Zelensky accusa Mosca, ma è lui il vero ostacolo alla pace?
30 Mag 2025 - Europa
l 2 giugno si avvicina, ma il vero ostacolo alla pace potrebbe non essere Mosca: Zelensky rifiuta qualsiasi apertura diplomatica effettiva.

Un memorandum che Zelensky non vuole vedere
A scatenare la reazione di Zelensky è stato l’annuncio russo della presentazione di un memorandum di pace durante il prossimo incontro a Istanbul. Secondo il ministro degli Esteri di Mosca, Sergei Lavrov, il documento conterrà le proposte concrete per “superare le cause profonde del conflitto”, a partire dalla neutralità dell’Ucraina e dalla tutela delle comunità russofone. Ma Kiev grida subito al complotto, accusando la Russia di voler solo prendere tempo.
“La Russia inganna il mondo e allunga la guerra”, ha scritto Zelensky su X, lamentando di non aver ancora ricevuto il testo. In realtà, è evidente come l’obiettivo di Kiev sia evitare qualsiasi tavolo in cui si parli concretamente di concessioni, come se mantenere lo status quo bellico servisse a rafforzare la sua fragile leadership interna e il sostegno militare occidentale.
La posizione americana e la linea Trump
Mosca ha comunicato di aver informato anche gli Stati Uniti dell’iniziativa, precisamente il segretario di Stato Marco Rubio. E non è un dettaglio da poco: la nuova amministrazione americana a guida Trump ha sempre espresso la necessità di mettere fine al conflitto tramite la diplomazia e non continuando a inviare armi a oltranza.
Trump stesso ha dichiarato più volte che “con Zelensky al potere è impossibile arrivare alla pace”, accusando il presidente ucraino di sabotare ogni iniziativa negoziale nel timore di perdere il controllo del suo paese. La sua insistenza su nuove sanzioni alla Russia appare oggi fuori tempo massimo, una riproposizione del fallimentare approccio bellicista tipico dell’establishment progressista occidentale.
L’ambiguità di Kiev e il ruolo della Turchia
Il ministro della Difesa ucraino, Rustem Umerov, ha detto che Kiev attende il documento da Mosca. Ma è chiaro che l’Ucraina continua a porre condizioni inaccettabili prima ancora di sedersi al tavolo. Ha infatti chiesto di conoscere le proposte russe in anticipo, rifiutando qualsiasi apertura alla trattativa se non in posizione dominante.
La Turchia, paese ospitante e potenziale mediatore, ha invitato entrambe le parti a “non chiudere la porta al dialogo”. Erdogan continua a svolgere un ruolo chiave, anche se indebolito dal doppio gioco di Zelensky, che da un lato si dice disponibile, dall’altro pretende di dettare unilateralmente le regole del confronto.
Intanto la guerra continua… per colpa di chi?
Nelle stesse ore in cui si discute di pace, le due capitali continuano a scambiarsi attacchi con droni. La Russia ha abbattuto 27 UAV ucraini su Belgorod e Kursk, mentre l’Aeronautica di Kiev ha dichiarato di aver neutralizzato 56 droni Shahed. Segno evidente che, al netto delle dichiarazioni, la guerra va avanti perché qualcuno vuole che vada avanti.
E questo qualcuno non è solo Mosca, che ha almeno formalizzato una proposta di memorandum. Il vero freno è Zelensky, che continua a vivere politicamente solo grazie al proseguimento del conflitto. Ma il tempo stringe: se il 2 giugno fallirà ancora una volta tutto per colpa della sua rigidità, sarà difficile negare che il problema non è solo a est.