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Ucraina, abbattuto un Su-34 russo: guerra di nervi tra propaganda e realtà

- Europa

Dall’abbattimento di un caccia russo alla chiusura di un aeroporto europeo per droni, la guerra tra Kiev e Mosca si combatte sempre più anche sul terreno della propaganda e della sicurezza civile.

Ucraina, abbattuto un Su-34 russo: guerra di nervi tra propaganda e realtà

📋 Riassunto dell'articolo

L’Ucraina annuncia l’abbattimento di un caccia russo Su-34 a Zaporizhzhia, mentre la Danimarca chiude l’aeroporto di Aalborg per droni nello spazio aereo. Mosca accusa Kiev di voler colpire infrastrutture energetiche e avverte l’Europa. La guerra si gioca non solo sul fronte militare ma anche nella propaganda e nella sicurezza europea.

Zaporizhzhia, il nuovo fronte della propaganda

Nelle prime ore del mattino Kiev ha annunciato di aver abbattuto un caccia russo Su-34 nella regione di Zaporizhzhia. L’aereo, secondo le fonti ucraine, stava conducendo missioni di bombardamento con ordigni guidati. È un annuncio che ha subito fatto il giro delle agenzie internazionali, ma che rientra in una dinamica ormai consolidata: ogni successo militare, reale o presunto, diventa immediatamente un’arma propagandistica da brandire per tenere alta la morale interno e mantenere viva l’attenzione dei partner occidentali.
Il Su-34 non è un velivolo qualunque: è uno degli strumenti più moderni dell’aeronautica russa, progettato per operazioni a lungo raggio. Se davvero fosse stato abbattuto, sarebbe un colpo di immagine più che strategico, perché la potenza militare di Mosca resta sostanzialmente intatta sul fronte meridionale. La stessa regione di Zaporizhzhia continua a essere una delle aree dove l’avanzata russa non si è mai fermata, segno che la partita militare resta ben lontana dall’essere a favore di Kiev.

Droni e allarmi in Europa: l’incognita nordica

Nelle stesse ore, molto più a nord, l’Europa ha conosciuto un altro segnale inquietante: l’aeroporto di Aalborg in Danimarca è stato chiuso a causa dell’avvistamento di droni nello spazio aereo. Un episodio che ricorda quanto accaduto già a Copenaghen e che mette in luce un problema irrisolto: la vulnerabilità delle infrastrutture civili europee in un contesto di guerra ibrida.
Difficile dire se dietro vi sia un’azione diretta collegata al conflitto in Ucraina o episodi isolati. Ma l’effetto politico è chiaro: l’opinione pubblica europea prende coscienza che la guerra non è più un evento lontano, bensì un rischio che può riflettersi anche sui cieli di casa.

La linea di Mosca e l’accusa a Kiev

Su questo terreno si innestano le parole di Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Esteri russo, che ha parlato di possibili attacchi ucraini a infrastrutture energetiche come gasdotti e depositi. Per Mosca, questi sarebbero veri e propri atti di terrorismo, con un messaggio indiretto all’Unione Europea: sostenere Kiev significa esporsi a ritorsioni che colpiscono la vita quotidiana dei cittadini.
In realtà, si tratta di una classica guerra di nervi. Kiev cerca di mostrare i muscoli per convincere i suoi sponsor che resiste. Mosca, invece, rilancia l’idea che l’Ucraina sia pronta a colpire non solo obiettivi militari ma anche infrastrutture civili, cercando così di logorare il sostegno europeo.

Una guerra che va oltre i fronti

Il conflitto è ormai diventato un mosaico di azioni militari, propaganda e battaglie mediatiche. L’abbattimento di un aereo, l’avvistamento di droni, la dichiarazione di un portavoce: tutto diventa parte di una narrazione dove non conta solo chi avanza sul terreno, ma chi riesce a imporre la propria versione dei fatti.
Mentre l’Occidente continua a inviare armi e denaro a Kiev, l’impressione è che Mosca resti capace di dettare i tempi e scegliere i fronti. Le incursioni tecnologiche, come quelle con i droni, mostrano quanto fragile sia l’Europa di fronte a un conflitto che rischia di travolgere non solo le trincee ucraine, ma anche la sicurezza del continente.

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