantomeno di illegale”.

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