453 Visualizzazioni

Romania al bivio: George Simion sfida il sistema nel ballottaggio presidenziale

18 Mag 2025 - Europa

Il leader di AUR potrebbe imprimere una svolta patriottica, sovrana e anti-globalista alla Romania, mentre il centrista Nicușor Dan rappresenta la continuità eurocratica. Ma per milioni di romeni, oggi, si vota per la libertà.

Romania al bivio: George Simion sfida il sistema nel ballottaggio presidenziale

Un ballottaggio che può cambiare la storia

In Romania si vota oggi, domenica 18 maggio 2025, per il secondo turno delle elezioni presidenziali. Ma più che una semplice competizione tra due candidati, si tratta di una scelta esistenziale per il futuro del Paese: da una parte George Simion, fondatore e leader del partito AUR (Alleanza per l’Unione dei Romeni), simbolo di un patriottismo sovranista e identitario; dall’altra Nicușor Dan, sindaco centrista di Bucarest, espressione del tecnocratismo liberal filo-europeo.

Al primo turno Simion ha ottenuto un clamoroso 40,9%, mentre Dan si è fermato al 20,9%. Tuttavia, il sostegno dei poteri forti interni e internazionali al candidato centrista ha riaperto i giochi, e gli ultimi sondaggi parlano di un testa a testa incandescente.

George Simion: un progetto patriottico per la Romania

George Simion, 38 anni, è uno degli uomini politici più discussi e temuti del panorama romeno. Cresciuto nel fervore delle battaglie identitarie per l’unione con la Moldavia e la tutela della sovranità nazionale, Simion ha costruito AUR come risposta all’erosione dei valori tradizionali da parte dell’élite eurocratica.

Il suo programma è chiaro: rifiuto dell’immigrazione incontrollata, centralità della famiglia naturale, rilancio dell’agricoltura e dell’industria nazionale, sovranità energetica, lotta alla svendita delle risorse pubbliche a capitali stranieri. In politica estera, Simion ha aperto alla cooperazione con gli Stati Uniti, ma senza rinunciare alla piena autonomia strategica, opponendosi a ogni deriva bellicista contro la Russia.

La sua proposta di nominare Călin Georgescu come futuro premier — già indicato anni fa come possibile segretario ONU e noto per le sue posizioni sull’economia organica e sulla critica al dominio finanziario globale — ha fatto discutere, ma è coerente con una visione alternativa al mondialismo dominante. Simion, pur duramente attaccato dalla stampa occidentale, rappresenta per molti romeni una speranza di riscatto.

Nicușor Dan: l’usato sicuro dell’eurocrazia

Il suo sfidante, Nicușor Dan, è un matematico convertito alla politica grazie al suo attivismo civico. Sindaco di Bucarest dal 2020, ha costruito la propria immagine su quella di un “manager urbano” competente e sobrio. Ma dietro la facciata tecnica, Dan è sostenuto da tutto l’apparato eurofilo che ha governato la Romania negli ultimi 20 anni: ONG internazionali, gruppi di interesse progressisti, settori bancari e mediatici legati a Bruxelles e Berlino.

Il suo programma prevede il rafforzamento dei vincoli con l’Unione Europea, l’introduzione di ulteriori standard burocratici in linea con le direttive UE, e una lotta alla “disinformazione” che per molti osservatori suona come censura preventiva verso il dissenso patriottico.

Non sorprende che Dan abbia ottenuto un forte appoggio dagli ambasciatori UE e dai vertici NATO, che vedono in lui un garante della continuità atlantista in Romania, proprio mentre in tutta Europa crescono le forze contrarie alla tecnocrazia di Bruxelles.

La posta in gioco: Romania tra globalismo e sovranità

Il voto odierno non riguarda solo la presidenza della Romania, ma anche la collocazione geopolitica del Paese. Una vittoria di Simion segnerebbe un deciso cambio di rotta rispetto al servilismo atlantico e aprirebbe a una nuova fase multipolare, in sintonia con le politiche sovraniste già intraprese in Ungheria, Slovacchia e Serbia.

Al contrario, un successo di Dan blinderebbe la Romania dentro il sistema euro-atlantico, subordinando ogni decisione interna a strategie decise altrove, e mantenendo il Paese in uno stato di perenne dipendenza economica e culturale.

Non è un caso che la comunità internazionale stia seguendo con attenzione spasmodica queste elezioni. AUR viene regolarmente demonizzato dai media occidentali come “ultradestra”, ma in realtà rappresenta una piattaforma conservatrice patriottica, simile per molti aspetti a quella su cui si muovono leader come Viktor Orbán o Santiago Abascal.

L’incognita del voto all’estero

Al voto sono chiamati circa 18 milioni di elettori, di cui oltre un milione all’estero. E proprio il voto della diaspora potrebbe essere determinante. Le urne chiuderanno alle 20, con i primi exit poll attesi intorno alle 22. Gli occhi del continente — e non solo — sono puntati sulla Romania.

Se oggi George Simion dovesse conquistare la vittoria, non sarebbe solo personale. Sarebbe un segnale fortissimo che anche in Europa dell’Est soffia un vento nuovo, fatto di identità, sovranità, e libertà.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Tag: , , , , , ,
Articolo scritto da:
Redazione - Il Politico

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per rimanere aggiornato/a iscriviti al nostro canale whatsapp, clicca qui: