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Trump impone la sua legge: Messico e Canada si piegano alle sue richieste

4 Feb 2025 - USA

Con la minaccia dei dazi, Trump costringe Messico e Canada a rafforzare i controlli su immigrazione clandestina e traffico di droga. Schierati 10.000 uomini al confine e potenziati i controlli sulle sostanze illegali. L’America torna a comandare.

Trump impone la sua legge: Messico e Canada si piegano alle sue richieste

Trump detta le regole: chi vuole fare affari con gli USA deve obbedire

Donald Trump l’ha dimostrato ancora una volta: la politica dei muscoli paga. Dopo anni di compromessi fallimentari e diplomazia inconcludente, il Presidente degli Stati Uniti ha imposto con fermezza le proprie condizioni a Messico e Canada, costringendoli a concedere tutto ciò che Washington aveva sempre richiesto ma mai ottenuto. Due Stati che fino a ieri resistevano alle pressioni americane si sono piegati di fronte alla minaccia di dazi pesantissimi e alla determinazione di un leader che non fa sconti.

Il Messico militarizza il confine su ordine di Trump

Il primo a cedere è stato il Messico. Dopo aver tentato di resistere, il governo di Claudia Sheinbaum ha dovuto arrendersi all’evidenza: senza il mercato americano, l’economia messicana sarebbe collassata. Di fronte alla prospettiva di dazi del 25% sulle esportazioni, il Messico ha accettato di implementare una strategia di controllo radicale contro l’immigrazione clandestina e il narcotraffico.

La risposta messicana non si è fatta attendere. Nel giro di pochi giorni, 10.000 uomini della Guardia Nazionale sono stati schierati lungo il confine settentrionale, con il compito di bloccare il flusso di migranti diretti verso gli Stati Uniti e intensificare la lotta ai cartelli della droga. L’immigrazione clandestina ha subito una drastica frenata, con migliaia di clandestini già rimpatriati con procedure accelerate. Parallelamente, le autorità messicane hanno avviato un’offensiva contro il traffico di fentanyl, con sequestri record e arresti di figure chiave nel narcotraffico.

In cambio, gli Stati Uniti hanno offerto solo un generico impegno a contrastare il traffico d’armi verso il Messico, senza alcuna concessione economica. In sostanza, Washington ha ottenuto tutto ciò che voleva senza dare nulla in cambio, dimostrando la forza della strategia trumpiana.

Il Canada si adegua: stretta sui confini e più controlli

Dopo il Messico, anche il Canada ha dovuto piegarsi alla politica del pugno di ferro di Trump. Il primo ministro Justin Trudeau, inizialmente intenzionato a resistere, ha rapidamente compreso che non poteva permettersi uno scontro commerciale con gli Stati Uniti. Minacciato dall’imposizione di pesanti dazi sulle esportazioni canadesi, ha dovuto cedere e accettare misure straordinarie per rafforzare il controllo del confine settentrionale, che negli ultimi anni era diventato un canale preferenziale per il traffico di droga.

Il governo canadese ha annunciato un investimento da 1,3 miliardi di dollari per potenziare la sorveglianza alle frontiere con nuove tecnologie, aumentando il numero di agenti e rafforzando la cooperazione con le autorità americane. La polizia di frontiera è stata dotata di strumenti avanzati per individuare il fentanyl e altre sostanze illegali, intensificando i controlli e rendendo più difficile il passaggio di trafficanti e clandestini. Per dare un segnale forte, Ottawa ha anche deciso di nominare un “Fentanyl Czar”, una figura di alto profilo incaricata esclusivamente di coordinare la lotta a questa piaga.

Si tratta di una vera e propria umiliazione per Trudeau, che per anni aveva cercato di presentarsi come un oppositore ideologico di Trump e promotore di una politica “progressista”. Alla fine, il pragmatismo ha vinto e il Canada ha dovuto adeguarsi alle richieste statunitensi per evitare il crollo delle proprie esportazioni.

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Questi risultati non sono il frutto di lunghi negoziati o compromessi al ribasso, ma la conseguenza diretta di una leadership forte, capace di far rispettare la volontà americana senza accettare ricatti. Durante l’amministrazione Biden, Messico e Canada avevano sempre resistito alle richieste statunitensi, approfittando della debolezza di Washington. Con Trump, la musica è cambiata.

Dazi, minacce economiche e pressioni politiche hanno costretto entrambi i Paesi a piegarsi e ad adottare misure che per anni avevano rifiutato. Chiunque pensasse di poter sfidare la linea dura di Trump ha ricevuto una lezione chiara: chi vuole commerciare con gli Stati Uniti deve rispettarne le regole.

Nel 2025, il messaggio è inequivocabile: l’America non fa più sconti.

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