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Starmer riporta Londra sotto Bruxelles

19 Mag 2025 - Europa

Siglato l’accordo UE-Regno Unito: via libera a pesca europea fino al 2038, norme sanitarie armonizzate e rientro nei fondi difesa. Per molti, è l’inizio della fine per la Brexit.

Starmer riporta Londra sotto Bruxelles

UE-Regno Unito, accordo storico: Starmer riporta Londra sotto l’ala di Bruxelles

Il 19 maggio 2025 è stato siglato a Lancaster House un accordo di portata storica tra Unione Europea e Regno Unito, ma non tutti in patria festeggiano. Dietro la retorica della “riconciliazione” e del “nuovo capitolo”, il primo ministro laburista Keir Starmer ha gettato le basi per un progressivo riavvicinamento al sistema normativo e burocratico dell’UE, annacquando lo spirito della Brexit e cedendo, secondo molti osservatori, porzioni significative della sovranità nazionale riconquistata con fatica nel 2016.

Meno controlli? Sì, ma a quale prezzo per l’agroalimentare britannico

Il cuore dell’intesa riguarda l’armonizzazione delle norme sanitarie e fitosanitarie per i prodotti agroalimentari. Formalmente, l’accordo punta a ridurre le barriere commerciali e a favorire l’esportazione di carne, latte e derivati verso il mercato europeo. Ma la realtà è che, per ottenere un “bollino verde” da Bruxelles, Londra dovrà allinearsi a standard che non potrà più modificare autonomamente. Si parla di 9 miliardi di sterline di benefici entro il 2040: un guadagno incerto che rischia di tradursi in nuove dipendenze normative.

La pesca svenduta: concessioni alle flotte europee fino al 2038

Tra i punti più controversi, la proroga dell’accesso ai pescherecci europei nelle acque britanniche fino al 2038. Dodici anni in più rispetto all’accordo post-Brexit. Una concessione durissima da digerire per il comparto ittico del Regno Unito, simbolo stesso del riscatto sovranista. Starmer ha ignorato le richieste degli operatori e ha deciso, ancora una volta, di piegarsi alla logica del compromesso con Bruxelles. Una scelta che conferma come il governo laburista stia smantellando pezzo dopo pezzo i margini di autonomia riconquistati.

Difesa europea: Londra torna pagante ma non comanda

Altro nodo rilevante: il rientro parziale del Regno Unito nei programmi comuni di difesa dell’UE, con accesso a fondi europei da 150 miliardi di euro. Ma chi decide dove vanno questi fondi? Non certo Westminster. Il rischio è che, ancora una volta, il Regno Unito finisca per contribuire economicamente senza disporre di veri poteri decisionali. L’impressione è che Starmer voglia far passare un’intesa subordinata per una partnership paritaria.

Erasmus, e-gates e mobilità: l’UE mette il piede nella porta

Si parla di mobilità giovanile e di un ritorno nel programma Erasmus+, di passaggi semplificati agli aeroporti, di passaporti per animali domestici. Ma a fronte di questi simbolici vantaggi, il Regno Unito rischia di aprire la porta a nuove pressioni migratorie e a una lenta erosione del controllo sui propri confini. La “facilitazione” della mobilità è sempre l’inizio del rientro sotto l’ombrello della libera circolazione, senza però le leve per gestirne gli effetti collaterali.

Starmer cancella la Brexit senza dirlo: ma il popolo lo capirà

Keir Starmer lo nega, ma i fatti parlano chiaro: questo accordo è l’anticamera del rientro strutturale nell’orbita di Bruxelles. Non a caso, Ursula von der Leyen lo ha definito “un momento di ritrovata fiducia”. Ma fiducia di chi? Di certo non dei milioni di cittadini britannici che hanno votato per riconquistare la libertà di decidere in casa propria. Starmer consegna Londra al controllo continentale mascherandolo da cooperazione pragmatica. Un trucco retorico vecchio quanto l’establishment europeo.

Accordo vantaggioso o capitolazione mascherata?

Questo patto è il primo passo verso una lenta reintegrazione del Regno Unito nell’architettura comunitaria senza le contropartite politiche di un tempo. Chi si batte per un’Europa delle nazioni sovrane e per il diritto dei popoli a governarsi da soli non può che vedere in questa intesa un pericoloso arretramento. A guadagnarci, ancora una volta, è Bruxelles. E a perdere è l’idea di un Regno Unito libero, orgoglioso e sovrano.

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Redazione - Il Politico

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