Viganò denuncia lo IOR: “Sottratti fondi per la carità”
6 Mag 2025 - Italia
L’ex nunzio scomunicato annuncia un’azione legale contro la banca vaticana e coinvolge Parolin: “Ho le prove. Voglio giustizia per il bene sottratto ai poveri”.

L’azione legale contro lo Istituto per le Opere di Religione
Monsignor Carlo Maria Viganò, arcivescovo già nunzio apostolico negli Stati Uniti e voce tra le più critiche del pontificato di Jorge Mario Bergoglio, ha annunciato attraverso un comunicato ufficiale di aver dato mandato ai propri legali di intraprendere un’azione giudiziaria nei confronti dello IOR, l’Istituto per le Opere di Religione, e di un prelato della Curia Romana. Il motivo: la presunta appropriazione indebita di “ingenti valori depositati presso lo IOR e già destinati a opere di carità”.
Nel testo, pubblicato via social il 5 maggio 2025, l’arcivescovo informa che il ricorso è stato depositato presso il Tribunale civile di Roma e che sarà richiesta una rogatoria internazionale per ottenere dalle autorità vaticane il sequestro preventivo e cautelare dei fondi in questione.
Parolin tra i testimoni indicati
Di particolare rilievo è la scelta di Viganò di indicare come testimone chiave il cardinale Pietro Parolin, già Segretario di Stato vaticano, insieme ad altri esponenti della gerarchia. Secondo quanto affermato dall’arcivescovo, vi sarebbero già documenti – anche in possesso dello stesso Parolin – a conferma della sua ricostruzione. “Si chiederanno tutte le perizie – oltre a quelle già acquisite – necessarie a valutare le responsabilità e la condotta delle persone coinvolte”, scrive Viganò.
Un conflitto che viene da lontano
L’azione legale si inserisce in un contesto ormai noto: quello dello scontro aperto tra Viganò e l’attuale vertice della Chiesa. Il prelato è stato infatti scomunicato nel luglio 2024 dal Dicastero per la Dottrina della Fede per “scisma”, a seguito delle sue posizioni critiche sul Concilio Vaticano II e del suo rifiuto pubblico di riconoscere l’autorità di Papa Francesco. In quella occasione, Viganò aveva parlato di “una medaglia al valore” e aveva ribadito la sua fedeltà alla Tradizione della Chiesa, in netta contrapposizione con l’agenda progressista dominante.
Le implicazioni di una denuncia inedita
Se confermate, le accuse avanzate da Viganò aprirebbero scenari delicati sul piano giuridico e soprattutto morale, sollevando dubbi sulla trasparenza nella gestione dei fondi destinati alla carità. Da più parti, anche nel mondo laico, si osserva con attenzione il caso, che potrebbe coinvolgere dinamiche poco note della macchina finanziaria vaticana.
Nel frattempo, da parte del cardinale Parolin non sono arrivate risposte ufficiali nel merito delle accuse, sebbene in passato abbia manifestato “rammarico” per la deriva intrapresa dall’ex nunzio, una figura che per anni aveva servito con prestigio la diplomazia vaticana.
Un caso che farà discutere
La decisione di Viganò di intraprendere la via giudiziaria segna un nuovo livello di rottura tra l’anima tradizionale e quella modernista della Chiesa cattolica. È la prima volta, a memoria recente, che un arcivescovo promuove un’azione civile contro lo IOR, sollevando un caso che – al di là della verità giudiziaria – avrà inevitabilmente riflessi anche sul piano ecclesiale e pubblico.
In un’epoca in cui l’opacità della finanza vaticana è ancora oggetto di critiche, anche da parte di osservatori indipendenti, le accuse mosse da Viganò riaprono interrogativi mai sopiti e pongono una sfida seria alla credibilità di un’istituzione che, almeno formalmente, si proclama al servizio del bene comune e della carità.