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Trump in Arabia Saudita, il ritorno dell’America forte nel Golfo

13 Mag 2025 - USA

Accolto con onori regali a Riad, il presidente Trump inaugura il secondo mandato tornando dove tutto ebbe inizio nel 2017: con i partner arabi per una nuova alleanza energetica, industriale e anti-terrorismo

Trump in Arabia Saudita, il ritorno dell’America forte nel Golfo

Il simbolismo di Riad: Trump riparte da dove aveva tracciato la rotta

Nel cuore del deserto saudita, Donald Trump torna a segnare la geopolitica americana con la concretezza di chi non si piega a compromessi ideologici. Alle 9:49 ora locale, l’Air Force One è atterrato al Royal Terminal dell’aeroporto internazionale di Riad, dove un tappeto viola e gli onori della monarchia saudita hanno accolto il presidente americano per l’apertura del suo primo viaggio internazionale del secondo mandato.

Ad attenderlo, il principe ereditario Mohammad bin Salman (MBS), ormai consolidato interlocutore strategico di Washington, con cui Trump ha condiviso già durante il primo mandato una visione netta: stabilità, cooperazione energetica e lotta comune all’estremismo islamista. La cerimonia del caffè nella sala d’onore dell’aeroporto è più di un rito: è il segnale della continuità di un’alleanza che guarda al futuro dell’Eurasia con pragmatismo.

Un’accoglienza che parla chiaro: Trump è l’uomo del dialogo forte

Le strade della capitale sono tappezzate di bandiere americane e saudite, mentre i caccia F-15 dell’aviazione di Riad hanno scortato l’arrivo del presidente: una scena che rimanda all’accoglienza del 2017, quando Trump fece del mondo arabo il primo interlocutore della sua visione globale, rovesciando l’approccio fallimentare e destabilizzante dell’amministrazione Obama.

La presenza dei media americani al seguito del presidente e la copertura offerta dallo staff di comunicazione, con immagini postate da Dan Scavino, testimoniano una regia perfetta: Donald Trump si presenta ancora una volta come l’unico leader occidentale capace di ottenere rispetto nel mondo arabo senza piegarsi né a ricatti né a ambiguità culturali.

Affari, investimenti e sicurezza: la nuova alleanza strategica

Il programma della visita è denso e orientato al futuro. Nelle prossime ore, il presidente parteciperà a una cerimonia ufficiale con il principe ereditario, a un incontro con i principali CEO sauditi e americani e a una serie di bilaterali volti a rinsaldare l’asse industriale tra Washington e Riad. Sarà inoltre firmato un nuovo accordo presso la Corte Reale, che, secondo fonti vicine all’amministrazione, riguarderebbe sia il settore energetico che la sicurezza regionale.

Centrale sarà il suo intervento al Forum sugli investimenti tra Stati Uniti e Arabia Saudita, dove Trump proporrà una piattaforma congiunta di sviluppo industriale, tecnologia militare e sicurezza energetica che escluda la Cina e limiti l’espansione iraniana. In serata, la visita ai siti storici di Dir’iyah e At-Turaif — simboli della rinascita culturale saudita — e la cena privata con MBS suggelleranno una giornata dal fortissimo peso simbolico.

Un’America che torna protagonista dove contano petrolio e potere

L’incontro tra Trump e Mohammad bin Salman non è solo una celebrazione diplomatica. È un messaggio al mondo: gli Stati Uniti, con Trump, sono tornati ad essere una superpotenza pragmatica, che dialoga con chi produce energia, crea sviluppo e combatte il fanatismo. Dopo anni di debolezza strategica sotto la guida democratica, il secondo mandato trumpiano ricomincia dal Golfo con la fermezza di chi conosce il valore della leadership.

Riad non è una scelta casuale: è la capitale di un mondo che chiede ordine, stabilità e visione. E in Trump, ancora una volta, trova l’interlocutore giusto.

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