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Zelensky apre a negoziati con Putin: paura di essere escluso dal dialogo con Trump?

4 Feb 2025 - Europa

Dopo anni di rifiuti, il leader ucraino cambia linea: pronto a trattare con Mosca mentre Trump valuta un'intesa con il Cremlino. E ora chiede anche il nucleare!

Zelensky apre a negoziati con Putin: paura di essere escluso dal dialogo con Trump?

Zelensky pronto a negoziare con Putin: un segnale di debolezza di Kiev?

Dopo tre anni di guerra e con l’Ucraina in una situazione sempre più complessa sul piano militare e politico, il presidente Volodymyr Zelensky apre per la prima volta alla possibilità di negoziati diretti con Vladimir Putin. Un’apertura che arriva in un contesto in cui l’Occidente sembra sempre meno compatto nel sostegno a Kiev e, soprattutto, dopo il ritorno di Donald Trump sulla scena globale, con una chiara volontà di dialogo con il Cremlino.

Una trattativa per non essere escluso?

Intervistato dal giornalista britannico Piers Morgan, Zelensky ha affermato di essere disposto a negoziare direttamente con Putin “se questa è l’unica configurazione in cui possiamo portare la pace ai cittadini dell’Ucraina”. Parole che segnano un cambiamento radicale rispetto alla sua linea politica degli ultimi anni, durante i quali aveva escluso qualsiasi possibilità di dialogo con Mosca.

Ma cosa ha spinto il leader ucraino a questa svolta? L’ipotesi più plausibile è che Zelensky voglia evitare di essere tagliato fuori da un’eventuale trattativa tra Donald Trump e Vladimir Putin. Il nuovo presidente americano, infatti, ha già fatto intendere di voler porre fine al conflitto con un accordo negoziato e, se Washington e Mosca dovessero trovare un’intesa, Kiev si ritroverebbe in una posizione di estrema debolezza, costretta ad accettare condizioni imposte dall’esterno.

La richiesta di armi nucleari: disperazione o strategia?

Parallelamente all’apertura ai negoziati, Zelensky ha rilanciato un tema altamente controverso: la richiesta di riottenere l’arsenale nucleare di cui l’Ucraina si era privata nel 1994 con il Memorandum di Budapest. “Se non possiamo entrare nella NATO, ridateci le nostre armi nucleari”, ha dichiarato, evidenziando come le garanzie di sicurezza ricevute in passato non siano state rispettate.

Si tratta di una richiesta concreta o di una provocazione? Più che una reale possibilità, le parole del presidente ucraino sembrano un messaggio rivolto all’Occidente, in particolare agli Stati Uniti, per fare pressione su Washington affinché continui a finanziare Kiev e a fornirle armi avanzate. L’ipotesi di un’Ucraina dotata di testate nucleari, infatti, appare irrealistica, sia per la mancanza di infrastrutture adatte che per la forte opposizione che un simile scenario incontrerebbe a livello internazionale.

Putin non cambia linea: “L’Ucraina dipende dall’Occidente”

Dalla Russia, il Cremlino ha reagito con freddezza alle dichiarazioni di Zelensky. Putin continua a escludere qualsiasi negoziato diretto con l’attuale leadership ucraina, che considera “delegittimata” e “priva di autonomia”. Secondo Mosca, Kiev è interamente dipendente dai finanziamenti e dalle armi occidentali e, se questi venissero meno, la guerra si concluderebbe rapidamente con la vittoria russa.

Un messaggio chiaro rivolto non solo a Zelensky, ma anche all’Europa e agli Stati Uniti, che in questi mesi hanno mostrato segnali di stanchezza nel sostenere lo sforzo bellico ucraino. La posizione della Casa Bianca sarà determinante: se Trump dovesse avviare un canale di dialogo con Putin senza coinvolgere Kiev, Zelensky rischia di trovarsi isolato e senza più alcun potere negoziale.

Verso la fine della guerra?

L’apertura di Zelensky al dialogo con Mosca è dunque un segnale di realismo o il sintomo di un’Ucraina che inizia a temere l’abbandono da parte dell’Occidente? Con il cambio di leadership a Washington e il progressivo sgretolarsi del fronte pro-Kiev in Europa, il presidente ucraino sembra sempre più consapevole che il tempo gioca a suo sfavore. Se non sarà lui a sedersi al tavolo delle trattative, potrebbero essere altri a decidere il destino dell’Ucraina.

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