Teheran rompe con l’AIEA: una sfida strategica all’ordine nucleare globale
27 Giu 2025 - Medio Oriente
Dopo gli attacchi aerei subiti, l’Iran sospende la cooperazione con l’Agenzia per l’Energia Atomica. Una mossa che ridefinisce gli equilibri regionali e apre scenari ad alta instabilità.

La fine della collaborazione: decisione geopolitica, non tecnica
La Repubblica Islamica ha ufficialmente interrotto ogni forma di cooperazione con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), all’indomani degli attacchi israeliani e statunitensi che hanno devastato alcuni dei principali impianti nucleari iraniani. La legge, approvata dal Parlamento e ratificata dal Consiglio dei Guardiani, è ora operativa: l’AIEA non avrà più accesso ai siti di Fordow, Isfahan, Natanz. Ogni futura ispezione dovrà essere approvata dal Consiglio Supremo per la Sicurezza Nazionale, in pratica dal braccio strategico dei Pasdaran.
Dopo le bombe, l’Iran chiude le porte
Il messaggio è chiaro: dopo che Israele e Stati Uniti hanno colpito per la prima volta in maniera coordinata le basi nucleari iraniane — con attacchi di precisione che, secondo l’AIEA stessa, hanno causato “danni significativi” — Teheran non intende più sottostare a un sistema di monitoraggio che ritiene privo di legittimità. L’AIEA, infatti, non ha mai condannato formalmente i bombardamenti, né chiesto conto alle potenze coinvolte. Secondo i vertici iraniani, ciò dimostra che l’Agenzia è ormai un attore politicizzato, incapace di tutelare la sicurezza di chi dovrebbe monitorare.
Un blackout informativo sull’uranio arricchito
Sul piano tecnico-militare, l’impatto è rilevante. Le ispezioni AIEA erano l’unico strumento in grado di verificare il livello di arricchimento dell’uranio — che secondo alcune stime avrebbe già superato il 60%, soglia critica per la costruzione di un’arma nucleare. Ora, con le telecamere spente e i sigilli rimossi, il programma atomico iraniano rientra nell’opacità totale. Questo scenario preoccupa non solo Israele e gli USA, ma anche Mosca, che pure si è espressa contro l’attacco militare, definendolo un errore strategico in grado di provocare una proliferazione incontrollata.
Il fallimento del multilateralismo nucleare
L’Iran considera chiusa la stagione della diplomazia multilaterale. Il TNP (Trattato di Non Proliferazione) è ormai visto come un patto a geometria variabile, rispettato solo da chi è sotto minaccia e violato impunemente da chi possiede già testate. Teheran sembra ora avvicinarsi a una dottrina del “diritto alla deterrenza”: se l’AIEA non ha potuto impedire la distruzione fisica degli impianti, allora nessuna logica cooperativa può più essere credibile. La guerra preventiva israeliana, unita al sostegno tattico americano, ha generato l’effetto opposto: legittimare la corsa nucleare iraniana come risposta esistenziale.
Prospettive: escalation o bilanciamento?
L’abbandono della cooperazione con l’AIEA segna un punto di svolta: non siamo più in un regime di controllo, ma in un quadro di bilanciamento strategico. La domanda ora non è più “se” l’Iran costruirà una bomba, ma “quando” riterrà utile rendere nota questa capacità. L’Occidente, nel tentativo di bloccare la corsa nucleare, ha acceso il detonatore dell’opacità.