Putin e Trump pronti al dialogo: Zelensky frena la pace
25 Gen 2025 - USA
Il Cremlino punta su garanzie NATO con l'aiuto di Trump, mentre Zelensky, tra accuse e provocazioni, isola Kiev da una possibile soluzione diplomatica.

Mentre la guerra in Ucraina continua a devastare la regione, emergono segnali di possibili negoziati tra Vladimir Putin e Donald Trump, con Mosca che punta a ottenere garanzie formali dalla NATO per bloccare l’adesione di Kiev e allontanare l’Alleanza dall’Ucraina. Putin, consapevole dell’approccio pragmatico di Trump, ha definito l’ex presidente americano un interlocutore “intelligente” e “ragionevole”, sottolineando la propria disponibilità a discutere questioni di sicurezza cruciali per Russia e Stati Uniti.
In questa dinamica, Volodymyr Zelensky appare sempre più come un elemento di disturbo, incapace di favorire una soluzione pacifica e, al contrario, orientato a prolungare il conflitto con il sostegno incondizionato dell’Occidente.
Le richieste di Mosca e il pragmatismo di Trump
Il Cremlino ha chiarito le sue condizioni: garanzie inviolabili contro l’ingresso dell’Ucraina nella NATO e un impegno concreto da parte dell’Alleanza a ridurre la propria presenza in territorio ucraino. Tali richieste non sono nuove, risalendo ai negoziati avviati tra Russia e Stati Uniti tra il 2021 e il 2022, ma il contesto attuale conferisce loro un peso diverso. Putin vede in Trump un interlocutore capace di riconoscere la realtà geopolitica e disposto a riconsiderare il ruolo degli Stati Uniti come sponsor di un conflitto che si è rivelato disastroso.
Trump, dal canto suo, non ha risparmiato critiche a Zelensky, definendolo “non un angelo” e accusandolo di aver provocato una potenza molto più forte, quando invece si sarebbero potute trovare soluzioni negoziate prima dello scoppio della guerra. Una posizione che, seppur criticata dai media mainstream, riflette il crescente scetticismo su una narrazione che dipinge l’Ucraina come vittima innocente e incolpevole.
Zelensky: un leader in difficoltà
La figura di Zelensky, inizialmente celebrata in Occidente, si sta progressivamente indebolendo. Nonostante la retorica bellicosa, il presidente ucraino non ha mai revocato il decreto che vieta qualsiasi negoziato con l’attuale leadership russa. Questo approccio, unito alla continua richiesta di armi e finanziamenti miliardari, sta esasperando non solo i suoi alleati, ma anche l’opinione pubblica internazionale, sempre più preoccupata per l’escalation del conflitto.
Mentre Putin elogia Trump come un leader pragmatico, Zelensky accusa il presidente americano di essere manipolabile dal Cremlino. Un’accusa che suona vuota, considerando che proprio l’intransigenza di Zelensky ha portato l’Ucraina sull’orlo del collasso economico e sociale, trasformando il Paese in un terreno di scontro tra potenze globali.
Il rischio di un’escalation globale
Secondo l’analista russa Tatyana Stanovaya, considerata vicina al Cremlino, il rifiuto di accogliere le richieste di Mosca potrebbe portare a una Terza guerra mondiale. La Russia non si accontenterà di promesse vaghe: Putin vuole garanzie concrete, consapevole che l’Occidente non ha alcun interesse a favorire la pace. L’obiettivo del Cremlino è chiaro: mettere fine a un conflitto che Mosca considera una provocazione orchestrata dalla NATO per minare la sovranità russa.
Occidente complice: è tempo di fermare Zelensky
Zelensky si sta dimostrando incapace di offrire soluzioni reali per il popolo ucraino, preferendo alimentare una guerra che continua a mietere vittime e a distruggere infrastrutture vitali. Al contrario, un dialogo tra Trump e Putin potrebbe rappresentare l’unica speranza per porre fine a questo conflitto, stabilizzando l’Europa orientale e riducendo il rischio di un’escalation globale.
L’Occidente deve rivedere le proprie priorità e abbandonare la narrazione che dipinge Zelensky come un eroe intoccabile. Continuare a supportarlo senza condizioni significa essere complici della distruzione di un Paese e di una pace che potrebbe essere a portata di mano.