Roma tra Iran e USA, l’ultima chance per salvare l’accordo nucleare
23 Mag 2025 - Italia
Nel quinto round di colloqui, tensioni alle stelle: Teheran non arretra sull’arricchimento, Washington detta le condizioni. L’Italia si propone come garante della pace.

Roma al centro del mondo: diplomazia al bivio sul dossier iraniano
Si svolge oggi a Roma quello che fonti diplomatiche europee definiscono “l’ultima possibilità per evitare la tempesta” sul dossier nucleare iraniano. Dopo quattro round di negoziati – divisi tra Muscat e la capitale italiana – Stati Uniti e Iran si ritrovano nuovamente al tavolo, con il mondo intero in attesa di un esito che potrebbe decidere il destino del Medio Oriente nei prossimi anni.
Teheran lancia l’ultimatum: “Nessuna rinuncia all’arricchimento”
La tensione è alle stelle. Da parte iraniana, la linea è sempre più dura. La Guida Suprema, l’Ayatollah Ali Khamenei, ha messo in guardia gli americani contro “richieste sciocche”, definendo la pretesa di interrompere l’arricchimento dell’uranio un “grave errore”. Parole pesanti che minacciano di far saltare il tavolo nel momento più delicato.
Il ministero degli Esteri iraniano ha confermato che i colloqui sono “difficili”, ma non ha chiuso la porta. Teheran continua a chiedere garanzie sul diritto a sviluppare tecnologia nucleare a fini civili, mentre lascia intendere che ogni passo falso potrebbe riattivare percorsi ben più pericolosi.
Gli Stati Uniti tracciano le linee rosse
Dal canto loro, gli americani restano prudenti ma determinati. Steve Witkoff, inviato speciale per il Medio Oriente nominato da Donald Trump, ha dichiarato: “Speriamo che questo incontro porti a qualcosa di veramente positivo”. Con lui a Roma anche Michael Anton, direttore della pianificazione politica del Dipartimento di Stato. Entrambi impegnati in una strategia diplomatica che prevede colloqui sia diretti che indiretti con la controparte iraniana.
Israele osserva da vicino: Mossad e Dermer a Roma
La presenza nella Capitale del capo del Mossad, David Barnea, e del ministro degli Affari strategici israeliano, Ron Dermer, rivela quanto sia alta l’attenzione di Israele. Come riportato da Axios, i due alti funzionari incontreranno l’inviato speciale di Trump a margine dei negoziati, in quello che appare come un triangolo di interessi – Washington, Teheran, Gerusalemme – dai fragili equilibri.
L’Italia gioca il ruolo di mediatore: “Sostegno totale alla trattativa”
“C’è sostegno totale da parte del governo italiano a questa mediazione”, ha dichiarato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, dopo aver incontrato il suo omologo dell’Oman, paese che ha facilitato i primi colloqui. Tajani ha aggiunto che la scelta di Roma come sede “dimostra che le tensioni stanno calando”, pur ammettendo la necessità di “garanzie reali” da parte iraniana circa la rinuncia all’arma atomica.
Un punto, questo, che resta la “conditio sine qua non” per qualunque progresso. “Il ministro degli Esteri iraniano mi ha garantito che non costruiranno mai la bomba atomica – ha detto Tajani – ma ora servono atti concreti”.
Una posta altissima sul tavolo della diplomazia
Il vertice di Roma rappresenta dunque un crocevia storico. Se da un lato le parole di Khamenei suonano come una minaccia, dall’altro la presenza a più livelli – Usa, Iran, Israele, Ue, Oman – segnala che la finestra della diplomazia non è ancora chiusa. L’alternativa è un’escalation che nessuno può permettersi, in un Medio Oriente già instabile e pronto a infiammarsi.