L’Ue indaga sulle lobby green: prima vittoria della destra
21 Giu 2025 - Europa
Dopo mesi di pressioni, l’Europarlamento approva un gruppo di lavoro per fare luce sui fondi pubblici concessi alle ONG ambientaliste che hanno influenzato il Green Deal. La destra parla di “sistema ideologico e opaco costruito da Timmermans”.

Un sistema di potere verde costruito nell’ombra
Per anni, il Green Deal europeo è stato presentato come un capolavoro di progresso ambientale. Oggi, grazie all’iniziativa della destra conservatrice, sta emergendo invece una verità inquietante: quel piano, ideato da Frans Timmermans e imposto all’Europa intera, sarebbe stato in buona parte scritto, sostenuto e promosso da una rete opaca di lobby verdi finanziate direttamente dalla Commissione Europea. Parliamo di milioni di euro pubblici concessi a ONG dichiaratamente ideologizzate per influenzare le decisioni politiche.
I contratti segreti con le ONG ambientaliste
Lo scandalo è emerso dopo un’inchiesta rilanciata dal quotidiano *De Telegraaf*, secondo cui Bruxelles avrebbe stanziato oltre 700.000 euro a enti come l’European Environmental Bureau per fare pressione su eurodeputati e governi affinché approvassero la controversa legge sulla restaurazione della natura. In realtà, le cifre totali potrebbero essere ben superiori: alcuni esponenti dell’ECR parlano di un sistema che avrebbe mosso fino a 750 milioni di euro. Non per finanziare la ricerca, ma per plasmare l’opinione pubblica e spingere l’agenda ecologista in modo ideologico e antidemocratico.
La difesa traballante della Commissione
La Commissione Europea ha reagito con la consueta arroganza burocratica: secondo il Commissario Piotr Serafin, i finanziamenti sarebbero “formalmente corretti” perché ricompresi nel programma LIFE. Ma ammette che, se venissero confermate attività di lobbying diretto verso le istituzioni, si tratterebbe di un comportamento “inopportuno”. Intanto, una parte della stampa mainstream corre a spegnere l’incendio, come *Politico*, che si affretta a dichiarare che non sono emerse prove di manipolazione diretta. Una narrazione che sa tanto di insabbiamento.
La risposta della destra: serve trasparenza, basta fondi alle lobby ideologiche
Fratelli d’Italia, insieme ai partner del gruppo ECR e Identità e Democrazia, ha presentato una richiesta formale per aprire una vera commissione d’inchiesta parlamentare. Non un gruppo di lavoro senza poteri, ma un organo con la forza di convocare testimoni, esaminare documenti riservati e portare alla luce ogni dettaglio di questa rete di influenza. La sinistra e i centristi del PPE e Renew, però, hanno subito affossato l’iniziativa, proponendo un comodo compromesso: un “Scrutiny Working Group”, interno alla Commissione CONT, con poteri limitati e durata di sei mesi.
Procaccini (FdI): “I cittadini devono sapere chi scrive le leggi”
Il vicepresidente del gruppo ECR, Nicola Procaccini, è stato chiaro: «Quando delle ONG ricevono finanziamenti pubblici e poi fanno pressione su chi decide le leggi, si è superato ogni limite democratico». Una posizione condivisa anche dai partiti del gruppo PfE, che ora invocano l’istituzione di una commissione TRAC, con il compito di verificare ogni caso di corruzione, influenza indebita e commistione tra ONG e Commissione, inclusa la presidente Ursula von der Leyen.
Il progetto green sotto accusa: agenda ideologica e fallimenti pratici
Il Green Deal non è solo un’operazione politica fallimentare in termini economici e sociali: è anche il risultato di un condizionamento ideologico sistematico che ha portato a una legislazione spesso scollegata dalla realtà, dannosa per agricoltori, imprese, famiglie. Dietro la retorica del “salvare il pianeta”, si nasconde un’architettura autoritaria e tecnocratica che ha tentato di imporre all’Europa uno stile di vita, un’economia e perfino un sistema culturale unico.
La battaglia per la verità è appena cominciata
L’approvazione del gruppo di lavoro – seppur con poteri limitati – rappresenta un primo passo verso la trasparenza. Ma non basta. La destra europea, con determinazione, continuerà a chiedere chiarezza: i cittadini europei meritano di sapere se il Green Deal è stato scritto nei palazzi della Commissione o nei retrobottega delle ONG radicali. L’epoca dell’ambientalismo imposto dall’alto, con i soldi dei contribuenti, deve finire.