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Trump rilancia i dazi: l’America al bivio tra isolazionismo e libero mercato

23 Mag 2025 - USA

Il presidente USA annuncia nuovi dazi del 50% sull’Europa: mercati in calo, imprese in allarme. L’UE risponde con fermezza. Dietro la retorica protezionista, si profila una sfida all’ordine economico liberale costruito in 70 anni.

Trump rilancia i dazi: l’America al bivio tra isolazionismo e libero mercato

Trump rilancia i dazi contro l’Europa: una minaccia per la stabilità dei mercati globali

Con l’annuncio di nuovi dazi commerciali contro l’Unione Europea, Donald Trump riporta lo spettro di una guerra commerciale nel cuore dell’Occidente. Il presidente americano ha dichiarato che, a partire dal 1° giugno 2025, verranno applicati dazi del 50% su tutte le merci europee, motivando la decisione con l’asserita mancanza di progressi nei colloqui commerciali transatlantici.

L’annuncio, diffuso tramite Truth Social, ha immediatamente agitato i mercati finanziari, con una reazione a catena che ha colpito le principali piazze borsistiche sia in Europa sia negli Stati Uniti.

Le ragioni del protezionismo trumpiano

Il surplus commerciale dell’UE con gli Stati Uniti, secondo Trump, rappresenta una forma di concorrenza sleale. Ma piuttosto che rafforzare la competitività americana con investimenti e innovazione, l’attuale amministrazione sembra intenzionata a percorrere la strada dei dazi punitivi. Una scelta che ignora l’interdipendenza delle economie globali e rischia di tradursi in danni diffusi per imprese e consumatori.

Bruxelles risponde con fermezza

La Commissione Europea ha prontamente replicato alle minacce, sottolineando la disponibilità a trattare ma escludendo ogni tipo di pressione unilaterale. “Rispetto, non ricatti”, è stato il messaggio proveniente da Bruxelles. Non si tratta solo di una questione economica, ma di un principio: le relazioni internazionali non possono essere governate a colpi di tweet o post su social alternativi.

Mercati nervosi, imprese penalizzate

Le Borse europee hanno reagito con un netto calo: Francoforte, Parigi e Milano hanno registrato perdite superiori all’1,5%. Anche l’indice S&P 500 ha ceduto terreno. L’effetto domino potrebbe essere notevole, specialmente nei settori più esposti all’export europeo verso gli USA: auto, moda, agroalimentare e farmaceutico.

Questi dazi rischiano di alimentare nuove pressioni inflazionistiche, proprio mentre le economie occidentali stavano cercando di consolidare la ripresa post-pandemia.

Il prezzo politico dell’isolazionismo

I dazi non sono solo un errore economico: rappresentano una scelta politica miope. Tornare a politiche commerciali da guerra fredda, in un mondo segnato da sfide globali comuni — dalla transizione energetica all’intelligenza artificiale — significa rinunciare a una visione multilaterale e cooperativa.

Imporre barriere commerciali, come ventilato anche contro Apple, rischia di compromettere catene globali di valore, riducendo l’attrattività degli Stati Uniti come polo industriale e tecnologico.

Una riflessione necessaria sull’ordine globale

Il liberalismo economico ha garantito decenni di prosperità, stabilità e innovazione. Le tensioni tra USA e UE vanno affrontate in un’ottica di cooperazione strategica, non di rivalità. Serve oggi più che mai una leadership che sappia coniugare sovranità e apertura, sicurezza economica e scambio equo.

Se davvero Trump intende rendere l’America più forte, la strada non può passare da una chiusura doganale, ma da un rilancio intelligente dell’economia, aperta al mondo e protagonista nel definire le regole della nuova globalizzazione.

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