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Todde si aggrappa alla poltrona: secondo ricorso alla Consulta

16 Giu 2025 - Approfondimenti Politici

Nonostante la sentenza del tribunale e l’imbarazzo istituzionale, la presidente della Sardegna rilancia con un nuovo ricorso. Truzzu attacca: “Altro che onestà, si aggrappa alla sedia peggio della vecchia politica”.

Todde si aggrappa alla poltrona: secondo ricorso alla Consulta

Il secondo ricorso della Todde: una battaglia per la poltrona

Alessandra Todde, presidente della Regione Sardegna, non sembra intenzionata a mollare la poltrona. Dopo il primo ricorso alla Corte Costituzionale contro la sua decadenza, la Giunta regionale — con una mozione lampo voluta dalla maggioranza di centrosinistra — ha deliberato un secondo ricorso, nel tentativo di aggirare la sentenza del Tribunale di Cagliari che ha confermato le irregolarità nel suo rendiconto elettorale.

Un’azione che ha tutto il sapore della disperazione politica e che solleva interrogativi profondi: che fine ha fatto quella “diversità morale” tanto sbandierata dal Movimento 5 Stelle? Dove sono finiti gli ideali di trasparenza e legalità dei tempi dei vaffa-day?

Il centrodestra attacca: “una manovra vergognosa per restare incollata alla sedia”

Il commento più duro arriva dall’ex candidato presidente Paolo Truzzu (FdI), che ha parlato apertamente di “blitz disdicevole” e di un “ricorso senza fondamento giuridico”. Le sue parole pesano come pietre: “L’immagine e la credibilità della Sardegna non possono essere compromesse per capricci di una Presidente. È una vergogna istituzionale”.

Secondo Truzzu, è evidente che la Todde stia cercando di guadagnare tempo per non dover affrontare il giudizio degli elettori, rifiutando con ogni mezzo di fare un passo indietro anche dopo che il tribunale ha certificato le irregolarità nella sua documentazione elettorale.

Un sistema che fa acqua da tutte le parti

La mozione è passata in Consiglio senza alcun dibattito e con il voto compatto della maggioranza rosso-verde, confermando l’imbarazzante doppia morale di chi, un tempo, gridava “onestà!” nelle piazze, e oggi si arrocca nei palazzi per difendere un potere ottenuto con un margine elettorale risicato e ora privo di legittimazione formale.

Il secondo ricorso, che sarà depositato entro il 22 luglio, insiste nel sostenere che il Tribunale abbia travalicato i propri poteri interferendo con le competenze del Consiglio regionale. Ma il punto politico resta: una Presidente che aveva promesso “rivoluzione etica” si aggrappa oggi alle tecnicalità costituzionali pur di evitare il giudizio popolare.

Prospettive: uno stillicidio che danneggia la Sardegna

Il rischio è che questa vicenda si trascini ancora per mesi, con la Corte Costituzionale chiamata a decidere sul primo ricorso il 9 luglio e sul secondo, forse, in autunno. Nel frattempo, la Sardegna rimane in ostaggio di una presidente delegittimata e di una maggioranza che si dimostra incapace di anteporre l’interesse dei sardi alla sopravvivenza politica della propria leader.

E così, gli stessi che si ergevano a moralizzatori della politica, oggi si scoprono più attaccati alla poltrona di coloro che un tempo insultavano dai palchi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Articolo scritto da:
Federica Leonardi

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