Patriot a Kiev, ma con il portafoglio aperto
Donald Trump ha confermato che gli Stati Uniti forniranno all’Ucraina i sistemi di difesa antiaerea Patriot, considerati fondamentali per contrastare i massicci bombardamenti russi. “Invieremo loro dei Patriot, di cui hanno disperatamente bisogno”, ha dichiarato il presidente americano, aggiungendo subito dopo: “Non ho ancora deciso il numero, ma li avranno perché hanno bisogno di protezione”.
Non si tratta, tuttavia, di un ritorno all’assistenzialismo militare che ha contraddistinto la presidenza Biden: Trump ha voluto sottolineare che “Kiev pagherà tutto al 100%”, lasciando intendere che l’era dei finanziamenti a fondo perduto è finita. Una linea di principio che ricalca la dottrina dell’“America First”: supporto sì, ma senza gravare sui contribuenti statunitensi.
Accordo allargato con la NATO
Secondo quanto trapela da fonti vicine alla Casa Bianca, il pacchetto non si limiterà ai Patriot, ma includerà “vari equipaggiamenti militari molto sofisticati”. Trump ha lasciato intendere che l’operazione rientra in un’intesa più ampia con l’Alleanza Atlantica, che sarà chiamata a coprire parte dei costi.
Un passaggio significativo, soprattutto alla vigilia dell’incontro bilaterale con il nuovo segretario generale della NATO, l’olandese Mark Rutte. Il segnale è chiaro: Washington resta leader militare dell’Occidente, ma chiede ai partner europei di contribuire in modo più incisivo, sia politicamente che economicamente.
Rapporti tesi con Putin: “Deluso, è inaffidabile”
Trump, che in passato aveva vantato un rapporto pragmatico con il presidente russo, ha oggi usato toni duri: “Putin ha davvero sorpreso molte persone. Parla gentilmente e poi alla sera bombarda tutti”. Una frase che segna una presa di distanza chiara, forse preludio a un inasprimento delle politiche verso Mosca.
Il presidente ha anche accennato a un annuncio imminente su nuove misure contro la Russia: “Ho un’importante dichiarazione da fare”. Non si esclude un ulteriore pacchetto sanzionatorio o una ridefinizione delle rotte commerciali in chiave anti-russa.
Sanzioni commerciali: ipotesi dazi al 500%
Rispondendo a una domanda sulla proposta del senatore Lindsey Graham di imporre dazi fino al 500% ai Paesi che continuano a fare affari con la Russia, Trump non ha chiuso la porta: “La stiamo studiando molto attentamente”. Una misura che colpirebbe duramente anche nazioni europee ed emergenti tuttora ambigue nel loro posizionamento sul conflitto ucraino.
Una nuova dottrina di potenza selettiva
Quello che emerge è un cambio di paradigma: gli Stati Uniti non rinunciano al ruolo di superpotenza militare, ma vogliono esercitarlo secondo una logica di reciprocità. Niente più assegni in bianco: chi vuole difendersi deve anche contribuire.
Il pragmatismo trumpiano, già noto per aver ridimensionato l’impegno militare in Medio Oriente e per aver favorito la pace attraverso la deterrenza, torna protagonista anche nel dossier ucraino. Difendere l’Europa sì, ma a condizioni nuove. E forse più efficaci.