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Trump avvia la mediazione: la pace in Ucraina passa per Mosca e Riad

13 Feb 2025 - Mondo

Il presidente USA annuncia un vertice con Mosca e rilancia la diplomazia. L’Europa resta spettatrice mentre Trump esclude Kiev dalla NATO e chiede garanzie economiche sugli aiuti americani.

Trump avvia la mediazione: la pace in Ucraina passa per Mosca e Riad

Donald Trump prende in mano il dossier ucraino e avvia una storica iniziativa diplomatica per fermare il conflitto tra Russia e Ucraina. Dopo mesi di inerzia europea e di retorica bellicista da parte dell’Occidente, il presidente degli Stati Uniti ha dimostrato che il dialogo con Mosca non solo è possibile, ma necessario.

Trump riapre il canale con Putin: “Anche lui vuole la pace”

L’annuncio è arrivato dopo una giornata cruciale di contatti ad alto livello. Trump ha avuto una lunga telefonata con Vladimir Putin, durata circa un’ora e mezza, seguita da un colloquio con Volodymyr Zelensky. “Putin vuole la pace, Zelensky vuole la pace e io voglio la pace”, ha dichiarato il leader americano. “Se fossi stato presidente prima, questa guerra non sarebbe mai iniziata”.

Parole che segnano un cambio di passo netto rispetto all’atteggiamento adottato dall’amministrazione Biden e dalla leadership europea, Italia inclusa. Mentre a Washington Trump cerca soluzioni, a Bruxelles e Roma si continua a ignorare la realtà: la pace non arriverà con l’invio di nuove armi o con il prolungamento di un conflitto insostenibile.

Vertice in Arabia Saudita: il nuovo asse per la pace

Trump ha inoltre anticipato che un incontro con Putin è in programma e potrebbe avvenire in Arabia Saudita. “Ci aspettiamo che lui venga qui, io vada lì. Il primo summit sarà probabilmente in Arabia Saudita per porre fine a questa guerra orribile”, ha detto il presidente USA, lasciando intendere che il dialogo con Mosca è già avviato e che il Cremlino è pronto a discutere soluzioni concrete.

A fronte di questi sviluppi, l’Europa appare sempre più marginalizzata e incapace di incidere. L’iniziativa di Trump dimostra che, mentre l’Occidente si è impantanato in una strategia fallimentare, gli Stati Uniti, sotto una leadership forte e pragmatica, possono ancora fare la differenza.

L’Ucraina fuori dalla NATO: un punto fermo per Mosca

Uno degli elementi chiave della trattativa è l’esclusione dell’Ucraina dalla NATO. Trump ha chiarito che l’adesione di Kiev all’Alleanza Atlantica non è un’opzione realistica e che Washington non sosterrà più questa prospettiva. “Putin non lo permetterà e, a dire il vero, per me va bene: basta che la guerra finisca”, ha affermato il presidente USA.

Anche il segretario alla Difesa americano Pete Hegseth ha ribadito che gli Stati Uniti non vedono l’ingresso dell’Ucraina nella NATO come un obiettivo realizzabile. “Qualsiasi garanzia di sicurezza per Kiev dovrà basarsi su forze capaci, europee e non europee, ma non prevedrà il dispiegamento di truppe americane in Ucraina”, ha dichiarato.

Parole che smontano completamente la narrativa imposta dall’Unione Europea e dagli atlantisti italiani, che per anni hanno alimentato l’illusione di una NATO pronta ad accogliere Kiev, senza mai preoccuparsi delle conseguenze reali di questa strategia.

Trump chiede garanzie economiche: “L’Europa paga troppo poco”

Oltre alla questione militare, il presidente USA ha sollevato il nodo dei finanziamenti occidentali all’Ucraina. “Noi abbiamo dato 350 miliardi di dollari a Kiev, mentre l’Europa ha contribuito con appena 100 miliardi, e per giunta sotto forma di prestiti. Non si può continuare così”, ha tuonato Trump.

L’obiettivo di Washington è chiaro: garantire che i soldi investiti in Ucraina tornino sotto forma di accordi economici e sfruttamento delle risorse naturali del paese. Un approccio che smaschera l’ingenuità con cui l’Europa ha gestito la crisi: senza alcuna strategia di rientro, senza reali vantaggi economici, solo con l’ossessione di seguire la linea di Washington, anche quando questa era dettata dalla fallimentare amministrazione Biden.

Putin invita Trump a Mosca: il ritorno della diplomazia

Mosca ha accolto con favore il riavvicinamento, e il Cremlino ha confermato di aver invitato Trump a Mosca per discutere del conflitto e delle prospettive di pace. Il portavoce Dmitry Peskov ha dichiarato che la Russia è pronta a ospitare rappresentanti della Casa Bianca per colloqui diretti.

Questo sviluppo segna un ritorno alla diplomazia pragmatica, quella che in Europa abbiamo sacrificato sull’altare dell’ideologia e del servilismo atlantista. L’Italia, in particolare, sotto il governo Meloni ha perso qualsiasi capacità di dialogo con la Russia, allineandosi a una strategia di totale chiusura che oggi si rivela fallimentare.

Un’Europa senza voce mentre gli USA trattano la pace

Mentre Trump costruisce un percorso per fermare la guerra, l’Europa resta spettatrice impotente, ostaggio di scelte politiche disastrose e di una linea che ha allontanato qualsiasi possibilità di trattativa. Il nostro continente, invece di giocare un ruolo da protagonista, si ritrova relegato a seguire passivamente le decisioni di Washington.

L’Italia, che un tempo aveva canali privilegiati con Mosca, ha rinunciato a qualsiasi autonomia diplomatica, perdendo un’occasione storica di mediazione. Oggi assistiamo alla realtà che molti di noi avevano previsto: il ritorno del dialogo con la Russia sarà inevitabile, ma sarà anche più difficile proprio a causa della linea di totale ostilità che abbiamo adottato negli ultimi anni.

Trump dimostra ancora una volta che la pace si costruisce con la diplomazia, non con l’invio indiscriminato di armi. La sua leadership potrebbe finalmente porre fine a un conflitto che l’Europa, per incompetenza e sudditanza, non è mai stata in grado di affrontare con lucidità.

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