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Putin non cede, Trump frena su Kiev: Europa in allarme

4 Lug 2025 - Europa

La telefonata tra Putin e Trump riaccende i timori in Ucraina. Zelensky ammette: “Senza armi Usa non ce la facciamo”. Von der Leyen chiede più difesa europea, ma Bruxelles teme l’isolamento.

Putin non cede, Trump frena su Kiev: Europa in allarme

La fermezza del Cremlino e il nuovo asse con Washington

Nonostante le aperture internazionali verso un nuovo tavolo negoziale, il presidente russo Vladimir Putin ha ribadito con forza le sue posizioni durante un lungo colloquio telefonico con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump: «Non rinunceremo ai nostri obiettivi. Occorre eliminare le cause di fondo del conflitto». Poche le indiscrezioni sul contenuto effettivo della telefonata, durata oltre un’ora, ma è certo che sul tavolo siano finiti anche i dossier caldi del Medio Oriente, in particolare la questione iraniana.

Nel corso della giornata di oggi è attesa anche una telefonata tra Trump e Volodymyr Zelensky, in un momento delicato per Kiev, dopo lo stop ufficiale da parte di Washington all’invio di nuovi armamenti, incluse le batterie Patriot, considerate essenziali per la difesa del paese.

L’isolamento di Kiev e il tentativo europeo di correre ai ripari

Mentre cresce l’influenza negoziale della Russia, il presidente ucraino ha tentato una nuova sortita diplomatica in Danimarca, ad Aarhus, dove ha incassato promesse di sostegno da parte della premier Mette Frederiksen, della presidente della Commissione Ursula von der Leyen e del presidente del Consiglio europeo António Costa. Una rassicurazione che però appare più simbolica che concreta, alla luce dell’enorme divario tecnologico e militare tra l’arsenale statunitense e quello europeo.

Von der Leyen ha colto l’occasione per esortare gli Stati membri ad attivare “Safe”, lo strumento per la cooperazione industriale nella difesa comune, aprendo ufficialmente la porta alla partecipazione ucraina ai progetti militari europei. Ma la mossa appare tardiva e rischia di essere più politica che realmente efficace in tempi brevi.

L’iniziativa di Copenaghen: armi ucraine prodotte in Europa?

Nel tentativo di colmare almeno in parte il vuoto lasciato da Washington, Copenaghen ha annunciato l’intenzione di fare da apripista a un nuovo progetto: la possibilità per le aziende ucraine di produrre armamenti direttamente sul territorio europeo. Una proposta che, seppur ambiziosa, pone interrogativi concreti su tempi, logistica e compatibilità industriale. Inoltre, non può compensare nell’immediato l’arresto delle forniture americane.

Zelensky ammette i limiti dell’Europa

«Contiamo ancora sul sostegno degli Stati Uniti, perché hanno mezzi che l’Europa non possiede, come i missili Patriot», ha ammesso Zelensky, evidenziando una realtà strategica che anche Bruxelles non può ignorare. La presidente Frederiksen è stata chiara: se gli Stati Uniti dovessero realmente sospendere l’invio di armi — come sembrerebbe sia già avvenuto in Polonia — sarebbe «un serio passo indietro per l’Ue e per la Nato».

L’inquietudine europea verso Trump

A Bruxelles, la preoccupazione è crescente. I continui cambi di rotta della presidenza Trump — già protagonista di un netto ridimensionamento dell’interventismo statunitense — stanno minando la credibilità americana come partner strategico. Lo stop alle armi, secondo von der Leyen, è anche un segnale chiaro per “aumentare gli sforzi” europei, ma le divergenze interne e i limiti produttivi dell’industria bellica Ue non promettono svolte rapide.

Il gelo di Zelensky su Trump e Putin: “Serve un vertice vero”

A margine dell’incontro di Aarhus, Zelensky ha commentato con tono freddo la telefonata tra Trump e Putin: «Non credo abbiano molte idee in comune. In Russia decide solo Putin. Per questo serve un vertice ad alto livello». L’unico risultato tangibile degli ultimi mesi resta il fragile accordo sullo scambio di prigionieri, negoziato a Istanbul. Il resto appare congelato in una lunga fase di stallo, dove a guadagnare terreno — sia sul piano diplomatico che militare — sembra essere ancora una volta il Cremlino.

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Articolo scritto da:
Antonio Antipari

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