Trump trascina la NATO verso il riarmo totale
26 Giu 2025 - Mondo
Donald Trump torna protagonista della scena internazionale: al vertice NATO de L’Aja, impone un nuovo paradigma difensivo con il 5% del PIL da destinare alla sicurezza entro il 2035. L’Alleanza Atlantica si trasforma sotto la sua influenza, tra nuove tensioni, ridefinizione dei rapporti con l’Ucraina e segnali forti all’Iran e alla Cina.

Trump comanda il vertice da leader ombra
Anche senza una carica ufficiale nel comando NATO, Donald Trump ha dominato il summit dell’Alleanza Atlantica svoltosi a L’Aja il 24 e 25 giugno. La sua impronta si è sentita in ogni passaggio cruciale: la nuova soglia minima di spesa militare fissata al 5% del PIL entro il 2035 è frutto diretto della sua strategia di reindustrializzazione bellica e di contenimento simultaneo di Russia, Iran e Cina.
I diplomatici europei, secondo numerose fonti, avrebbero costruito l’agenda “intorno a lui”. Le telecamere hanno colto momenti informali eloquenti: il segretario generale Mark Rutte, già premier olandese e ora successore di Stoltenberg, lo ha scherzosamente chiamato “Daddy” durante una conferenza stampa. Una definizione che ha fatto discutere, ma che fotografa la nuova centralità dell’ex presidente USA, tornato de facto al centro dell’Alleanza.
Una svolta strategica: il 5% del PIL in difesa
Il cuore politico del vertice è stato l’accordo sull’aumento della spesa militare. Si passerà dal 2% del PIL, mai del tutto rispettato da molti membri, a un obiettivo del 5% entro il 2035: 3,5% destinato alle capacità operative e all’ammodernamento delle forze armate, e 1,5% per la resilienza interna, dalle infrastrutture critiche alla cybersecurity.
Trump ha salutato la decisione come “storica” e “non negoziabile”: secondo fonti interne, avrebbe minacciato di “rivedere il ruolo americano nella difesa dell’Europa” in assenza di un impegno strutturale da parte dei partner europei. Una linea dura che ha costretto anche i governi più riluttanti a firmare, con l’unica eccezione della Spagna, che ha negoziato un’esenzione mantenendo il suo tetto al 2,1%.
Zelensky-Trump: un incontro che cambia la postura NATO
Particolare attenzione ha suscitato il bilaterale tra Donald Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, definito “lungo e sostanziale” da entrambe le delegazioni. Trump ha mostrato disponibilità all’invio di ulteriori sistemi Patriot, ma ha chiesto una maggiore trasparenza sull’uso degli aiuti e un piano chiaro per l’uscita dal conflitto.
Nella dichiarazione finale del vertice, la parola “Russia” è stata utilizzata con cautela, quasi a segnare un cambio di tono rispetto alla retorica più aggressiva dei vertici precedenti. È evidente la volontà di Trump di tenere aperti canali negoziali in vista di un possibile cessate il fuoco, ma senza abbandonare la linea del riarmo difensivo.
Asia-Pacifico osserva, l’Australia si defila
Il vertice ha visto anche la partecipazione di Paesi partner della regione Indo-Pacifica. Tuttavia, l’Australia ha deciso di inviare solo il vicepremier Richard Marles, un gesto interpretato da molti analisti come un segnale di disallineamento strategico con la nuova linea atlantica trainata da Washington.
Questa scelta è apparsa ancor più significativa nella “foto di famiglia”, dove l’assenza del premier Anthony Albanese è apparsa come un messaggio implicito sull’equilibrio tra Cina e USA nell’Oceano Pacifico. La NATO, sotto l’impulso trumpiano, sembra destinata ad assumere un ruolo crescente anche nello scenario asiatico.
Sicurezza totale: L’Aja blindata come in guerra
La capitale olandese è stata completamente militarizzata per l’evento. Con un’operazione chiamata “Orange Shield”, oltre 27.000 unità tra esercito e polizia hanno garantito la sicurezza. Sorveglianza aerea, droni, controlli biometrici: un apparato che ha ricordato più un vertice da tempo di guerra che una conferenza diplomatica.
Questa imponente presenza di forze armate ha anche avuto un valore simbolico: la NATO si percepisce in stato di allerta permanente. Ed è proprio questo l’obiettivo implicito del nuovo paradigma strategico che Trump ha imposto: trasformare la difesa in deterrenza assoluta, in un contesto multipolare instabile dove gli Stati Uniti tornano a guidare senza compromessi.
L’Alleanza torna Atlantica
Il vertice dell’Aja segna un ritorno deciso alla visione originaria della NATO come alleanza militare trainata dagli Stati Uniti, non più come piattaforma multilaterale a leadership condivisa. Trump ne è il protagonista indiscusso: pragmatismo, pressione economica e ristrutturazione strategica sono i pilastri della sua nuova dottrina transatlantica.
La NATO, sotto la sua influenza, torna ad armarsi non solo per dissuadere Russia e Iran, ma per riaffermare la supremazia industriale e militare dell’Occidente — quello trumpiano, non quello progressista. E se l’Europa vuole contare, ora deve investire. A caro prezzo.