Salis verso la revoca dell’immunità: il Parlamento UE decida in nome della giustizia
6 Giu 2025 - Europa
L’Ungheria chiede che l’eurodeputata Ilaria Salis risponda delle violenze compiute prima dell’elezione. Il voto del Parlamento Europeo sarà un banco di prova per lo Stato di diritto: la legge deve valere per tutti, anche per la sinistra radicale.

Accuse gravi e giustizia da affrontare
Ilaria Salis, eurodeputata italiana eletta con Alleanza Verdi e Sinistra, rischia seriamente la revoca dell’immunità parlamentare. L’Ungheria, dove è stata arrestata nel 2023, ha chiesto al Parlamento europeo che la Salis possa essere processata per le gravi accuse che pendono su di lei: lesioni aggravate e partecipazione a un’organizzazione criminale, la cosiddetta “Hammerbande”, un gruppo antifascista noto per atti di violenza contro militanti di destra.
L’arresto è avvenuto a Budapest durante una manifestazione, quando – secondo l’accusa – Salis avrebbe aggredito tre individui identificati come simpatizzanti dell’estrema destra. Non si tratta di opinioni o di divergenze politiche, ma di fatti penali gravi che vanno giudicati nelle sedi opportune.
L’elezione non può cancellare i reati
Nel giugno 2024 Salis è stata eletta al Parlamento Europeo, ottenendo così l’immunità parlamentare e uscendo dagli arresti domiciliari. Ma ciò che è avvenuto prima dell’elezione non può essere ignorato. L’immunità parlamentare serve a tutelare il libero esercizio del mandato, non a garantire l’impunità a chi è accusato di violenze.
La Commissione Affari Giuridici del Parlamento europeo voterà il 24 giugno sulla richiesta dell’Ungheria. Il relatore del dossier, lo spagnolo Adrián Vázquez (PPE), ha già indicato l’intenzione di proporre la revoca. Una scelta corretta e coerente con i principi dello Stato di diritto: chi ha commesso un reato deve affrontare la giustizia, senza scudi ideologici.
Sinistra radicale in difesa dell’impunità?
I gruppi politici della sinistra europea – in particolare The Left, i Verdi e parte dei Socialisti – stanno facendo muro contro la revoca dell’immunità. Parlano di “persecuzione politica”, puntano il dito contro il governo ungherese di Viktor Orbán e temono un processo iniquo. Ma la realtà è che Salis deve rispondere dei fatti contestati, non delle opinioni.
Non si può accettare che una parte politica si senta al di sopra della legge. Se l’Ungheria non rispetta standard europei, sarà compito dell’UE vigilare sul processo, ma la giustizia non può essere bloccata preventivamente da una narrazione vittimista e ideologica.
La decisione del Parlamento sarà un segnale
Il Parlamento europeo ha ora una grande responsabilità: dimostrare che l’Unione non è il rifugio di comodo per chi sfugge alla giustizia. Ilaria Salis, come ogni cittadino, ha diritto a un processo equo, ma anche il dovere di rispondere delle sue azioni. La revoca dell’immunità sarebbe un atto di trasparenza e rispetto delle regole.
La legge vale per tutti, anche per chi si presenta come “militante antifascista” ma è accusato di aver aggredito persone per strada. Se l’Europa vuole rimanere credibile, non può tollerare zone franche per la violenza politica travestita da attivismo.