Trump alza il muro: dazi minimi al 10% su tutti i partner commerciali
10 Mag 2025 - USA
Accordo "straordinario" con il Regno Unito, confronto con la Cina, tensioni in Europa: la nuova dottrina commerciale di Trump punta a rafforzare la manifattura americana e negoziare da una posizione di forza.

La nuova dottrina commerciale: dazi strutturali come base
“Ci sarà sempre un minimo del 10%”. È questa la nuova linea guida, semplice e netta, che Donald Trump ha tracciato davanti alla stampa alla Casa Bianca. Non si tratta più di un’arma temporanea, ma di un pilastro strategico. A meno di concessioni “eccezionali”, tutti i Paesi dovranno accettare questa soglia minima come parte integrante di qualunque accordo commerciale con gli Stati Uniti.
La portavoce Karoline Leavitt ha confermato che la misura non riguarda soltanto Londra, ma è destinata a valere per ogni futuro negoziato commerciale, con l’obiettivo di garantire parità, protezione della produzione interna e vantaggio strategico permanente all’industria statunitense.
Accordo con il Regno Unito: 10 miliardi di dollari per Boeing
L’intesa appena siglata con il Regno Unito ha già dato frutti concreti: Trump ha annunciato con entusiasmo un ordine da 10 miliardi di dollari da parte di British Airways per nuovi aerei Boeing, definendo l’accordo “straordinario per entrambi i Paesi”.
Nel suo messaggio su Truth Social, il presidente ha rivendicato il successo della sua linea protezionista, con il consueto sarcasmo rivolto alla stampa liberal: “Faremo una fortuna con i dazi, solo le persone intelligenti lo capiscono”, ha scritto, puntando il dito contro la giornalista Stephanie Ruhle di MSNBC, accusata di mentire per screditare la sua politica economica.
Il braccio di ferro con Pechino: i dazi restano finché non cederanno
La linea dura si conferma anche verso la Cina. In vista dell’incontro in Svizzera tra Washington e Pechino, Leavitt ha ribadito che “Trump non abbasserà i dazi unilateralmente: ci aspettiamo concessioni concrete”. È una strategia chiara: nessuna ritirata senza contropartite reali. Il segretario al Tesoro Scott Bessent sarà il volto operativo del negoziato, ma l’indirizzo resta quello presidenziale: nessun regalo a Pechino.
Con l’Europa il dialogo si apre: telefonata con Merz
L’unico spiraglio diplomatico giunge da Berlino. In una telefonata con il neoeletto cancelliere tedesco Friedrich Merz, Trump ha espresso la volontà di risolvere rapidamente le dispute commerciali con l’Unione Europea. Merz, pur congratulandosi per l’accordo con il Regno Unito, ha sottolineato che “non è possibile trattare con i singoli Stati membri dell’Ue”, ricordando che la politica commerciale è di competenza europea.
Nonostante le divergenze, Merz ha parlato di un colloquio costruttivo: “Trump mi ha invitato a Washington, e sono certo che ne parleremo ancora”. Il cancelliere ha auspicato un dialogo anche su temi non tariffari, come standard tecnologici e riconoscimento normativo, sottolineando che “spesso sono più importanti dei dazi stessi”.
Un’America che tratta da forza industriale, non da consumatore debole
Trump non si limita a difendere gli interessi americani: li rilancia. Il concetto di fondo è che l’America non è più disposta a essere il supermercato del mondo. Con l’imposizione strutturale di dazi minimi, l’ex presidente – e oggi di nuovo leader indiscusso della politica economica USA – riscrive le regole della globalizzazione. Un messaggio chiaro, diretto e potente, in particolare a quei Paesi che hanno tratto vantaggio per decenni dalla debolezza strutturale del mercato americano.