Fondamento giuridico e visione liberale-conservatrice
La riforma muove da un presupposto chiave: l’ordinamento giudiziario deve garantire sia l’autonomia della magistratura sia la terzietà del giudice rispetto alla funzione dell’accusa. In questa ottica, la distinzione tra la magistratura «giudicante» e «requirente» aspira a evitare che l’accusa e la decisione finale siano gestite secondo logiche intercambiabili o sovrapposte. Dal punto di vista liberale-conservatore, ciò significa valorizzare l’istituzione giudiziaria, dare chiarezza ai ruoli e incoraggiare l’efficienza: un giudice che ha solo la funzione di decidere e un pubblico ministero che si dedica all’accusa hanno maggiore focalizzazione e responsabilità. Cambiando la norma costituzionale, la riforma segna una cesura con l’assetto tradizionale in cui tutto nella magistratura appariva unificato, senza distinzione di carriera.
Struttura normativa della riforma
La riforma modifica in profondità vari articoli della Costituzione, tra cui gli artt. 104, 105 e 106, introducendo: – L’ampliamento della definizione di magistratura come composta dai «magistrati della carriera giudicante e della carriera requirente». – La previsione di due organi di autogoverno distinti: il Consiglio Superiore della Magistratura Giudicante e il Consiglio Superiore della Magistratura Requirente, entrambi presieduti dal Presidente della Repubblica. – L’istituzione di una nuova struttura disciplinare autonoma, l’Alta Corte Disciplinare, cui spetta la giurisdizione sulle sanzioni per i magistrati. – Precise disposizioni transitorie che disciplinano l’entrata in vigore delle parti ordinarie di attuazione, i limiti al passaggio di funzione, e le modalità di gestione delle nuove competenze. Questa architettura normativa è pensata per dare concretezza alla distinzione delle funzioni e per rendere effettiva la separazione dei ruoli, non solo come principio formale ma come struttura operativa.
Obiettivi dichiarati e ragioni alla base
La riforma persegue tre principali obiettivi: garantire il diritto al giusto processo per i cittadini, disarticolare logiche correntizie interne alla magistratura e restituire autorevolezza e dignità ai magistrati nell’esercizio delle loro funzioni. In termini concreti, separare le carriere significa che il magistrato scelga fin dall’inizio se intraprendere la carriera giudicante o requirente e che non possa effettuare passaggi che mescolino le funzioni. Questa scelta garantisce una maggiore chiarezza, un’etica professionale più definita e una riduzione dei conflitti d’interesse interni all’ordine giudiziario. Dal punto di vista della politica giudiziaria liberale, si rafforza così il principio che ogni funzione abbia una finalità specifica e non ibrida: chi indaga non decide, chi decide non indaga, e la credibilità dell’azione giudiziaria ne risulta rafforzata.
Punti di forza attesi
La riforma presenta una serie di aspetti che il regime liberale-conservatore considera punti di forza: – Maggiore indipendenza del giudice dal pubblico ministero e dalle funzioni d’accusa, rafforzando la figura di un magistrato davvero «terzo». – Migliore trasparenza nelle carriere e nelle progressioni professionali, con ruoli chiaramente definiti e criteri di selezione distinti. – Riforma degli organi interni alla magistratura che punta a ridurre le influenze interne e correntizie, introducendo sorteggio per alcune nomine e favorendo una rappresentanza laica nei nuovi CSM. – Possibilità di rendere più efficiente il sistema giudiziario, grazie a una maggiore specializzazione delle funzioni e a una maggiore responsabilità individuale. In sintesi, la visione è quella di un sistema giudiziario che rispetta la separazione dei poteri e rafforza la fiducia dei cittadini nella giustizia.
Criticità, rischi e questioni aperte
Nonostante le intenzioni e i propositi innovativi, la riforma non è priva di criticità e suscita perplessità da parte di giuristi e operatori della giustizia. Tra i rischi segnalati: – La possibile creazione di due caste separate di magistrati, con minore flessibilità e mobilità professionale. – Il pubblico ministero, nella carriera requirente, potrebbe essere percepito come più esposto al potere politico o governativo, con ripercussioni negative sul bilanciamento tra accusa e difesa. – L’efficacia delle nuove strutture (due CSM, Alta Corte) dipenderà dai regolamenti attuativi e dal modo in cui verranno selezionati, nominati e gestiti i nuovi organi. – Le garanzie processuali non si rafforzano automaticamente con il cambiamento formale della carriera: la qualità dell’azione giudiziaria dipenderà ancora da risorse, formazione, dotazioni e cultura organizzativa. In un’ottica conservatrice, queste sfide vanno affrontate con rigore: non basta la buona normativa, serve un’attuazione affidabile e coerente.
Impatto sul sistema giustizia e sul cittadino
Il cittadino, in questa visione, può aspettarsi maggiore chiarezza nei ruoli del processo: sa che chi decide (giudice) non ha svolto prima la funzione di indagine e che chi ha indagato (pm) non deciderà sul merito. Questa distinzione rafforza la fiducia nella imparzialità del processo e nell’equilibrio delle parti. Per il sistema, l’effetto atteso è la riduzione delle cointeressenze, la semplificazione delle dinamiche interne alla magistratura e una migliore gestione dei conflitti di funzione. Il passo è verso un modello più moderno, che guarda alla responsabilità e alla trasparenza. Tuttavia, come rilevato, la realtà operativa sarà il vero banco di prova: tempi processuali, efficienza delle assegnazioni, funzionamento degli organi disciplinari e bilanciamento delle parti restano variabili decisive.
Verso uno Stato di diritto più forte
La separazione delle carriere tra magistratura giudicante e requirente non è un semplice cambio terminologico, ma una riforma istituzionale di portata significativa. In un’ottica di destra liberale, rappresenta la risposta concreta a una domanda di trasparenza e responsabilità che molti cittadini avanzano da anni. Naturalmente, la riforma da sola non basta: serve che gli strumenti normativi, organizzativi e culturali si traducano in cambiamenti reali. Ma se l’attuazione procederà con coerenza e fermezza, il risultato potrà essere uno Stato di diritto più forte, più credibile e più vicino ai cittadini. Il cambiamento è avviato: ora tocca al design operativo e alla prassi.
Fonti
“Riforma giustizia, cos’è e come funziona la separazione delle carriere”, Sky TG24: tg24.sky.it
Andrea Valentinotti, “Davvero la separazione delle carriere sarà la soluzione a tutti i problemi della giustizia?”, Questione Giustizia: questionegiustizia.it
“La strada verso la separazione delle carriere dei magistrati”, Pagella Politica: pagellapolitica.it
“Separazione delle carriere: che cosa prevede la riforma”, Pagella Politica: pagellapolitica.it
“Magistratura, secondo ok del Senato alla separazione delle carriere”, RaiNews: rainews.it
“Cosa prevede la separazione delle carriere dei magistrati”, Lastampa: lastampa.it
“Cosa è la separazione delle carriere dei magistrati”, La Via Libera: lavialibera.it
“Separazione delle carriere tra argomenti tradizionali ed evoluzione del processo”, Questione Giustizia: questionegiustizia.it
“Separazione carriere: due CSM e Alta Corte, i pilastri della riforma”, Adnkronos: adnkronos.com
“Cos’è la separazione delle carriere dei magistrati e cosa potrebbe cambiare”, GeoPop: geopop.it
“Separazione delle carriere e cosa significa”, Euroconsumatori: euroconsumatori.eu