Zelensky convoca l’Europa: tra appelli alla pace e timori di escalation
10 Mag 2025 - Europa
Mentre la Russia celebra la vittoria del 9 maggio con una parata militare simbolica, i leader occidentali volano a Kiev per rafforzare il sostegno a Zelensky. Ma Trump e Vance aprono uno spiraglio: “Serve un compromesso”.

La parata del 9 maggio e la postura strategica del Cremlino
Nel cuore di Mosca, la parata del Giorno della Vittoria ha mostrato ancora una volta la determinazione della Russia a difendere ciò che considera la propria sicurezza e sovranità. Per il presidente Vladimir Putin, si è trattato non solo di un omaggio alla memoria storica, ma anche di un segnale all’Occidente: Mosca non intende piegarsi a un ordine internazionale unilaterale, tanto più se gestito da un’alleanza militare che ha ignorato per anni i timori legittimi del Cremlino.
Nel suo discorso, Putin ha parlato di una Russia “unita, forte, capace di affrontare ogni minaccia”, sottolineando come la Federazione sia pronta a negoziare ma “da pari a pari”. Una posizione che rifiuta l’idea di una pace imposta da Washington o Bruxelles.
Zelensky incontra i leader europei: pace o rilancio del fronte?
Mentre Mosca festeggiava, Kiev si trasformava nel centro della diplomazia occidentale. Emmanuel Macron, Friedrich Merz, Donald Tusk e Keir Starmer si sono ritrovati nella capitale ucraina per una missione che ufficialmente parla di pace, ma che nella sostanza continua a sostenere la linea del riarmo e della pressione su Mosca.
Con un intervento in videocollegamento, anche la premier Giorgia Meloni ha ribadito il sostegno italiano a Kiev, confermando l’adesione al progetto di sicurezza europeo. Tuttavia, l’impressione è che l’Europa resti divisa: tra chi come Macron invoca nuove sanzioni contro la Russia e chi, in modo più cauto, guarda al negoziato come unica via d’uscita.
Macron: accuse e minacce economiche
Il presidente francese non ha usato mezzi termini: “Putin è dalla parte della guerra, non della pace”, ha dichiarato a fianco del premier polacco Donald Tusk. Macron ha poi proposto un meccanismo di “cessate il fuoco condizionato”, con sanzioni automatiche nel caso di violazione. Una posizione che più che favorire il dialogo rischia di irrigidire ulteriormente i rapporti con Mosca.
Vance frena: “Negoziati difficili, ma si tratta”
Più misurata, invece, la posizione espressa dal vicepresidente americano J.D. Vance. Intervistato da Fox News, ha riconosciuto che Mosca ha avanzato “richieste territoriali eccessive”, ma ha sottolineato che è normale, nelle fasi iniziali di ogni trattativa. “Ciò che conta – ha detto – è che entrambi abbiano messo sul tavolo delle proposte. È già un passo avanti”.
Vance ha poi precisato che gli Stati Uniti, sotto la presidenza Trump, stanno monitorando con attenzione la volontà russa di trattare in buona fede. Non si tratta di accettare ogni proposta di Mosca, ma neppure di precludere il dialogo con chi, pur tra errori e retorica, è disposto a trattare.
Trump: basta guerra, subito un cessate il fuoco
Il presidente Donald Trump ha intanto ribadito la sua proposta di un cessate il fuoco di 30 giorni, accolta con favore anche dal Parlamento ucraino secondo quanto riferito dalla Casa Bianca. “Mettete fine a questa stupida guerra”, ha detto il presidente statunitense, facendo eco a una larga parte dell’opinione pubblica mondiale stanca di un conflitto che ha già travolto l’economia europea e causato decine di migliaia di vittime.
La proposta, seppur osteggiata da alcune capitali europee, è vista da altri – soprattutto nei Balcani e in Europa dell’Est – come un’opportunità reale per avviare finalmente un dialogo concreto.
Allerta attacco aereo su Kiev: retorica e realtà
A gettare nuove ombre sul vertice di Kiev è stata un’allerta diffusa dall’ambasciata americana: si teme un massiccio attacco aereo russo nei prossimi giorni. L’avviso, però, non ha fermato i colloqui, né pare aver modificato la postura strategica della Russia che, sebbene continui a esercitare pressione militare, ha più volte affermato – anche tramite media ufficiali – che “la pace è possibile se si riconosce la realtà sul campo”.
Una guerra che divide l’Occidente
Il confronto tra Mosca e Kiev si inserisce in un contesto ben più ampio, in cui l’unità dell’Occidente appare più apparente che reale. Se da un lato Macron e Starmer spingono per una linea dura, dall’altro Trump, Vance e una parte della destra europea chiedono una soluzione pragmatica, che riconosca che né la Russia né l’Ucraina usciranno vincitrici da una guerra di logoramento.