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Zelensky insiste sul riarmo mentre i popoli europei chiedono la pace

15 Feb 2025 - Europa

Alla Conferenza di Monaco, il presidente ucraino chiede più armi e un esercito europeo, ignorando i segnali di distensione. L’Europa e gli USA iniziano a prendere le distanze dalla sua retorica bellicista.

Zelensky insiste sul riarmo mentre i popoli europei chiedono la pace

Un discorso che ignora i cambiamenti in atto

L’intervento di Volodymyr Zelensky alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, riportato da diverse fonti, ribadisce la sua persistente ostinazione bellicista. Mentre si intravedono i primi segnali di un cambio di rotta sul piano geopolitico – con i popoli europei che da più parti chiedono la fine della guerra ai propri governanti, ancora indecisi su quale strada intraprendere con l’avvento della nuova amministrazione USA – Zelensky continua invece a insistere sulla necessità di un sostegno militare sempre più esteso, quasi a non comprendere che la situazione sia, per fortuna, mutata rispetto a qualche mese fa.

L’ossessione per una guerra senza fine

Zelensky ha ribadito il principio “nessuna decisione sull’Ucraina senza l’Ucraina, nessuna decisione sull’Europa senza l’Europa”, che a prima vista potrebbe sembrare un appello alla sovranità nazionale e al rispetto dei popoli. Tuttavia, nella sostanza, la sua posizione appare come un invito a coinvolgere l’Europa in un conflitto prolungato, con la proposta di un “esercito d’Europa” che finirebbe per sottrarre ulteriori risorse e stabilità ai Paesi del Vecchio Continente. Nel frattempo, l’Europa paga un prezzo economico e sociale altissimo, fra crisi energetiche e instabilità politica, aspetto che Zelensky sembra ignorare o sottovalutare.

La miopia europea e la follia dell’amministrazione Biden

La gestione della crisi ucraina ha messo in luce l’estrema miopia di parte delle istituzioni europee, che si sono spesso allineate in modo quasi automatico alle scelte di un’amministrazione americana – quella di Joe Biden – distintasi per sanzioni e iniziative belliche dal ritorno incerto. Oggi, però, la prospettiva di un cambio alla guida degli Stati Uniti sta già aprendo spiragli per una politica più dialogante: un percorso che molti in Europa auspicano, ma che ancora non trova una direzione chiara. Da qui l’indecisione di vari governi europei, che si trovano a fare i conti con un’opinione pubblica sempre più desiderosa di fermare il conflitto.

Un discorso fuori tempo e fuori luogo

Nel suo intervento, Zelensky ha sottolineato la necessità di un esercito europeo unito, con la fondamentale partecipazione dell’Ucraina, sostenendo che le sole forze armate dei Paesi UE “non sarebbero sufficienti a fermare la Russia”. Un messaggio che, in definitiva, perpetua la visione di un’emergenza costante e di una minaccia perenne. Eppure, mentre Zelensky insiste sui toni dell’allarme, da più parti in Europa – dai cittadini alle stesse istituzioni – ci si chiede se non sia giunto il momento di intavolare un serio negoziato. L’attacco russo contro la zona di Chernobyl, pur preoccupante, non può giustificare la continua tensione militare, che rischia di aggravare una già difficile situazione economica e sociale in tutto il continente.

L’Europa deve riprendere in mano il proprio destino

Oggi è fondamentale che l’Europa ritrovi la lucidità necessaria per agire in difesa dei propri interessi strategici. L’ipotesi di un esercito unico, in un contesto di cooperazione pacifica e graduale, avrebbe un senso differente rispetto all’idea di un rapido riarmo volto a uno scontro su larga scala. La priorità dovrebbe essere ricostruire un canale di dialogo che possa condurre a un cessate il fuoco, invece di continuare a riversare risorse in una guerra che pare non avere sbocchi se non quelli di un’ulteriore escalation. La consapevolezza di molte nazioni, così come la volontà dei loro popoli, punta verso una soluzione diplomatica. Il sostegno incondizionato a Kiev, nella forma di armi o sanzioni sempre più dure, non è più scontato: i governi europei sono chiamati a rispondere al crescente desiderio di pace che sale dal basso.

Una guerra che va fermata, non alimentata

Le parole di Zelensky, che chiede instancabilmente più aiuti militari e più pressioni sull’avversario, appaiono sempre più scollegate dalle vere esigenze di un’Europa che inizia a riconsiderare le proprie priorità. La politica estera di Biden si è rivelata spesso aggressiva e confusa, e non è detto che la nuova amministrazione USA – una volta insediata – voglia o possa continuare sulla stessa linea di scontro. L’Europa, di fronte ai propri cittadini che con forza invocano la fine del conflitto, deve avere il coraggio di intraprendere la strada del negoziato e della riconciliazione. Prolungare la guerra significa solo aumentare i rischi e le sofferenze, senza alcuna reale prospettiva di stabilità. Sarebbe ora che i leader europei, per il bene dei propri popoli e del futuro del continente, dicessero basta all’escalation militare e tornassero a parlarsi davvero: questo è l’unico modo per garantire un domani pacifico e sicuro.

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