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Trump ottiene una prima vittoria: la Corte d’Appello sospende lo stop ai dazi

30 Mag 2025 - Finanza

La guerra commerciale difensiva voluta da Trump resta per ora intatta: la Corte d’Appello federale congela la sentenza che avrebbe bloccato i dazi imposti contro Cina, Messico e Canada.

Trump ottiene una prima vittoria: la Corte d’Appello sospende lo stop ai dazi

Una sospensione che cambia lo scenario

Per ora i dazi imposti dal presidente americano Donald Trump non verranno rimossi. La Corte d’Appello federale ha concesso una sospensione temporanea della sentenza del Tribunale del Commercio Internazionale, garantendo così la sopravvivenza delle misure tariffarie in attesa di ulteriori sviluppi.
La decisione rappresenta un primo successo per la Casa Bianca che aveva subito contestato la pronuncia dei giudici di primo grado, bollata come “politicamente motivata”.

La sentenza contestata: il Tribunale mette in discussione l’autorità presidenziale

Tutto nasce dalla decisione della United States Court of International Trade, composta da tre giudici (tra cui uno nominato proprio da Trump), che aveva stabilito che l’ex presidente non poteva applicare unilateralmente dazi così pesanti senza passare dal Congresso.
Il tribunale aveva ordinato uno stop alle tariffe imposte contro Cina (30%), Messico e Canada (25%), e a quelle del 10% su altre merci, citando un abuso dell’International Emergency Economic Powers Act. Erano escluse dallo stop le tariffe al 25% su acciaio, alluminio, auto e componenti, applicate invece sotto l’espansione del Trade Expansion Act.

La risposta della Casa Bianca: ricorso immediato

Non si è fatta attendere la replica dell’amministrazione Trump. La portavoce Karoline Leavitt ha denunciato un attacco all’autorità presidenziale, parlando di “usurpazione” da parte della corte.
Il Dipartimento di Giustizia ha chiesto e ottenuto il congelamento dell’ordinanza, mentre l’intera vicenda potrebbe ora approdare alla Corte Suprema.

Trump: “Una sentenza politica che mina la sovranità americana”

Sul social Truth, Donald Trump ha attaccato duramente i giudici: “È solo odio per Trump? Quale altra ragione potrebbe esserci?”.
Per il presidente, si tratta di un tentativo deliberato da parte della “sinistra radicale” di sabotare gli interessi economici degli Stati Uniti.

“La decisione del Tribunale è finanziariamente disastrosa. Migliaia di miliardi di dollari verrebbero persi. Ma ora la Corte d’Appello ha fatto il suo dovere”, ha scritto.

Trump ha concluso rivendicando il potere del presidente di agire nell’interesse nazionale anche sul piano economico:

“Il presidente deve poter proteggere l’America da chi cerca di danneggiarla. Non si può governare con giudici attivisti politicizzati.”

Un braccio di ferro che va oltre la giustizia

Questo caso non è solo una questione legale. È il simbolo di una battaglia più ampia: quella tra la visione globalista e permissiva dell’establishment progressista, e la strategia sovranista di Trump, basata sul protezionismo e sulla tutela del lavoro e della produzione americana.
I dazi, al di là della loro efficacia economica, rappresentano un pilastro identitario del trumpismo: uno strumento di autodifesa in un contesto internazionale dove altri Paesi—Cina in primis—non esitano a violare regole e trattati per trarne vantaggi.

In attesa della Corte Suprema

Toccherà ora alla Corte Suprema degli Stati Uniti valutare se la sentenza iniziale debba essere definitivamente confermata o annullata. Una cosa però è certa: Trump ha già trasformato la questione in una bandiera della sua campagna presidenziale.
In un momento in cui le tensioni commerciali con la Cina sono tornate al centro del dibattito globale, il tycoon rivendica il diritto di difendere la sovranità economica americana con ogni mezzo.

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Articolo scritto da:
Redazione - Il Politico

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