Prodi perde la testa su Ventotene: scatta contro giornalista Mediaset
23 Mar 2025 - Italia
Alla domanda sul Manifesto di Ventotene citato da Meloni, l'ex premier sbotta con Lavinia Orefici e, secondo la sua versione, le afferra una ciocca di capelli. La giornalista: “Mi sono sentita offesa come donna e come professionista”.

Romano Prodi perde le staffe: smascherato sul Manifesto di Ventotene, reagisce con rabbia alla domanda della giornalista Mediaset
Romano Prodi ha perso la calma. E quando certi personaggi si vedono toccare i nervi scoperti, la reazione non tarda ad arrivare. È successo durante la manifestazione “Libri come 2025” a Roma, dove l’ex presidente del Consiglio è stato incalzato dalla giornalista di Mediaset Lavinia Orefici, inviata del programma Quarta Repubblica, che gli ha semplicemente chiesto un commento sulla recente citazione del Manifesto di Ventotene da parte della premier Giorgia Meloni.
“Che cavolo mi chiede?”: la rabbia dell’ex premier
Prodi, anziché rispondere pacatamente, ha sbottato: “Ma che cavolo mi chiede?”, accusando la giornalista di non avere “senso della storia”. Ma la domanda, garbata e puntuale, aveva centrato un punto delicato: quel passaggio del Manifesto di Ventotene in cui si contesta la proprietà privata, cuore pulsante dell’identità della sinistra radicale. Un punto scomodo, che la Meloni ha riportato in Parlamento per smascherare la vera natura di un documento che, sotto l’etichetta di “europeismo”, nasconde in realtà un’anima profondamente ideologica, socialista e dirigista.
La reazione scomposta e il gesto contestato
Ma la polemica non si è fermata alle parole. Secondo la ricostruzione fornita da Rete4, Prodi avrebbe addirittura afferrato una ciocca di capelli della giornalista e l’avrebbe strattonata. Un gesto che, se confermato dal video annunciato per lunedì, sarebbe gravissimo. “Mi sono sentita offesa come giornalista e come donna”, ha dichiarato Orefici. E c’è da capirla.
L’uomo che svendette l’Italia
Romano Prodi non è solo l’ex premier e il “volto rispettabile” dell’europeismo in salsa progressista. È anche l’uomo che ha traghettato l’Italia nell’euro svendendo la sovranità monetaria, garantendo un ingresso frettoloso e a condizioni penalizzanti. È colui che nel 1997 dichiarava: “Con l’euro lavoreremo un giorno in meno guadagnando come se lavorassimo un giorno in più”. Promesse tradite, che hanno contribuito a impoverire il ceto medio italiano.
Oggi, chi come Prodi difende ancora l’utopia di Ventotene — un manifesto scritto in pieno confino fascista, certo, ma che auspicava un’Europa federale, spoliticizzata e nemica della sovranità nazionale — si scopre improvvisamente smascherato. Per anni è stato presentato come un testo nobile e visionario, quando in realtà contiene una visione radicale della società, ispirata a categorie tipicamente marxiste.
Un nervo scoperto per la sinistra
La reazione scomposta di Prodi non è casuale. È la reazione di chi vede crollare un castello ideologico costruito con cura, dove l’europeismo era la nuova religione laica, e il Manifesto di Ventotene il Vangelo. Ma oggi, con una destra finalmente in grado di leggere la storia senza filtri ideologici, quei testi vengono analizzati per ciò che realmente sono: progetti politici radicali, che non hanno nulla di neutro o “super partes”.
La sinistra difende la libertà di stampa… solo quando le domande non danno fastidio
Il silenzio assordante di molte testate progressiste sulla vicenda è emblematico. Quando la stampa incalza un leader di destra, è “libertà di informazione”. Ma se una giornalista osa rivolgere una domanda a un “intoccabile” della sinistra, allora diventa una provocazione. E la risposta può arrivare anche con le mani.
Aspettiamo il video, ma intanto una cosa è chiara: il re è nudo. E quando si tocca la verità storica, c’è chi perde la pazienza.