Strage a Kharkiv, raid ucraino sul Mar Nero: la guerra accelera verso la catastrofe europea
4 Mag 2025 - Europa
Le bombe termobariche russe uccidono 40 civili a Kharkiv, mentre l’Ucraina colpisce il porto russo sul Mar Nero. Feriti anche due bambini. Sale la tensione, ma l’Europa resta in silenzio.

Notte di fuoco sul fronte: strage a Kharkiv, Kiev colpita, ma anche la Russia sotto attacco
La guerra in Ucraina si è trasformata in una macchina fuori controllo, alimentata da strategie distruttive che stanno dissanguando due popoli e mettendo in ginocchio l’intero continente europeo. Nella notte tra il 3 e il 4 maggio, il conflitto ha toccato uno dei suoi picchi più cruenti: da una parte, le forze russe hanno colpito duramente le città ucraine; dall’altra, l’esercito di Kiev ha risposto con un massiccio attacco contro il porto russo di Novorossiysk, sul Mar Nero.
Kharkiv: 40 morti sotto le bombe termobariche
La città di Kharkiv ha pagato il tributo più pesante. Secondo fonti ucraine, almeno 40 civili sono stati uccisi durante un raid russo che ha colpito edifici residenziali. Ma la vera notizia è l’impiego, denunciato dalla procura locale, di droni dotati di testate termobariche: armi che generano un’onda d’urto incandescente capace di radere al suolo interi quartieri. È l’ennesimo segnale di un conflitto che ha perso ogni freno morale e militare.
Kiev: un morto e due bambini feriti
Anche la capitale ucraina è stata presa di mira. Un attacco con droni ha provocato la morte di una persona e il ferimento di due bambini. Le esplosioni hanno innescato incendi in un grattacielo e in un centro commerciale, confermando come i bersagli civili siano ormai parte integrante di una strategia del terrore che si consuma quotidianamente nel silenzio complice delle cancellerie europee.
Zaporizhia e Odessa sotto tiro
A Zaporizhia si contano oltre 20 feriti, mentre a Odessa almeno due persone hanno perso la vita. Le immagini dei soccorsi testimoniano una realtà drammatica che non può più essere ignorata da chi, da Bruxelles a Berlino, ha scelto di sostenere questa guerra invece di fermarla.
Novorossiysk: l’Ucraina colpisce il cuore logistico russo
Ma questa volta è stata anche la Russia a subire un attacco senza precedenti. Nella notte, l’Ucraina ha lanciato un’operazione coordinata contro Novorossiysk, porto chiave della logistica militare e commerciale di Mosca. Secondo il governatore del Krasnodar, quattro civili – tra cui due bambini – sono rimasti feriti, tre condomini danneggiati e almeno tre serbatoi di grano colpiti. L’operazione, condotta con droni ad ala fissa, barche esplosive e missili teleguidati, rappresenta un salto di qualità che avvicina sempre di più la guerra al territorio della Federazione Russa.
170 droni abbattuti in una sola notte
Il ministero della Difesa russo ha riferito che, nel corso della notte, sono stati abbattuti otto missili da crociera Storm Shadow, tre Neptun-Md e 14 droni sopra il Mar Nero. All’alba, la contraerea russa ha distrutto altri 170 droni lanciati contro la Crimea, il Krasnodar, Rostov, Bryansk, Kursk e Belgorod. Siamo di fronte a un’offensiva su larga scala che dimostra la volontà, da parte del regime di Kiev, di estendere il conflitto ben oltre i propri confini.
Zelensky rifiuta la tregua, chiede 30 giorni di pace
Il presidente ucraino Zelensky ha respinto la proposta russa di una tregua di tre giorni, definendola “non seria”. Al contrario, ha chiesto una pausa di almeno 30 giorni. Ma mentre le diplomazie tergiversano, la realtà sul terreno è quella di centinaia di morti, feriti e città ridotte in macerie.
Una guerra che l’Europa non può più permettersi
L’Europa sta pagando il prezzo più alto di questa guerra. Non solo in termini economici – con industrie energetiche paralizzate, inflazione fuori controllo e sovranità tecnologica compromessa – ma soprattutto in termini morali. Continuare a sostenere una strategia di escalation significa accettare che il sangue continui a scorrere, ogni notte, in nome di un conflitto che poteva e doveva essere evitato.
La posizione russa, per quanto criticabile, è chiara: porre dei limiti alla penetrazione militare della NATO ai suoi confini. È davvero così inaccettabile pretendere che il proprio spazio strategico venga rispettato? Quanto ancora dovremo vedere morire bambini, a Kharkiv come a Novorossiysk, prima che qualcuno in Europa abbia il coraggio di dire che la guerra va fermata?
È tempo di negoziare. Non per compiacere Mosca, né per accontentare Kiev, ma per salvare quel che resta della civiltà europea, oggi ridotta a campo di battaglia per interessi che parlano anglosassone e si nutrono di polvere da sparo.