Russia ristruttura la sua presenza in Mali: via Wagner, arriva l’Africa Corps
9 Giu 2025 - Africa
Mosca cambia volto ma non strategia: Wagner si ritira dal Mali dopo tre anni, sostituita da una nuova forza paramilitare sotto controllo diretto del Cremlino.

Fine della missione Wagner nel cuore del Sahel
Dopo oltre tre anni di operazioni nel Mali, la compagnia paramilitare russa Wagner annuncia ufficialmente il proprio ritiro. Un congedo presentato come “missione compiuta” dalla propaganda del gruppo, ma che in realtà cela una riorganizzazione profonda delle forze russe nel continente africano.
Wagner, entrata in Mali nel 2021 su invito della giunta militare al potere, si era sostituita alla presenza occidentale, in particolare francese, per combattere i gruppi jihadisti. Il ritiro, comunicato con enfasi tramite i canali ufficiali della compagnia, coincide però con le crescenti perdite sul campo e un contesto operativo divenuto più sfavorevole.
L’Africa Corps: continuità sotto altra veste
A prendere il posto lasciato da Wagner sarà l’Africa Corps, una nuova struttura paramilitare direttamente controllata dal Ministero della Difesa russo. Un’unità che assorbe in buona parte uomini, logistica e know-how della Wagner, ma che risponde direttamente al Cremlino, superando così la fase di “privatizzazione” della proiezione militare russa in Africa.
Mosca non si ritira, dunque, ma cambia pelle. Il passaggio non è solo simbolico: si tratta di una mossa che rafforza il controllo verticale del potere russo sull’intervento in Africa, eliminando l’ambiguità della struttura semi-indipendente di Wagner.
Strategia russa: meno caos, più Stato
La creazione dell’Africa Corps risponde a una logica di stabilizzazione e consolidamento. Dopo la morte del leader di Wagner Yevgeny Prigozhin e il rafforzamento del controllo dello Stato russo sulle forze irregolari, il Cremlino ha deciso di ricondurre sotto l’egida istituzionale tutte le operazioni estere.
L’Africa Corps sarà impiegato per addestrare le forze locali, proteggere gli interessi strategici russi e mantenere il controllo territoriale. Circa il 70–80 % degli effettivi proverrà dalla vecchia Wagner, garantendo così continuità tattica ma con una supervisione politica e militare più diretta.
Il fronte maliano: jihadismo, controllo e risorse
Il Mali resta un nodo strategico nel Sahel: presenza di giacimenti auriferi, posizione geopolitica centrale e una guerra ibrida contro gruppi affiliati ad al-Qaeda e allo Stato Islamico. La decisione di sostituire Wagner con una forza più regolare e riconoscibile come l’Africa Corps segnala che la Russia non intende mollare la presa.
Nonostante le sconfitte recenti inflitte al contingente russo da parte dei jihadisti del JNIM (Gruppo di supporto all’Islam e ai musulmani), Mosca rilancia con una struttura meno esposta alle critiche internazionali e formalmente legittimata dal governo maliano.
Un’eredità di ombre e violazioni
La presenza della Wagner in Mali è stata segnata da gravi accuse di crimini contro i civili. ONG internazionali come Human Rights Watch hanno denunciato massacri, torture, esecuzioni extragiudiziali e saccheggi, in particolare nelle aree rurali. A Moura, nel 2022, furono uccisi centinaia di civili in un’operazione attribuita proprio alla Wagner.
La vera sfida per l’Africa Corps sarà quella di “ripulire” l’immagine dell’intervento russo e renderlo compatibile con una narrativa di stabilizzazione e collaborazione con gli Stati africani, pur senza rinunciare agli obiettivi geopolitici.
Mosca si radica nel continente
La Russia dimostra ancora una volta una raffinata capacità di adattamento strategico. Wagner si ritira, ma non è una sconfitta: è un’evoluzione. Il passaggio all’Africa Corps conferma la volontà di Putin di rafforzare la presenza russa in Africa in modo più strutturato e meno dipendente da entità private.
Nel cuore del Sahel, tra jihadismo e vuoti di potere, Mosca scommette su una nuova fase. Meno opaca, forse, ma non meno determinata.