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Trump sfida Maduro: gli Stati Uniti schierano la portaerei Ford nei Caraibi

- Geopolitica

Con la USS Gerald R. Ford, Trump lancia il più grande dispiegamento navale dai tempi della Guerra del Golfo. Obiettivo: spezzare la rete militare e criminale di Maduro e riaffermare la supremazia americana nell’emisfero occidentale.

Trump sfida Maduro: gli Stati Uniti schierano la portaerei Ford nei Caraibi

📋 Riassunto dell'articolo

La portaerei USS Gerald R. Ford guida il più imponente schieramento navale USA degli ultimi decenni nei Caraibi. L’amministrazione Trump punta a neutralizzare la minaccia venezuelana e a ristabilire l’ordine strategico nel continente americano.

La proiezione di potenza americana

Dopo anni di ritirata strategica, Donald Trump riporta la Marina statunitense al centro del gioco globale. La USS Gerald R. Ford, la più avanzata portaerei del mondo, ha lasciato il Mediterraneo per dirigersi verso i Caraibi, accompagnata da tre cacciatorpediniere classe Arleigh Burke, navi di rifornimento e un sottomarino d’attacco nucleare. È una formazione d’urto con capacità di combattimento senza precedenti nella regione.
Il gruppo d’attacco Ford dispone di oltre 700 celle di lancio verticale (VLS), da cui possono essere lanciati missili Tomahawk, SM-6 e ESSM per colpire obiettivi terrestri, aerei o navali. A bordo operano più di 70 velivoli, tra cui caccia F/A-18 Super Hornet, aerei radar E-2D Hawkeye, elicotteri antisommergibile MH-60R Seahawk e velivoli da supporto logistico C-2A Greyhound.
Secondo il colonnello Mark Cancian del Center for Strategic and International Studies, l’insieme di mezzi e capacità “non è compatibile con una semplice missione di sorveglianza. È un assetto concepito per condurre operazioni di attacco su vasta scala”.

Il teatro operativo e gli obiettivi

L’area caraibica è oggi attraversata da tre direttrici strategiche: il contrasto al narcotraffico, la sicurezza marittima e la deterrenza contro regimi ostili. Il Venezuela di Nicolás Maduro rappresenta il punto più critico di tutte e tre.
Le basi missilistiche di Paraguaná e le postazioni radar costiere venezuelane vengono considerate dai comandi americani infrastrutture dual-use, ossia civili e militari insieme, e potenziali obiettivi di un attacco preventivo. Secondo fonti del Pentagono, eventuali azioni aeree o missilistiche potrebbero concentrarsi su questi impianti, insieme a centri di stoccaggio carburante e depositi di armamenti, con l’obiettivo di neutralizzare la catena logistica militare di Caracas senza bisogno di una presenza di terra.
A Porto Rico e Curaçao sono stati segnalati movimenti di mezzi corazzati leggeri e reparti di Marines destinati all’evacuazione di civili americani, mentre la Guardia Costiera coordina il pattugliamento delle rotte che collegano la costa venezuelana ai Caraibi orientali.

L’effetto Ford: deterrenza, non invasione

Contrariamente alle interpretazioni più allarmistiche, la forza d’urto guidata dalla Ford non è strutturata per una invasione anfibia di larga scala. Manca infatti l’appoggio di brigate di fanteria e mezzi da sbarco pesanti. La sua funzione è di deterrenza e pressione strategica: mostrare la capacità di colpire in qualunque momento, riducendo la libertà d’azione di Maduro e costringendolo a negoziare.
La potenza della Ford risiede nella continuità operativa. Grazie ai reattori nucleari A1B e alle navi di rifornimento, può restare in mare per mesi, sostenendo missioni aeree quotidiane. Ogni cacciatorpediniere di scorta dispone di sensori Aegis e radar SPY-1D, capaci di seguire simultaneamente centinaia di bersagli.
In parallelo, l’aviazione statunitense ha schierato uno stormo di bombardieri B-1B Lancer provenienti da Dyess AFB, Texas, pronti a operare da basi alleate nei Caraibi. Si tratta di aerei capaci di trasportare fino a 24 missili da crociera JASSM-ER a lunga gittata.

La risposta del regime venezuelano

A Caracas, la tensione è ormai palpabile. Il Parlamento controllato da Maduro ha dichiarato “persona non grata” la premier di Trinidad e Tobago, Kamla Persad-Bissessar, per aver consentito l’attracco di una nave da guerra statunitense. La decisione, approvata all’unanimità, è un gesto più simbolico che effettivo: il governo venezuelano sa di non poter reggere un confronto militare diretto con Washington.
Maduro ha sospeso i contratti per il gas con l’arcipelago e mobilitato l’esercito lungo le coste di Sucre e Nueva Esparta. Ma gli analisti ritengono che l’apparato militare venezuelano, composto in larga parte da reparti politicamente affidabili ma tecnologicamente obsoleti, non sarebbe in grado di contrastare neppure una campagna missilistica di pochi giorni.

Un ritorno alla dottrina Monroe

La mossa di Trump non è solo militare, ma dottrinaria. Rappresenta il ritorno della Dottrina Monroe in chiave XXI secolo: il continente americano come spazio strategico esclusivo degli Stati Uniti. Dopo anni di debolezza e di penetrazione cinese, l’America riafferma la propria egemonia sul “cortile di casa”, mostrando ai rivali globali che nessun regime socialista o filo-russo avrà mano libera nella regione.
Il dispiegamento della Ford serve anche da monito all’Europa: mentre le cancellerie occidentali esitano su ogni crisi, Washington agisce e proietta forza reale. La portaerei diventa così il simbolo della nuova politica trumpiana: pace attraverso la potenza, non attraverso compromessi infiniti.

Fonti

The Guardian – Pentagon deploys top aircraft carrier as Trump militarisation of Caribbean ratchets up
AP News – US warship docks in Trinidad and Tobago, putting more pressure on Venezuela
Reuters – US to escalate military presence in South America with aircraft carrier group
CSIS – US Carrier in the Caribbean: A Step Closer to War?
Business Insider – US Navy’s Caribbean deployment reaches unprecedented scale

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