Trump invita Orban e Meloni alla cerimonia di insediamento: Xi Jinping declina
13 Dic 2024 - USA
l presidente cinese non sarà presente al giuramento del 20 gennaio. Trump rafforza i legami con i leader sovranisti, mentre Pechino adotta una strategia prudente.
La mancata partecipazione di Xi Jinping: scelta o strategia?
Il presidente cinese Xi Jinping ha declinato l’invito alla cerimonia di insediamento di Donald Trump, che si terrà a Washington il prossimo 20 gennaio. La notizia, riportata da fonti americane come la CNN e la CBS, conferma l’intenzione del leader cinese di mantenere una certa distanza dal nuovo presidente americano, nonostante l’invito fosse stato esteso già a novembre, subito dopo la vittoria elettorale di Trump.
Il rifiuto di Xi non può essere letto come un semplice disinteresse. In un contesto di crescenti tensioni tra Washington e Pechino, dalla guerra commerciale alle dispute sul ruolo della Cina nel Pacifico, l’assenza del leader asiatico appare una scelta strategica. Evitare di essere associato troppo apertamente a Trump potrebbe rappresentare per Xi un modo per non esporsi a critiche interne, considerando la retorica dura che Trump ha spesso usato contro il regime cinese.
Gli altri leader invitati: Orban e Meloni protagonisti
L’amministrazione Trump ha voluto imprimere un segnale chiaro invitando leader internazionali di riferimento per il fronte conservatore globale. Tra gli invitati spiccano Viktor Orbán, primo ministro ungherese e amico ideologico di Trump, e Giorgia Meloni, premier italiana e figura di punta del movimento sovranista in Europa.
Orbán, reduce da un incontro a Mar-a-Lago con l’ex presidente, sta valutando se partecipare alla cerimonia, mentre Meloni, incontrata da Trump a Parigi durante il ricevimento all’Eliseo, avrebbe ricevuto l’invito direttamente. Trump ha elogiato la leader italiana definendola “piena di energia” e mostrando grande apprezzamento per il suo operato a livello internazionale.
Un gesto che rompe le convenzioni
L’invito di Trump a leader di spicco del panorama internazionale rappresenta una deviazione significativa rispetto alla tradizione americana. Normalmente, le cerimonie di insediamento non vedono la partecipazione di capi di Stato stranieri, ma questa scelta si inserisce perfettamente nello stile diretto e fuori dagli schemi di Trump.
Da un lato, questi inviti rafforzano i legami con figure che condividono una visione sovranista e conservatrice, dall’altro mostrano una chiara intenzione di ridefinire la centralità americana nello scenario geopolitico, sottolineando l’importanza di una rete di alleati strategici.
Xi Jinping e la Cina: un segnale di debolezza?
L’assenza di Xi potrebbe anche essere interpretata come un segnale di debolezza. La Cina, sotto pressione economica e diplomatica, preferisce evitare scontri diretti con una nuova amministrazione americana che ha già dimostrato di saper giocare duro. Mentre Trump consolida rapporti con leader vicini alla sua visione, Pechino sembra orientata a mantenere una posizione prudente, consapevole che il nuovo mandato potrebbe accentuare ulteriormente il confronto.
Il futuro della politica estera di Trump
Con questo gesto, Trump non solo riafferma la sua leadership sul fronte interno ma invia anche un messaggio chiaro a livello globale: l’America torna al centro della scena con alleati forti e una visione determinata. L’assenza di Xi Jinping non cambia il quadro: la cerimonia del 20 gennaio si preannuncia come l’inizio di una nuova fase, con un’America che guarda avanti senza timori.