SOGIN e il futuro del nucleare in Italia: un’occasione da non sprecare
11 Mar 2025 - Finanza
L'Italia ha già le competenze, i siti e le tecnologie per tornare al nucleare. SOGIN, che da anni gestisce il decommissioning, è pronta a riattivare gli impianti per una nuova stagione energetica. È il momento di scegliere tra ideologia e progresso.

Per troppo tempo, l’Italia è rimasta ostaggio di scelte ideologiche che hanno portato alla chiusura delle centrali nucleari, privando il Paese di una delle fonti energetiche più sicure, efficienti e a basse emissioni di CO₂. Eppure, mentre il resto del mondo torna a investire con convinzione nell’atomo, l’Italia ha mantenuto un asset strategico prezioso: la SOGIN.
Fondata nel 1999 per gestire il decommissioning delle centrali nucleari dismesse, SOGIN rappresenta oggi un pilastro fondamentale per una possibile rinascita dell’energia nucleare in Italia. Non solo ha conservato competenze tecniche e ingegneristiche di altissimo livello, ma gestisce anche siti che potrebbero essere rapidamente riconvertiti per la produzione di nuova energia. Un’opportunità che non possiamo più permetterci di ignorare.
SOGIN: un patrimonio di competenze da sfruttare subito
Nonostante siano passati 38 anni dalla chiusura delle centrali italiane, SOGIN ha mantenuto un know-how unico nel settore. Gian Luca Artizzu, amministratore delegato della società, ha recentemente dichiarato che la maggior parte dei dipendenti sarebbe pronta a tornare immediatamente a lavorare nel nucleare. Un’affermazione che dimostra come il Paese possieda già le risorse umane e tecniche per riprendere la strada interrotta con i referendum degli anni ’80 e 2000.
D’altronde, non c’è mai stata una vera giustificazione scientifica per l’abbandono dell’energia nucleare in Italia. Paesi come la Francia hanno continuato a investire in questa tecnologia, garantendosi indipendenza energetica e costi più bassi per cittadini e imprese. Oggi, con l’esplosione della domanda di energia dovuta all’intelligenza artificiale e alla digitalizzazione, l’Italia deve finalmente tornare ad affrontare il tema con pragmatismo e senza pregiudizi.
Centrali già pronte per essere riattivate
Uno degli elementi più interessanti messi in evidenza da Artizzu riguarda proprio i siti attualmente in fase di smantellamento. Le ex centrali di Caorso, Garigliano, Latina e Trino non sono semplicemente dei “relitti” del passato, ma infrastrutture preziose, situate in aree strategiche sotto il profilo industriale ed energetico.
Questi impianti dispongono già di difese idrauliche avanzate, collegamenti alle dorsali ad alta tensione, cabine primarie e sottostazioni elettriche, oltre a sistemi di sicurezza all’avanguardia, come no-fly zone e barriere fisiche. Inoltre, sono dotati di prese d’acqua per il raffreddamento, una caratteristica essenziale per garantire il funzionamento efficiente di nuovi reattori. Tutte queste condizioni rendono questi siti perfetti per la costruzione di nuove centrali di ultima generazione, senza la necessità di sacrificare nuovo territorio o affrontare lunghe battaglie burocratiche per trovare aree idonee.
Le nuove centrali come motore per la crescita industriale
Un altro mito da sfatare è l’idea che il decommissioning debba essere completato prima di costruire nuove centrali. Artizzu ha chiarito che, grazie alle moderne tecnologie di compartimentazione dei cantieri e ai sofisticati sistemi di sicurezza, è assolutamente possibile far convivere vecchi reattori in smantellamento con nuove unità in costruzione o in funzione. Un modello già adottato con successo in molti Paesi.
Le nuove centrali, inoltre, non sarebbero solo un mezzo per produrre energia pulita e abbattere la dipendenza dall’estero, ma anche un volano per l’industria italiana. I reattori di nuova generazione, caratterizzati da dimensioni ridotte e modularità, sono ideali per alimentare distretti industriali innovativi. Settori energivori come l’acciaio, la metallurgia, la produzione di vetro e carta, così come i data center e le infrastrutture per l’intelligenza artificiale, trarrebbero un enorme vantaggio dalla disponibilità di energia nucleare continua e sicura. Un ecosistema industriale alimentato dal nucleare significherebbe maggiore competitività, minori costi energetici e una crescita più sostenibile, in un momento in cui l’Europa intera è alla ricerca di soluzioni per l’approvvigionamento elettrico.
L’Italia deve tornare protagonista nel nucleare
L’intervista di Artizzu è un monito chiaro: abbiamo tutto ciò che serve per rilanciare il nucleare in Italia, dalle competenze alle infrastrutture. Il mondo sta andando in questa direzione e il nostro Paese non può permettersi di restare indietro ancora una volta.
Serve una scelta politica coraggiosa, che metta da parte le ideologie e guardi ai fatti: il nucleare è sicuro, pulito e fondamentale per il futuro energetico dell’Italia. Abbiamo già perso troppo tempo. È ora di agire.