Siamo sicuri che uno Stato Islamico in Siria sia meglio di Assad?
7 Dic 2024 - Medio Oriente
La caduta di Assad segna la fine di una dittatura o rischia di aprire le porte a un nuovo Medio Oriente dominato dal fanatismo religioso?
La caduta di Assad: verso un nuovo equilibrio o un pericoloso vuoto di potere?
La situazione in Siria appare sempre più critica, con l’avanzata dei jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham (Hts) e delle fazioni alleate che ha ormai spinto il regime di Bashar al-Assad verso il collasso. La recente conquista del centro di Suwayda, città strategica a 100 chilometri da Damasco, e il controllo quasi totale della provincia di Daraa, segnano un punto di svolta. Ma quali potrebbero essere le conseguenze di un Medio Oriente senza Assad? La caduta di un dittatore potrebbe davvero significare stabilità, o stiamo assistendo a un altro disastro geopolitico come nel caso della Libia di Gheddafi?
Il vuoto di potere e il rischio di un nuovo stato islamico
L’avanzata dei ribelli jihadisti, supportati anche da fazioni filo-turche, non si limita a una vittoria militare. Si tratta di una trasformazione del panorama politico e religioso della regione, con il potenziale per creare un nuovo stato islamico guidato da forze estremiste. Nonostante le dichiarazioni rassicuranti del comandante militare degli insorti, Hassan Abdel Ghani, sulla protezione delle minoranze religiose, il rischio di un regime fondato sul fanatismo religioso è reale. Le lezioni della storia recente, come l’ascesa dell’ISIS, ci ricordano quanto sia pericoloso un vuoto di potere in un’area già instabile.
La lezione libica: un parallelo inquietante
Il parallelo con la Libia di Muammar Gheddafi è inevitabile. La caduta del leader libico nel 2011, salutata inizialmente come una vittoria della libertà, ha portato a un decennio di instabilità, conflitti interni e alla proliferazione di gruppi armati estremisti. Oggi, la Siria rischia di seguire lo stesso percorso. Se il regime di Assad, per quanto autoritario, garantiva un certo grado di controllo e stabilità, la sua caduta potrebbe spalancare le porte al caos e a nuovi conflitti settari.
Il ruolo dell’Iran e il dilemma delle potenze regionali
L’Iran, principale alleato del regime siriano, ha iniziato a evacuare il proprio personale e comandanti della Forza Quds, un chiaro segnale della crescente instabilità. Tuttavia, Teheran ribadisce il suo sostegno ad Assad, consapevole che la sua caduta rappresenterebbe una minaccia anche per la sua influenza regionale. Allo stesso tempo, Israele ha rafforzato la sua presenza sulle Alture del Golan, temendo che l’avanzata dei jihadisti possa destabilizzare ulteriormente i confini.
Le conseguenze per l’Occidente
Per l’Occidente, la caduta di Assad solleva domande cruciali. La destabilizzazione della Siria potrebbe avere ripercussioni a livello globale, aumentando i flussi migratori, alimentando il terrorismo e complicando le già fragili relazioni diplomatiche nella regione. In Italia, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha convocato una riunione per discutere l’evacuazione degli italiani in Siria e possibili iniziative diplomatiche per fermare le operazioni militari.
Un futuro incerto
L’abbattimento di un dittatore non è di per sé garanzia di pace e prosperità. Al contrario, come dimostrano le esperienze passate, la caduta di Assad rischia di aprire un nuovo capitolo di instabilità in Medio Oriente, con conseguenze imprevedibili. La domanda rimane: stiamo assistendo a un nuovo inizio o a un suicidio geopolitico? E, soprattutto, chi raccoglierà i pezzi di una Siria devastata?