Zelensky e Trump riaprono il dialogo sulla pace
26 Giu 2025 - Europa
Vertice informale ma denso di significato all’Aja tra il presidente ucraino e il nuovo leader della Casa Bianca. Si discute di missili Patriot, droni, ma soprattutto di come arrivare a un cessate il fuoco. Trump avverte Putin: "Parliamo, o ci penserò io". Intanto Meloni consolida l'asse europeo.

Un nuovo tono tra Kiev e Washington
Il volto teso di Volodymyr Zelensky al suo arrivo al vertice NATO dell’Aja si è gradualmente rilassato dopo un incontro tanto atteso quanto delicato con il presidente americano Donald Trump. Il faccia a faccia, avvenuto in forma riservata, si è protratto per quasi un’ora e segna una svolta diplomatica: dopo mesi di incomprensioni, accuse di ingratitudine e sospetti reciproci, Kiev e Washington sembrano tornare a parlarsi in maniera strategica.
“Abbiamo discusso di tutte le questioni davvero importanti”, ha dichiarato Zelensky, usando parole pesate con cura. La pace, o almeno il cessate il fuoco, è tornata al centro del dialogo tra due leader che hanno bisogno l’uno dell’altro, seppure con visioni molto diverse del conflitto.
Trump rilancia la via negoziale: messaggio a Putin
Più esplicito, come sempre, Donald Trump. Uscendo dall’incontro, ha dichiarato: “Non sarebbe potuto andare meglio. A volte abbiamo avuto momenti di tensione, ma lui non avrebbe potuto essere più cortese”. E poi, il passaggio decisivo: “Ho detto a Putin: aiutami a trovare un accordo per porre fine alla guerra”.
Una frase che è ben più di una dichiarazione diplomatica: è il tentativo dell’ex tycoon, tornato leader a pieno titolo della superpotenza americana, di riaffermare il proprio ruolo di mediatore globale. Con una differenza: ora Trump non promette soltanto sostegno a Kiev, ma chiede a Mosca di negoziare direttamente.
Patriot e difesa aerea: la chiave strategica
Sul piano tecnico-militare, Zelensky ha chiesto l’invio di sistemi di difesa aerea Patriot. Trump ha riconosciuto l’efficacia di queste batterie missilistiche e ha aperto alla possibilità di fornirne ancora, ma con un’avvertenza: “Ne abbiamo bisogno anche noi, e li stiamo mandando a Israele”. Tradotto: ogni scelta sarà calibrata sugli interessi americani, e Kiev dovrà convincere Washington della priorità strategica dell’Ucraina.
Non è solo una questione di Patriot. Si è discusso anche della possibilità di produzione congiunta di droni, un tema finora trascurato, ma cruciale per evitare la completa dipendenza dell’Ucraina dai pacchetti d’emergenza NATO.
Meloni media tra Europa e Stati Uniti
Nel frattempo, a margine del vertice, Giorgia Meloni ha riunito i leader di Francia, Germania, Polonia, Regno Unito e Ucraina, assieme al segretario generale NATO Mark Rutte. Una mossa che conferma l’intenzione italiana di posizionarsi come snodo diplomatico tra l’Europa e il nuovo asse Trump-Zelensky.
Secondo una nota di Palazzo Chigi, si è discusso di come sostenere gli sforzi statunitensi per un cessate il fuoco, invitando la Russia a dimostrare reale volontà negoziale, “contrariamente a quanto fatto finora”. Non solo parole: i leader hanno riaffermato il sostegno all’autodifesa ucraina e alla sua industria bellica, con l’annuncio di nuove sanzioni contro Mosca.
NATO: più soldi e più industria per Kiev
Nel comunicato finale del vertice NATO si afferma un principio nuovo e potenzialmente rivoluzionario: i contributi alla difesa dell’Ucraina saranno inclusi nel computo delle spese militari degli alleati. Una decisione che apre la strada a un finanziamento stabile per l’industria bellica di Kiev, trasformando l’assistenza occidentale da emergenziale a strutturale.
Trump ha poi ottenuto un altro risultato: l’impegno degli alleati ad alzare l’obiettivo della spesa militare al 5% del PIL entro il 2035. Un messaggio diretto alla Russia e, implicitamente, anche a Pechino: l’Occidente non arretra, ma rilancia.
Prove di pace o solo tregua strategica?
L’incontro tra Zelensky e Trump segna un momento chiave. Più che un riavvicinamento personale, è l’avvio di una fase nuova in cui la Casa Bianca vuole dettare i tempi della guerra e, soprattutto, della pace. La palla ora passa a Mosca. Putin è pronto a sedersi al tavolo con Trump? E soprattutto: è disposto a cedere qualcosa, pur di evitare un’ulteriore militarizzazione dell’Europa a guida americana?
A luglio, il gruppo dei “volenterosi” europei tornerà a riunirsi. Intanto, la diplomazia si muove. Con un avvertimento implicito: se Mosca non vuole trattare, sarà l’Occidente a decidere le condizioni della sua sconfitta.